L’attesa

di Michele Cetta

Aspettando Godot è un’opera teatrale di Samuel Beckett dove l’avvenimento è l’attesa, con i due protagonisti – Vladimir ed Estragon – che passano il tempo, i giorni e le stagioni, ad aspettare l’arrivo del signor Godot che neanche conoscono e che non arriverà mai.

E’ quel che accade da anni in Alta Irpinia con gli ospedali, i treni, le fabbriche, sempre più somiglianti al signor Godot che tutti aspettano ma “oggi non verrà, verrà domani”. E come nel Dialogo del venditore d’almanacchi di Leopardi, ti dicono che domani il Criscuoli sarà “più più assai”, ci sarà la cardiologia, la terapia intensiva, l’ortopedia e tutto sarà “più più assai”.

E se non arriva più il treno da Avellino, ti dicono che domani ne arriverà un altro da Eboli, dove Cristo si è fermato per poi ripartire verso l’Alta Irpinia.

Ma l’attesa ferma il tempo fino ad imprigionarlo, con tutto il suo pesante carico fatto di dolore, di delusione e persino di qualche leggera speranza di salvezza.

Dolore per i figli che vanno via, delusione per le condizioni degli ospedali e delle fabbriche, speranza di salvezza per quel paesaggio lasciato fermo come un dipinto, come capita quando il cielo azzurro accarezza la vetta del Rajamagra.

In Alta Irpinia si sa aspettare, come in nessun altro luogo.

Michele Cetta

(da Fuori dalla Rete, Novembre 2020, anno XIV, n. 5)

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