Luci d’Irpinia

di Federico Lenzi

In questo secondo articolo, abbiamo deciso d’estendere la nostra analisi a tre tematiche di ampio respiro che sempre influenzano la nostra ridente cittadina:

  • l’impatto della grande crisi sulle principali comunità;
  • l’evoluzione dei distretti industriali nel tempo;
  • i flussi turistici nei maggiori siti d’interesse;

Partendo dall’evoluzione delle luci notturne nei maggiori centri urbani, possiamo quantificare una tendenza in corso da anni e finora relegata a mere speculazioni qualitative: Avellino non cresce dagli anni 90, mentre Ariano ha continuato a svilupparsi e ad accumulare un profondo divario col capoluogo. Come se non bastasse, Avellino non è riuscita a recuperare l’impatto della crisi dell’eurozona e ha perso anche il suo discreto vantaggio sugli altri centri irpini. Dopo queste due aree urbane, troviamo Lioni a detenere lo scettro di terzo centro urbano della provincia. Calitri era il terzo polo nel 1992, ma il suo lento e constante declino l’ha relegato nelle retrovie a fine 2020. Stesso discorso dicasi per Montemarano, unica comunità delle aree interne ad aver perso terreno sulle rivali.

Guardando alle dinamiche di sviluppo, ci focalizziamo solo sulla crisi dell’eurozona ed ai conseguenti tagli alla spesa pubblica delle aree interne. Non consideriamo il primo rallentamento dovuto alla fine della crescita demografica, tra il 2005 ed il 2007, solo per ragioni di spazio.

Il grafico centrale mostra la luminosità totale dell’intera Irpinia, lasciando intravedere l’impatto della crisi tra il 2010/2012 ed una lunga fase di recupero terminata nel 2017. La mappa a sinistra ci mostra come il crollo di luminosità tra il 2010 ed il 2012 sia stato maggiore nelle aree interne e nei piccoli centri (tra il nero ed il violaceo), ma poco marcato nell’area urbana di Avellino. Nonostante ciò, la mappa a destra mostra come, tra il 2012 ed il 2017, solo Avellino e poche altre comunità abbiano continuato ad arrancare. Il recupero in luminosità è stato maggiore nelle aree tendenti al verde, a cavallo tra Avellino e l’Alta Irpinia.

Venendo alle aree industriali, abbiamo deciso di proporre un’analisi annuale dal 1992 al 2020 della luminosità totale. Quest’analisi è stata ripetuta sia per le aree gestire dall’ASI e sia per le aree P.I.P. dei singoli comuni. Per motivi di spazio, abbiamo relegato la pubblicazione di queste tavole alla fine dell’articolo online. Iniziando dalle aree del consorzio ASI, notiamo come l’area più in difficoltà sia quelle di Calitri: decaduta dai fasti degli anni 90 e dei primi anni 2000, il suo declino rimarca quello generale di quest’intera comunità nel cuore delle aree interne. L’area industriale Nusco-Lioni-Sant’Angelo registra un marcato tracollo durante la grande crisi, senza mai recuperare del tutto la sua piena attività. La stessa dinamica viene osservata sull’area industriale Porrara di Torella dei Lombardi. Solo la più grande area industriale della provincia, Pianodardine, sembra essersi lasciata alle spalle il tracollo della grande crisi. Discorso ben diverso, per Solofra dove la crisi settoriale era iniziata nei primi anni 2000 e sembra essere rientrata negli ultimi anni. Da ultimo abbiamo delle aree industriali in piena crescita:

  • San Mango, Valle Caudina, Valle Ufita e Morra De Sanctis hanno una tendenza alquanto positiva sin dagli anni 90;
  • Calabritto, Calaggio e Conza registrano un forte recupero negli ultimi anni;

Le aree P.I.P dei singoli comuni registrano una luminosità minore rispetto alle grandi aree industriali dell’ASI, ma sembrano aver retto meglio alle crisi economiche degli scorsi anni. Anche qui troviamo degli andamenti alterni:

  • Bagnoli, Caposele, Sturno e Campoceraso sono in piena ascesa;
  • Montella, Venticano e Contrada si mostrano stabili;
  • Ariano, Montoro, Quadrivio Sant’Angelo dei Lombardi e Torre le Nocelle segnano una marcata riduzione;
  • Montemiletto, Ospedaletto d’Alpinolo e Rocca San Felice soffrono la grande crisi e riescono ad uscirne;

Discorso diverso per l’area industriale di Lioni che esce bene dalla crisi ed interrompe la sua lunga espansione solo negli ultimi anni. Nonostante Lioni sia per lo più un’area commerciale, resta la seconda are P.i.p della provincia dietro Montoro e davanti Contrada.

                     

L’analisi sul turismo verte invece sulla dualità dei poli religiosi (Materdomini e Goleto) e del turismo montano (Laceno, Montevergine e Verteglia). La rinomata località di Lago Laceno registra periodici picchi della luminosità dei mesi invernali. Tuttavia, la chiusura delle seggiovie a maggio 2018 segna un’inversione di tendenza salvata in extremis dal flusso turistico dell’inverno 2018/2019 e sprofondata nella crisi più nera tra il 2019 ed il 2020. Solo la pandemia di Covid19 sembra dare un pò d’ossigeno all’altopiano irpino. Verteglia vede, invece, una crescita marcata di tutti gli indicatori sull’onda degli eventi estivi degli ultimi anni. Non è un caso se le luci si concentrino proprio tra agosto e l’autunno. Discorso a parte per Montevergine, dove la presenza del convento rende la luminosità mensile piuttosto stabile ed è possibile notare solo un leggero trend positivo. Passando al turismo religioso, notiamo un primo aumento della luminosità al Goleto a partire dal 2016 ed un completo exploit a partire dal 2019. Anche qui la luminosità tende a restare costante nel corso dell’anno. Chiude Materdomini dove tutti gli indicatori lasciano intendere una fase discendente a partire dal 2017. La variazione mensile risulta molto piatta, ma nei mesi di dicembre e marzo (solitamente Pasqua e Natale) notiamo dei picchi della luminosità massima. In conclusione, quest’articolo ci lascia ben tre messaggi per il futuro di Bagnoli. E’ bene mettere da parte tutte le rivalità e puntare al massimo sviluppo della nostra area pip. Le aree industriali basate su piccole e medie aziende locali si sono mostrate le più resistenti agli andamenti ciclici dell’economia nazionale. In secondo luogo, i dati sul turismo insegnano come nulla è dovuto a Bagnoli e Lago Laceno. Se non vi è un vero impegno istituzionale verso il territorio, località vicine come Verteglia raccoglieranno i meritati frutti del loro maggiore sforzo. Da ultimo, è bene rimarcare come il tracollo morale di Avellino riguarda direttamente le nostre comunità: rischiamo di diventare la nuova periferia dell’Irpinia, visti gli scarsi collegamenti con Ariano. La stessa stazione dell’alta velocità a Grottaminarda è un altro piccolo passo verso il trasferimento del capoluogo a Benevento.

(da Fuori dalla Rete, Marzo 2022, anno XVI, n. 2)

                             

 

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