Si diceva una volta (neanche tanto tempo fa: l’ultimo a parlarne seriamente (!) è stato Berlusconi…) che i comunisti mangiavano i bambini.
Ebbene: ho appena finito di leggere un bellissimo libro (“Il treno dei bambini” di Viola Ardone) nel quale si racconta, partendo dalla verità storica, che, a cavallo tra gli anni “40 e “50 del Novecento, il Partito Comunista Italiano organizzava dei viaggi della solidarietà, con i quali provvedeva a portare dei bambini bisognosi napoletani in Emilia-Romagna, dove venivano ospitati per qualche tempo da famiglie disponibili ad accoglierli. Là venivano nutriti, vestiti, scolarizzati, salvati.
Soprattutto nutriti, perché quei ragazzi, a Napoli, morivano letteralmente di fame. Insomma: erano i bambini a mangiare (con) i comunisti!
Si sciacquino la bocca, quindi, quanti parlano a vanvera della storia dei comunisti italiani, perché questi hanno costruito la nostra nazione (già: gli amici della Meloni e di Salvini da che parte stavano? E da che parte starebbero oggi?) e l’hanno difesa. Molti, pensate un po’, lo fanno ancora oggi, con i resti sparsi di un’Italia spolpata da politici delinquenti che ne hanno fatto carne di porco (molti, pensate un po’, continuano a spolparla ancora oggi…).
L’Emilia-Romagna, ai tempi raccontati dal libro, era terra di partigiani e di accoglienza; oggi, comunque vadano le elezioni regionali di domenica prossima, essa vede metà della sua gente votare per quelli che i bambini del Sud (magari un altro Sud) li vogliono cacciare, invece di accoglierli.
Mi sembra, questo, un ottimo modo per misurare la profondità dell’abisso nel quale il mondo intero è precipitato.
Luciano Arciuolo
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