Intervista al dottor Aniello Corso, sindaco del Comune di Bagnoli irpino nel periodo 1975-1977

A cura della redazione di Pt39

Attraverso la testimonianza dei suoi principali protagonisti, continua sulle pagine di “Fuori dalla Rete” il racconto e l’analisi delle vicende politico-amministrative che si sono succedute nei decenni passati a Bagnoli. Con l’intervista al dottore Aniello Corso, avvolgiamo il nastro di quasi cinquant’anni. Siamo agli anni 70’ del secolo scorso, anni di fermento politico a livello nazionale ed internazionale, contraddistinti da grandi battaglie civili e sindacali, dal terrorismo e dalle stragi, ma anche da fervidi tentativi di dialogo e collaborazione tra i grandi partiti di massa del tempo, la DC e il PCI in particolare. In questo “humus” si forma politicamente il brillante e promettente Nello Corso. È un vero e proprio talento politico, a detta di tanti. Brucia velocemente tutte te tappe: diventa segretario di partito a 23 anni e a soli 25 anni il più giovane sindaco di Bagnoli. La sua esperienza amministrativa si trasforma, però, in poco tempo in un vero e proprio “calvario” e a soli due anni dalle elezioni sarà costretto a rassegnare le dimissioni. Successiva, e sua ultima esperienza politica, undici anni dopo, nel 1988, con l’amministrazione Chieffo, dove ricoprirà la carica di vicesindaco. A seguire il racconti dei fatti così come li ha vissuti lui, con vivida memoria e una capacità di analisi da far invida a tanti pseudo politici di oggi. Complimenti al dottore Corso. Buona lettura.


Dottore Corso la sua passione per la politica inizia molto presto, quando era poco più che un ragazzino, con la frequentazione prima al liceo e poi all’università dei movimenti studenteschi della sinistra extraparlamentare, quella vicina, per intenderci, a Lotta Continua e al Manifesto. È cosi?

Iniziai ad interessarmi di politica ben presto per una passione trasmessami da mio padre, socialista. Da adolescente fui iscritto alla Federazione giovanile Socialista di Bagnoli, anche per volontà del genitore e già seguivo con interesse le vicende politiche locali e nazionali dell’epoca. Nel 1964 mi iscrissi al Liceo Scientifico P.S. Mancini di Avellino dove ho avuto docenti che hanno contribuito ad arricchire il mio pensiero e la mia formazione culturale. In seconda liceo, ricordo, ”intervistai” Pietro Nenni allora segretario del PSI e vicepresidente del Consiglio in quel governo di Centro-sinistra, nel tema di italiano proposto alla mia classe dal prof. Acone, con suo apprezzamento. Nel 1968/1969 aderii al movimento studentesco ad Avellino con la volontà di rinnovare quella società che risultava essere per noi giovani alquanto clericale, imbalsamata e spesso oscurantista. Fummo “seguiti” in questo percorso dal prof di storia e filosofia Freda, comunista, che ci guidava in questo tentativo di arricchimento politico e culturale, culminato nella occupazione del Liceo. Nel 1969 mi iscrissi alla facoltà di Medicina di Napoli (come tanti altri compagni di classe per contribuire alla creazione di una sanità pubblica nuova e popolare),dove iniziò un periodo di attività politica molto intenso e formativo aderendo alla formazione Lotta Continua. Furono anni di impegno politico importante in un contesto che diventava ogni giorno sempre più difficile. Creammo nel 1970 a Bagnoli un movimento giovanile di orientamento di sinistra ed iniziammo a dialogare con le componenti operaie allora presenti nel paese tentando di sindacalizzarli (forestali), ponendo attenzione alle condizioni delle donne, degli emigrati e dei meno abbienti. Creammo intensi contatti ed una rete di solidarietà con i compagni dei paesi limitrofi con i quali spesso ci confrontavamo (Nusco, Montella).

Nel 1973 aderisce, insieme a tanti altri giovani militanti bagnolesi, al Partito Comunista Italiano, assumendone quasi subito anche la carica di Segretario. Come si arrivò alla sua elezione?

Nel 1973 dopo riunioni lunghe, interminabili e vivaci tenute spesso in locali di fortuna o addirittura all’aperto (ricordo quella tenuta nel chiostro di San Domenico, già allora in rovina),decidemmo in maggioranza di aderire al PCI convinti che l’incontro con compagni meno giovani ma pieni di esperienza di vita avrebbe valorizzato le nostre istanze politiche. Demmo vita subito alla federazione giovanile con grande entusiasmo di tanti giovani e successivamente fui cooptato alla segreteria della locale sezione per volontà degli anziani e di Emilio Frasca che ricordo sempre con affetto. Erano gli anni di un duro scontro politico in Italia e nel mondo tra progressisti e conservatori, con le tristi esperienze del colpo di stato in Cile ed in Grecia con l’assassinio di Allende e la uccisione di giovani militanti di sinistra. A dire il vero il nostro interesse politico si concentrava molto sulle problematiche italiane ed internazionali destando poca attenzione alle vicende di politica locale.

Dopo soli due anni, si presenterà capolista nel 1975 alle elezioni amministrative di Bagnoli. E venne eletto, a soli 25 anni, Sindaco, spodestando di fatto un mito, il politico per antonomasia della sinistra bagnolesi dagli anni 50 in poi, tal Tommaso Aulisa. Che ricordo ha di quella campagna elettorale?

L’amministrazione dell’epoca 1970/75 era guidata da Tommaso Aulisa e a dire il vero appariva alquanto stanca negli uomini e nell’attenzione alle nuove problematiche politiche, ebbe anche qualche intoppo burocratico/amministrativo e per questo i “vecchi” del Partito decisero un cambio di passo nella guida e nelle alleanze per una nuova Amministrazione considerando anche che il peso politico elettorale vedeva un PCI forte ed un PSI sempre più limitato nei consensi. Si avviarono contatti con la componente politica (Centro Studi) di orientamento DC che faceva capo a Ciriaco De Mita, allora minoritaria in Irpinia, per concludere un accordo politico-amministrativo che prevedeva rinnovamento di uomini e di linea politica. Io non mi candidai ad alcunchè, bensì fui candidato dalle forze politiche che parteciparono a quella amministrazione. Aulisa non accettò questa svolta e presentò una lista di partito. Fu una campagna elettorale intensa e dura ma sostanzialmente corretta (il capolista della lista DC ufficiale era Alfonso Meloro con Aniello Vivolo suo vice, di certo mai avrei potuto mancare loro di rispetto sia per i rapporti di parentela più che cordiali esistenti, sia perchè nella mia formazione culturale non esisteva l’odio o il rancore politico/amministrativo). In quella campagna elettorale però, la Dc ufficiale, vicina a Fiorentino Sullo, chiese ed ottenne l’appoggio anche di De Mita (aderendo in sostanza alla sua linea politica e garantendogli le dovute preferenze) che infatti venne a chiudere la campagna elettorale sconfessando in sostanza i suoi vecchi sostenitori. Fu una corsa con tre liste (PCI-Centro Studi, DC, PSI) che si concluse con la vittoria della “Stretta di mano” grazie anche alla neutralità della lista del PSI.

A giugno di quest’anno c’è stata la ricorrenza dei 100 anni dalla nascita di Tommaso Aulisa. Un politico di razza che andrebbe, come personaggio “storicizzato” e che, comunque la si pensi, è stata un’icona e un mito per tanti bagnolesi. Lei che giudizio dà del politico e amministratore Aulisa?

Tommaso Aulisa è stato certamente un ottimo Sindaco per Bagnoli, basta solo ricordare la sua opera continua ed attenta allo sviluppo economico e sociale del paese, la sua cura delle componenti meno abbienti, le sue aperture politiche innovative, soprattutto nei tre mandati quadriennali 1952-1964. Si avvio’ lo sviluppo turistico del Laceno, si costruirono alloggi popolari, si curo’ l’assistenza sanitaria per i poveri si ricostruì il paese con strade, acquedotto, elettrificazione ed altro. Il Comune aveva una autonomia finanziaria considerevole con le entrate derivanti dai tagli boschivi e questo ha certamente potuto permettere la realizzazione di importanti opere pubbliche e di iniziative socio-culturali (assistenza sanitaria, Laceno d’Oro, etc.)

Ritorniamo alle elezioni del 1975. Divenne Il più giovane primo cittadino che questo Comune abbia mai avuto. Guinness dei primati che ancora oggi mantiene. Immaginiamo una grandissima responsabilità e un pressione enorme per lei. È stato così?

Certo per me fu un impegno gravoso, mi confortava una volontà di contribuire al rinnovamento della società ed a disegnare un paese moderno, attento ai bisogni dei cittadini e delle nuove generazioni, al ruolo della donna in una realtà che andava definendo una presenza attiva e partecipe. Ricordo che durante la campagna elettorale incontrammo gruppi di donne per sentire le loro priorità in una società che stava cambiando alquanto velocemente. Responsabilità e pressioni erano intense, ma accettai la sfida per il credo politico-culturale che portavo in me. Avevo scarsa esperienza amministrativa (bilanci, delibere etc) ma riuscimmo a creare un gruppo di tecnici e politici di riferimento politico-amministrativo (Architetto Luigi Cosenza di Napoli, CGIL Napoli, Avvocati) che avrebbero potuto contribuire a creare una Bagnoli nuova e moderna. Ricordo ancora le discussioni politiche-culturali che avevamo nello studio dell’arch. Cosenza, urbanista di livello europeo, i suoi consigli, il suo credo politico per ridisegnare il nuovo vivere, i nuovi bisogni del popolo; peccato!

Ci fu allora un accordo organico con la Sinistra di Base della Democrazia Cristiana, quella del Centro Studi che nel frattempo, e polemicamente, si era staccata dal partito ufficiale. Quali furono i principali punti programmatici di quell’accordo? Com’era composta la Giunta e quali le deleghe assegnate?

I punti programmatici erano in una parola: rinnovamento! Ed il lungo elenco delle cose da fare come tanti programmi elettorali, ma il fatto importante era la volontà di rompere quelle croste che si erano create nella società bagnolese con ripicche e rancori tra i gruppi che si contendevano la guida del paese. La composizione della giunta prevedeva quattro assessori effettivi e due supplenti distribuite ai due gruppi in modo equo con delega di vicesindaco a Tobia Chieffo. Era una Amministrazione con la presenza di figure che rappresentavano bene e con impegno le realtà produttive e sociali di Bagnoli: ricordo l’impegno di tutti, di Domenico Chieffo che curava il settore boschivo, di Salvatore Branca allevatore, di Dell’Angelo pastore, di Antonio Patrone, artigiano, di Antonio Di Capua (Zi ferela), gente semplice che amava la propria terra e contribuiva a definire i bisogni delle categorie produttive.

Quali sono state le opere e i progetti che la sua amministrazione avviò e in parte realizzò in quel periodo? Qual è stata la cosa che l’ha maggiormente inorgoglita di quella breve ma intensa esperienza?

  1. Appena insediati al nostro Comune fu assegnato un finanziamento di circa 200 milioni di lire, richiesto dalla precedente Amministrazione, per la costruzione della rete fognaria a Laceno e per il rifacimento della rete idrica (allora a Laceno le strutture ricettive ed abitative sversavano in pozzi neri a perdere). Un progetto importante che sottoponemmo alla attenzione dello Studio Cosenza con la collaborazione di ingegneri idraulici dell’Università di Napoli. Si evidenziò che la progettazione prevedeva lo smaltimento dei liquami prodotti a Laceno attraverso una vasca di raccolta e successivo pompaggio per superare l’altitudine di colle Molella. Si evidenziò il rischio di un eventuale blocco del sistema di smaltimento che prevedeva anche costi di manutenzione elevati. Si riprogettò il tutto e si optò per un sistema di smaltimento per caduta con la costruzione di una galleria che avrebbe azzerato costi e rischi di ritrovarsi un rete fognaria bloccata.
  2. Fu costruita via S. Pescatori ed una scalinata a San Vito che collegava via F.Gatta con via Fortunato e largo De Gasperi.
  3. Si aprì il Consultorio Familiare con i fondi della Regione in via Gramsci.
  4. Si deliberò nell’aprile 1976 l’acquisto dei suoli di proprietà Basile per la realizzazione di un parco pubblico collegato al Castello Normanno (già acquistato dalla precedente Amministrazione).
  5. Si deliberò la richiesta di finanziamento di un asilo nido/scuola materna con fondi regionali (grazie anche all’interessamento di Antonio Cella allora funzionario della Regione Campania).
  6. Si costruì una vasca in località Chianizzi  per permettere il bagno agli ovini prima della tosatura come richiesto dai pastori.
  7. Si organizzò la tappa del Giro d’Italia 1976 con arrivo a Laceno coinvolgendo con entusiasmo la popolazione e le associazioni socio-culturali de paese (seguii l’arrivo della tappa da Ginevra dove il Partito mi aveva inviato per organizzare convegni elettorali con gli emigranti per le elezioni politiche del 1976).
  8. Si avviò un sistema di coinvolgimento del popolo, attraverso le assemblee, nella discussione dell’operato dell’Amministrazione per capirne i bisogni e le prospettive.
  9. Si avviò l’iter per la definizione di un Piano Regolatore, affidato allo Studio Cosenza, che disegnasse un Paese nuovo, proiettato verso una vocazione turistica, che valorizzasse le opere costruite dai nostri antenati, che desse un alloggio a tutti, che permettesse una vivibilità e sostenibilità del territorio con particolare attenzione ai piccoli ed agli anziani.

Gli storici locali sostengono che il rapporto con il suo partito, il PCI, e anche con gli alleati della DC, iniziò ad incrinarsi sulla vicenda Villa Gatti, o Villa Nerina, che dir si voglia. Un progetto al quale lei credeva tantissimo. Alcuni l’accusarono di aver intavolato una trattativa “privata” con la famiglia Gatti. Ci può raccontare, dal suo punto di vista come andarono le cose, qual era la sua visione, e perché poi, al di là di quell’episodio, si arrivò comunque alla crisi e allo scioglimento anticipato di quella amministrazione comunale?

La “Questione Villa Gatti” va inquadrata nell’ottica di quanto sopra detto. Avevamo bisogno, in tempi brevi, di acquisire terreni e spazi già individuati dal PRG per realizzare questo progetto di ridisegnare il Paese. Ci fu offerta la possibilità di acquistare TUTTA la proprietà Gatti in zona Torre per 80 milioni di lire per necessità impellenti della proprietà a vendere. Dopo aver consultato il capo della Forestale dr Alfredo Curto per reperire i fondi con un taglio boschivo straordinario ed aver avuto il suo assenso alla operazione, ci fu garantito un fondo di 70 milioni che girammo come offerta al Cav. Gatti. Era già tutto definito, senonchè nel Partito al quale ero iscritto si alimentò ad arte una opposizione a questa operazione ritenendo che l’immobile era decrepito e cadente e che la strada da seguire era l’esproprio (ma l’obiettivo era ormai evidente che si era creato un gruppo nel mio partito che ostacolava o bloccava l’operato amministrativo). Il rapporto di fiducia si era incrinato, si vedevano ombre nell’operato amministrativo, in sostanza si creò un gruppo nel Partito che puntò ad eliminare la componente Centro Studi per avere in sostanza un monocolore. o credo che “pacta servanda sunt”. Ma ritornando alla questione Gatti, credevamo di disegnare un nuovo quartiere, con villette bifamiliari, giardini e con la villa (manufatto di pregevole valore architettonico) da destinare ad attività socio-culturali. Oggi abbiamo uno scempio urbanistico che ha cambiato l’aspetto del nostro Borgo montano. P.S. La famiglia Gatti negli anni ’50 aveva costruito a proprie spese e donato al Comune il campo sportivo “V.Gatti” e l’ampliamento del monastero di via Roma, oggi Municipio.

Dopo quella traumatica consiliatura lei ha continuato ad interessarsi per alcuni anni di  politica, Ha avuto un importante ruolo anche nell’amministrazione del prof. Tobia Chieffo, ricoprendo la carica di vice-sindaco  Cosa ricorda di quell’esperienza?

Partecipammo alla Amministrazione Chieffo 1988-1993 come componente socialista di una giunta dc-psi. Ricordo l’impegno dei componenti della maggioranza e la soluzione di molte problematiche, ma ormai la DC era talmente forte che era difficile amministrare con equilibrio politico.

In quegli anni lasciò il PCI e aderì prima al Partito Socialista e poi al partito della Rifondazione Comunista. Lentamente ed inesorabilmente poi però ha staccato completamente la spina. Qualche rammarico per com’è andata?

In quel periodo si è evidenziata la contraddizione della sinistra in Italia, sempre divisiva con tentativi egemonici ed infine auto distruttiva. La mia generazione ha vissuto uno dei momenti più belli e creativi della lotta politica in Italia e nel mondo, poi la situazione si è alquanto incarognita con asti e rancori che non possono appartenere ad una vita politica guidata da grandi ideali.

 

Da osservatore esterno, ma comunque da cittadino di questo paese, come ha visto le forti contrapposizioni politico-amministrative che si sono registrata negli ultimi anni in questo piccolo Comune? E com’è stata finora gestita, secondo lei, la madre di tutte le battaglie, la querelle legata al finanziamento delle seggiovie?

Le contrapposizioni politico-amministrative registrate negli ultimi anni riflettono quanto sopra detto: progetto politico limitato o inesistente, contrapposizioni personalistiche o di famiglie, scarsa attenzione alle prospettive di sviluppo e di miglioramento della vivibilità del nostro Paese. Per quanto concerne il finanziamento delle seggiovie credo che l’Amministrazione uscente abbia fatto bene ad affidare l’iter alla Regione Campania non avendo il Comune le capacità tecniche e burocratiche per la gestione di tale opera, ma attenzione bisogna vigilare ed essere presenti perchè non si fermi tutto nei meandri della Regione.

Siamo alla vigilia di un’altra campagna elettorale amministrativa, dopo la sfiducia nel mese di aprile alla sindaca uscente Teresa Di Capua. Quali le speranze e gli auspici? E, soprattutto, quale futuro è immaginabile per questa comunità?

Si sta preparando una ennesima campagna elettorale in sordina, senza dibattiti, senza punti politici di riferimento se non quelli familiari o personali. Si parli al popolo, si ascoltino le esigenze della collettività, si prospettino soluzioni e progetti, si ritorni a fare politica nelle sezioni di partito selezionando gli uomini in relazione alle loro capacità, alla loro disponibilità ed all’amore per il proprio Paese. Bagnoli merita impegno, amore e passione, mettendo da parte ambizioni e ripicche, solo cosi potremo assicurare ai giovani una rinascita economica, culturale e sociale.

La redazione di PT39

(da Fuori dalla Rete, Agosto 2021, anno XV, n. 4)

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