La poetica del Vate e l’amore folle della Duse

di Daniele Marano

In questo periodo di Quarantena forzata, ho avuto modo di completare oramai quasi tutte le opere del Vate. Leggere e osservare le sestine liriche di Gabriele D’Annunzio è come entrare nel Vittoriale: trovarsi in una forma metrica così difficile e dalle regole così rigide come la sestina lirica, D’Annunzio lavora i suoi versi come fossero creta le sue ripetizioni interne alla strofa, utilizzando l’ enjambement con una regolarità che modifica il ritmo dell’endecasillabo rendono tutto più romantico.

Il poeta D’Annunzio comincia così a “liberare” il verso dalle regole della metrica, per sperimentarne una nuova, con nuovi principi, nuovi punti di attenzione, nuova musicalità che lo rendono, personalmente parlando, unico nel suo genere.

Incredibile fu anche la storia con la Duse. Di Eleonora, Gabriele aveva bisogno. Il folle tenore di vita l’aveva paurosamente indebitato. Con quel che guadagnava, e guadagnava somme enormi, non riusciva a tenere a bada la muta dei creditori. Andò in gita con lei ad Albano e qui fra i ruderi romani si aprì completamente e la Duse ne fu entusiasta: non si sentì mai così vicina al poeta e così semplicemente indispensabile. In comune con Gabriele non aveva che un naufragio coniugale, molti amori, un ostentato rifiuto delle regole, una  totale assenza di pregiudizi, la sete di potere, l’amore per il teatro, per la recita.

Ma il Vate era un donnaiolo senza scrupoli, senza pudori, senza rimorsi, spaccone, imprevedibile, mentre Eleonora era di una dedizione ardente e di una selvaggia possessività, pronta a sacrificare tutto pur di difendere e salvare il proprio uomo: una passione che portava la coppia spesso a letto.  Il dolore e la bruciante passione per il Vate la consumarono: “Ho perduto il dominio della mia anima, sono in preda ad una violenta disperazione”

In risposta D’Annunzio replicava: “Sono tentato di uccidermi perché pianga e perché sappia quanto l’abbia amata e l’ami”. Davanti all’ennesimo tradimento con la marchesa Alessandra di Rudinì, Eleonora l’abbandonerà definitivamente. E da quel giorno, il Vate cambiò decisamente vita con una certezza che adesso abbiamo tutti:Il Vate non sarebbe stato il Vate senza la Duse.  Ne approfitto per augurare buon anno al mitico Giulio e a tutti i lettori di Palazzo Tenta.

Daniele Marano

(da Fuori dalla Rete, Dicembre 2020, anno XIV, n. 6)

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