Luciano, un piccolo grande uomo

di Nello Memoli

Mi sono sempre chiesto se le persone più intelligenti vivano meglio, sicuramente soffrono di più, Luciano è uno di questi. Quando tutti pensano che sei un genio non puoi fare cose comuni. Devi essere il più bravo della classe, laurearti prima, realizzarti da solo, mica è facile.

La responsabilità di non essere mai banale, prevedibile, quieto, ti condiziona e pesa almeno come gli anni che trascorrono, implacabili.

Luciano per me, per quelli della mia età, ha rappresentato il giusto, una sorta di maestro da prendere a modello. Saggio, preparato come pochi, ha donato alla nostra comunità tanto e di qualità, fin da ragazzo. Si è caricato sulle spalle l’onere di rappresentare una parte, pagando anche di persona, il logorio del capo, della mente. Fare la bandiera costa fatica, esige dedizione e se poi sei anche generoso e disinteressato, ti crocifiggono, anche i tuoi.

Luciano più d’altri avrebbe meritato di fare il Sindaco, ma le cose non avvengono mai secondo logica. La passione per la scrittura, la politica seria, per il suo lavoro (mi riferisco all’insegnante) lo rendono unico. Un numero primo. Le battaglie si fanno, spesso si perdono, l’importante e rimanere coerenti, anche rivisitando le proprie posizioni, ma mai concedendosi al facile gioco di sconfessare il passato. Gli errori si commettono, basta riconoscerli.

Allora si invecchia ma la passione per la giustizia, per la solidarietà, per i più deboli rimane integra, immutabile.   In un mondo dove le certezze sono poche, Luciano ha ritrovato un nuovo spiraglio di lotta: aiutare gli immigrati. Non importa quanti capiscano, per la verità pochi, va fatto. I suoi libri non solo il fine ma il mezzo e non è importante se le coscienze attente sono pochi. E’ una questione di dignità.

Mi fermo qui, quando tra una sessantina d’anni dovrò fare il suo elogio … aggiungerò il resto.

Nello Memoli

(da Fuori dalla Rete, Agosto 2020, anno XIV, n. 4)

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