C’è chi dice … che a volte bisogna vedere oltre il proprio dito per capire cosa ci sta succedendo intorno ed è vero, giusto; in molte occasione siamo costretti ad analizzare anche un semplice gesto che potrà essere precursore di un evento.
Scrutare il futuro è difficile, a volte impensabile e perché no utopia pura, voluta anche dal fatto che si è giovani, spensierati ed a volte “ignoranti”. Mi sento però qui di dire che il dito l’avevo spostato tanto tempo fa, per vedere meglio e raccontare poi, come mio solito, gli episodi, il susseguirsi degli eventi ed anche le loro conseguenze, abituato come sono all’analisi.
Era il 18 febbraio 2017, scrivevo su Facebook: arma di “distrazione” di massa, ma anche sfogo di numerose giornate, “Noi con Salvini sez. di Bagnoli Irpino (Av)”. Era il periodo in cui non si voleva accogliere, non si voleva mostrarsi pietosi e nemmeno si voleva parlarne, perché se ricordo bene si iniziò a delineare una sostanziale serie di commenti scritti qui e là che stavano facendo diffondere a macchia d’olio quel pensiero che il paese ha altri problemi, determinati forse dalla poca lungimiranza, ma questa è un’altra storia. Storia che va a cozzare con il tentativo di far capire che i problemi vanno affrontati e non usando, quello che ho trascritto da queste colonne qualche mese fa: “Il giudizio sintetico a priori”.
Molto gettonato ed ho il dovere di raccontarlo essendoci appiccicato addosso come una maglia della nostra squadra di calcio, non solo a Bagnoli, intendiamoci, ma nel Sud Italia appenninico soprattutto, le “aree interne”, che non vedono il mare, ma il sole che termina dietro il monte.
In quel periodo il partito di Salvini si chiamava così, era ancora un’ala destra di Berlusconi, aveva il compito di pensare per lo più a portare ancora una volta voti alla casa comune del Centro Destra, un classico porta acqua. Non era sicuramente in costruzione questo governo e non si parlava ancora di 4 marzo e quello che poi ha portato in Italia quel voto, non capito dal Centro Sinistra in toto.
Non era nemmeno pensabile, anche nel pieno diritto della libertà personale, la costruzione di un nuovo movimento politico bagnolese, ma sentivo che qualcosa aveva mosso un gruppo, aveva mostrato interesse, come capitato poi nella casa delle idee della “Giovane Sinistra”. Le notti prima di quel 4 marzo ci siamo dilettati tra amici a segnare le preferenze che portava questo voto a Bagnoli, quasi nessuno ha azzeccato, essendo tutti abbastanza fiduciosi nella propria “fede” politica e nella chiara intenzione di voto che ci distingueva. Nessuno poteva ipotizzare il superamento dei 100 voti del partito di Salvini. Nemmeno constatando che 30/40 li avevamo scritti. Un boom esagerato. Ma non è questo il punto.
Siamo in dovere di riconoscere oggi cosa stesse succedendo, ma abbiamo fatto un ennesimo errore poi sottovalutando anche il voto europeo di quest’anno. Non possiamo che fare ammenda ed andare avanti, dove? Beh! forse verso una chiara inversione di rotta, quella ipotizzata con la creazione dell’Associazione politica colorata e non senza colore, come qualcuno ha suggerito all’indomani del 4 marzo.
Oggi ci accingiamo a farci carico di un lavoro che si dimostrerà sicuramente difficile ed anche ambizioso, ma con idee ed ideologie chiare. Analizzando anche questo: la “Giovane Sinistra” e quindi il gruppo rappresentano i fruitori di un cambiamento, un’inversione di rotta, un ricambio generazionale che ha dato il La a molte prese di posizione in ambito politico locale. Facendo da apripista e perché no, da esempio su come iniziare un nuovo percorso, su come imporre oggi la propria idea, il proprio sentimento.
La creazione di un nuovo gruppo, spostato a destra, sotto la vigile mano di Salvini, anche se sostanzialmente, poco vicino agli ideali di rappresentanza di chi scrive, non deve essere sottovalutato. Non va sottovalutato, perché il “giudizio” oggettivo o soggettivo che sia, porta a misurare le persone.
Quello che è capitato alla “Giovane Sinistra” e cioè la mole di insulti e la supponenza con cui è stata trattata questa associazione, ha sicuramente fatto crescere il gruppo, che in un piccolo paesino di provincia, al di là della politica è un bene per il sociale e per lo spirito di aggregazione. Quindi non è questo il modo di agire, non rispecchia la libertà personale. È logico che questo nuovo gruppo non ha niente a che vedere con l’ideale politico vicino ed è sicuramente lontano anni luce, ma si dovrà però essere bravi a sintetizzare, soprattutto in ambito locale, una chiara e sostanziale “barricata” fatta di idee e di intenzioni, ma senza supponenza, senza richiamare l’errore fatto prima del 4 marzo e senza mostrarsi incline alla non analisi.
Siamo quindi consapevoli, tutti, che in ambito politico l’inversione di rotta è dovuta, oppure ci vogliamo ancora chiedere, con il dito avanti, ma perché io non lo vedo?
Giovanni Nigro
(da Fuori dalla Rete, Luglio 2019, anno XIII, n. 3)
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