La Colonia Montana Padre Semeria di Bagnoli Irpino (parte seconda)
di Antonio Camuso
Quado i bambini del proletariato napoletano più indigente furono accolti e curati nel piccolo paese irpino.
Premessa:
Alcuni mesi fa, intrapresi la stesura di questo saggio, sulla Colonia Padre Semeria di Bagnoli Irpino, con l’intenzione di far riemergere dall’oblio del tempo, non solo, quest’esperienza di umana solidarietà e di scienza pediatrica, ma anche l’impeccabile lavoro di squadra di un eterogeneo gruppo di volenterosi finalizzato alla protezione dei figli degli “ ultimi”.
Quei bambini rachitici, esili, dall’aspetto anoressico non per scelta, ospitati durante le estati degli anni ‘20 dai Padri Barnabiti presso le scuole San Rocco di Bagnoli Irpino, erano figli di un proletariato dal vivere “zingaresco”in baracche e tuguri, e che sopravviveva tra espedienti e illegalità spicciola.
Nonostante la “cattiva fama” dei propri genitori, quei bambini trovarono nei bagnolesi un’accoglienza fraterna, come solo tra poveri di censo, ma non di spirito, si può trovare.
Uno spirito che oggi, in Italia, sembra essersi perso, grazie ad una spregiudicata campagna avvelenatoria dei cuori e delle menti, che spinge a odiare chi è più povero di te. Come potremmo altrimenti spiegare le proteste a Roma contro l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia di Rom, o l’ostilità contro i migranti sospettati di esser portatori di malattie, delinquenza, specialmente se diversi da noi per pelle e fede religiosa?
Lavoro di squadra per aiutare gli ultimi.
Nella prima parte (vedi Fuori dalla Rete, Maggio 2019) citavo i protagonisti della Colonia Padre Semeria, mettendo in luce la dedizione dell’equipe medica della cattedra di pediatria dell’Università di Napoli, con il dottor Alessandro Laurinsich quale responsabile sanitario.
Ricordavo l’opera filantropica di alcune società del settore oleario (sotto la spinta e/o per emulazione del filantropo per eccellenza dell’infanzia italiana: Gerolamo Gaslini); aiuti giunti anche dal Banco di Napoli e dall’Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell’Infanzia, mentre altri furono frutto di un’appassionata questua “a porta a porta” grazie a un altro apostolo della carità verso l’infanzia sofferente: Padre Giovanni Semeria (Fra Galdino), dell’ordine dei padri Barnabiti.
A garantire il regolare funzionamento della Colonia furono proprio i Padri Barnabiti del Collegio Bianchi, di Napoli, il cui rettore Padre Giannuzzi mise a disposizione insegnanti e Suore di quel prestigioso ed elitario Collegio dove studiavano i figli del professor Rodolfo Domenico Cione. Una circostanza quest’ultima non casuale, poiché spiega il ruolo e l’interessamento fattivo del Professor Cione affinchè Bagnoli Irpino e le scuole di Piazza San Rocco fossero scelti per ospitare la Colonia Semeria. A conferma di ciò riportavo nella prima parte brani della mia intervista alla signora Marisa Cione, nipote del professor Cione e foto di gruppo ritraenti lo stesso, i suoi figli, i padri barnabiti, le suore e i bambini ospiti a Bagnoli Irpino.
Dalla relazione del prof Laurinsich. Diretto sanitario Della Colonia Padre Semeria:
“-La Colonia è stata sempre ricoverata nei locali delle Scuole comunali di S. Rocco gentilmente concessi dal Comune. La Colonia provvide con i mezzi propri all’ impianto della luce, alla costruzione della cucina e all’adattamento di alcuni locali a dormitorio per le Suore. Erano riservate ai bambini quattro grandi stanze, ben ventilate, mentre i pasti erano presi in un apposito refettorio.
Il coinvolgimento dell’Esercito e del fascistissimo Generale Baistrocchi
Per il buon esito della colonia Semeria, fu coinvolto anche il Corpo d’Armata di Napoli, comandato da quel generale Baistrocchi, che fu determinante nel 1922 per il successo della Marcia su Roma delle Camice nere di Mussolini, avendo loro garantito l’appoggio dell’intera Regione Militare Meridionale, di lui competenza, Un gesto che vide Baistrocchi ricompensato con l’elezione al Senato per il collegio di Avellino, Un’occasione quest’ultima determinante a creare quel feeling particolare tra il generale Baistrocchi e il Partito Fascista irpino, compreso quello di Bagnoli Irpino e dove quest’ultimo ottenne che il suo territorio fosse interessato alle periodiche manovre militari, ricavando prestigio per i gerarchi locali, ma anche ricadute economiche.
Dalla relazione del prof Laurinsich: –Per l’arredamento si provvide con letti, coperte, materassi concessi in uso dal Comando del Corpo d’Armata di Napoli che ancora rimangono affidati alla Colonia, per gentile concessione delle Autorità. Gli utensili da cucina, le stoviglie ecc.furono cortesemente dati in prestito dall’ Istituto del Collegio Bianchi di Napoli. Il corredo del bambino era fornito dalla Colonia stessa prima di tutto perchè nella grande maggioranza dei casi i vestiti indossati dai bambini non erano più usabili e spesso si riducevano al minimo consentito dalla decenza e in secondo luogo per ottenere una uniformità di abbigliamento utile ai fini educativi.
L’abbigliamento consisteva in due pagliaccetti di cotone per la notte e in due paia di calzoncini di fustagno e due maglie per il giorno; inoltre possedevano tutti un cappellino di tela.
La calzatura consisteva in sandali di cuoio. “-
Che differenza tra quei bambini vestiti di stracci e a piedi nudi e i nostri figli e nipotini che, se non facessero sfoggio di griffe e cellulari all’ultimo grido, si rifiuterebbero di andare a scuola pena l’esser tacciati dai loro compagni come “pezzenti”?
Lo studio clinico dei piccoli ospiti.
Laurinsich: ”-Ogni bambino era provvisto di una cartella nella quale erano stati accuratamente raccolti i dati anammestici famigliari ed individuali dove erano sistematicamente segnati il peso, la statura, il perimetro toracico e tutte le reazioni biologiche eseguite.
Lo stato di salute del singolo era controllato ogni settimana sanitariamente. L’ educazione fisica e morale era affidata agli insegnanti del Collegio Bianchi sotto la guida del Padre Giannuzzi.
Le marce, le passeggiate, le escursioni nei boschi vicini furono le loro occupazioni preferite;… La sveglia si faceva alle ore sei e mezza e fino alle otto i bambini dovevano provvedere alla loro pulizia personale. Alle otto prendevano la loro prima colazione che consisteva in caffè, latte e pane. Fino alle nove i più grandetti provvedevano a turno la pulizia dei locali. Dalle nove e mezza alle diciassette e mezza soggiornavano nei boschi adiacenti; i più grandetti compievano anche delle escursioni nei villaggi vicini. A mezzogiorno consumavano all’aperto una colazione consistente in pane, carne, latticini, frutta e marmellata. Di ritorno, dopo la pulizia personale cenavano con una minestra, carne, contorno di verdura e frutta. Si coricavano alle ore venti e mezza.
Il target
“- Il mio criterio di selezione era mandare alla colonia quei bambini che presumibilmente in un mese e mezzo di soggiorno potevano ricavare qualche giovamento. Sceglievo quindi bambini deboli, gracili, denutriti, anemici non gravi, La fascia d’età era compresa tra i 6 anni e i 10 anni.
I risultati … ho appreso dai genitori che il beneficio riportato si era mantenuto per molto tempo, con notevole miglioramento sia nello sviluppo fisico che in quello psichico. Gli insegnanti hanno notato che dopo i primi tempi i bambini sono diventati meno litigiosi, più condiscendenti; più docili, meno scomposti nei giochi, più amorevoli verso i loro superiori: insomma più socievoli.
Queste abitudini di gentilezza, di correttezza, di pulizia, di ordine, il bambino tornando a casa, trasporta nella famiglia e diventa a sua insaputa anch’egli un piccolo educatore, moltiplicando e facendo fruttificare i vantaggi della Colonia. “-
Qest’ultima considerazione rende merito alla modernità di vedute di coloro che credettero nella Colonia Semeria di Bagnoli, luogo non solo di cura per i piccoli del proletariato indigente napoletano, ma anche di elevazione dello stesso attraverso un metodo pedagogico all’incontrario, degno di don Minzoni e di don Zeno, ovvero far sì che i bambini potessero divenire essi portatori di speranza e riscatto a genitori dalla vita e condotta non sicuramente rispettabile, secondo la morale borghese.
Non comprendere l’attualità e la giustezza di questo messaggio lasciatoci da uomini come il dottor Laurensich, porta a non accettare una famiglia di “zingari” in un complesso di case popolari e impedire ai loro figli di poter frequentare la scuola e giocare con i bimbi del quartiere. Occasione che potrebbe cambiare il destino, non solo di quei bambini Rom, ma anche della loro famiglia, divenendo essi un punto di riferimento alternativo a valori e comportamenti che altrimenti rimarrebbero immutati nel DNA culturale del gruppo famigliare ed etnico.
Conclusioni
Concludo con l’arido linguaggio delle cifre, fonte però di conferme sui buoni risultati di quell’esperienza, concentrandoci per ovvi motivi di spazio sui dati relativi al terzo anno, il 1927, di attività della Colonia Semeria, ormai ben avviata.
Bilancio totale: Lire 13.483, di cui 7640 per il vitto cui si somma l’agognata marmellata con un costo di ben 376 Lire dell’epoca, ma che permise a quarantatrè di quei piccoli, anemici napoletani di assaggiare a colazione insieme a ricotte, mozzarelle e burri di Bagnoli Irpino, questo sconosciuto dono di Dio. Per essi, ritornati a casa, il ricordo di Bagnoli irpino rimase per molto tempo accostato a queste dolci pietanze.
Il numero di personale volontario religioso che si dedicò quell’anno crebbe da 4 a 6 il numero degli insegnanti/assistenti e 4 le suore, il cui costo di alloggio fu di Lire 400, quello della lavanderia pari a 550 Lire e l’imbiancatura e disinfezione dei locali, altri 550 lire.
Cifre queste che fanno comprendere come l’accoglienza e la solidarietà se ben organizzate determinano positive ricadute economiche sul territorio: per La Colonia Semeria ben due /terzi del Bilancio furono di spese fatte in paese, tra vitto, marmellata e latticini compresi, affitti, lavanderia, manutenzione dei locali, ecc, fonte di reddito nei mesi estivi per molti bagnolesi.
I risultati clinici furono incoraggianti, forse anche per “l’aggiunta” della marmellata e dei latticini di Bagnoli a colazione, si giunse alla crescita media di peso nella fascia intermedia tra i 7 e i 9 anni di quasi due chili con casi di due chili e mezzo in 40 giorni per bambini giunti convalescenti. Per tutti fu riscontrato un soddisfacente incremento medio di altezza e di perimetro toracico.
Ma più di tutto a quei bambini fu donato il sorriso, l’amore, il non sentirsi emarginati, gli fu donata la speranza in quel piccolo ma accogliente paese dell’Irpinia , Bagnoli Irpino, che ancor oggi vuol esser ricordato come luogo dove ritemprarsi, dove è ancora possibile curare i mali fisici e psicologici al contatto con la Natura, con la grande Madre Terra , i suoi verdi boschi e le chiare e fresche acque …
Fine Parte Seconda
Antonio Camuso , Archivio Storico Benedetto Petrone
(da Fuori dalla Rete, Luglio 2019, anno XIII, n. 3)
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