Ho letto tante volte, l’opera madre di George Orwell.
“All’infuori del lavoro tutto era vietato, camminare per strada, distrarsi, cantare, ballare, riunirsi” dice una parte che sembra essere stata scritta nel 2020.
Tralasciando le polemiche politiche su questo libro, non mi sembra una denuncia solo sul comunismo russo ma più sulla società in generale, vorrei soffermarmi sull’aspetto fondamentale, che mi ha fatto sobbalzare dalla sedia per quanto attuale: l’opera esalta in modo quasi fisso l’amore fisico, quella vicinanza interpersonale reale che, purtroppo nella nostra società è forzatamente, ritenuta impossibile. Ma è la vicinanza con i congiunti è proprio, tornando al presente, l’unico grido rimasto che spinge gli uomini alla ribellione, come diceva George, contro la grigia vita programmata dal Potere.
Già il Potere, qui ci sono parecchi pareri, ma io sono per lo studio irlandese che ha dimostrato come solo una piccolissima percentuale si contagia all’aperto e mi chiedo a chi giova questo Lockdown con coprifuoco perenne?
Ho notato nei punti dell’opera, con le dovute proporzioni tanti fattori palesi nel 2020 che evidenzio in parentesi:
Distruggere la libertà personale attraverso l’occhio vigile esterno (coprifuoco);
Indottrinare i bambini a una nuova realtà (la scuola ormai è diventata sempre di più DAD, come cresceranno le nuove generazioni?);
Gli unici luoghi dove trovare la pace, sono la campagna (attività fisica all’aperto appunto) e il focolare domestico (lontano dai media).
Una opera premonitrice, dunque dove aggrapparsi (voglio trovarci un messaggio per i ristoratori scesi in piazza): combattere le ingiustizie, per non essere sopraffatti da persone senza scrupoli che modificano le leggi a proprio piacimento ma non potranno mai cambiare la Costituzione: “L’Italia è un repubblica democratica fondata sul lavoro”, lavoro appunto, si chiede semplicemente di lavorare, un virus non può inginocchiarci tutti cambiando uno stato in essere.
Per Orwell, il capo supremo è il Grande Fratello, un personaggio misterioso di cui nessuno conosce la vera identità e che osserva, spia e controlla, la vita di ogni singolo cittadino. Evitiamo che la nostra società diventi questo. Convivere col virus, non nascondersi dal virus è fondamentale, onde diventare tutti senza amor proprio, facilmente manovrabili. Una società libera, quindi, coraggiosa, che non scappa e decide sul proprio essere. Perso questo è finita per tutti, prima di morire fuori, si muore dentro.
Daniele Marano
(da Fuori dalla Rete, Maggio 2021, anno XV, n. 2)
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