Liliana Segre è sopravvissuta al campo di concentramento nazista di Auschwitz, dove era stata portata con la sua famiglia poco più che bambina. Era una famiglia ebrea. Pensate che Liliana Segre scoprì di essere di religione ebraica nel momento in cui i soldati tedeschi la portarono via dalla sua casa! Liliana Segre è una delle ultime testimoni della tragedia della Shoah, voluta da Hitler e che, con la complicità di regimi amici, tra cui quello di Benito Mussolini, costò la vita a circa sei milioni di ebrei.
Oggi Liliana Segre ha quasi novant’anni, è stata nominata senatrice a vita e gira l’Italia a parlare della propria terribile esperienza. Ma questo parlare degli orrori dei regimi nazifascisti evidentemente dà fastidio a quanti hanno simpatie per quei regimi. In Italia, ma anche in tante altre nazioni d’Europa, nelle quali la ferita lasciata da quegli orrori è ancora viva, rifondare il partito fascista, ma anche farne soltanto l’apologia, è un reato per il quale è prevista la galera. Eppure su Internet ormai l’apologia del fascismo e del nazismo, fatta spesso da fanatici che non solo non sanno niente di quei regimi ma che non saprebbero neanche dire in che periodo storico essi si sono affermati, è pane quotidiano. A questi fanatici dà fastidio il fatto stesso che Liliana Segre sia ancora viva. Per questo la senatrice a vita riceve, in media, duecento messaggi di minacce al giorno.
Energumeni con la testa rasata hanno paura di una donna minuta che ha quasi novant’anni. Hanno paura della sua testimonianza, hanno paura della sua testa canuta ma piena di idee, forse perché la loro testa, invece, è terribilmente vuota o piena di spazzatura.
Così il Ministero degli Interni ha deciso di assegnare una scorta alla senatrice a vita.
E’ una notizia che, in condizioni normali, farebbe ridere ma che, nella attuale situazione, è seria e drammatica.
Non solo: Liliana Segre ha proposto la costituzione di una Commissione parlamentare che vigili sull’odio razziale e su ogni altra forma di razzismo e di incitazione alla violenza. Ebbene, tutta la destra italiana, da Forza Italia alla Lega a Fratelli d’Italia, si è astenuta su questa questione. Questo voto di astensione dimostra che il problema dei rigurgiti fascisti non è una invenzione della stampa o dell’estrema sinistra. E’ una fatto vero. E la destra italiana, con questo voto, li ha praticamente sdoganati. In nome della libertà delle idee (ma, come detto, le idee fasciste sono reato), certi settori della destra italiana hanno dimostrato di non essersi mai veramente emancipati, rispetto al fascismo. Anzi, gli fanno l’occhiolino e mai come oggi i fascisti si sono sentiti coperti e giustificati.
Il fascismo è morto settantacinque anni fa, dicono in tanti. Ma basta andare a rileggere il Manifesto della Razza del luglio del 1938, e paragonarlo col “Prima gli italiani” tanto di moda, per verificare che non è così. Non solo: il Manifesto della Razza diede il via al movimento che avrebbe portato, meno di due mesi dopo, alle “leggi razziali” che, tra tante altre cose, avrebbero condotto Liliana Segre ad Auschwitz. E qui, appunto, si chiude anche questo cerchio.
Luciano Arciuolo
(da Fuori dalla Rete, Dicembre 2019, anno XIII, n. 5)
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