Erano oramai sensazioni che sembravano essersi dissolte. E’ ufficiale nel weekend 11 Giugno, torna la festa più cara al popolo montellese, quella del Salvatore. I bambini che vanno dallo zucchero filato, l’essenza vera dello stare tra gli amici girando tra le bancarelle, ma soprattutto la mitica processione, con i balconi infiorati e l’asfalto abbellito.
Montella Alta, poi la parte Bassa con la consapevolezza che all’uscita della statua, le lacrime sgorgheranno sui nostri volti. Momenti sembravano completamente smarriti, ma che sono pronti a tornare sulle note del mitico canto del SS.Salvatore, poi vocalizzato anche dal grande Aurelio Fierro: Volgi la bella fronte.
L’attesa è già palpabile, Montella che aspetta di celebrare in religioso silenzio, colui il quale sono rivolte tutte le preghiere montellesi da ormai tanti secoli. E’ gioia sarà , nel vedere tornare uno scampolo di normalità perduta, eh già…la festa dei montellesi, svolta nella quale ripartire e riprenderci tutto ciò che la pandemia ci ha tolto senza appello.
Il canto del SS. Salvatore, con la migliore versione quella di Aurelio Fierro è conosciuto a memoria da ogni singolo montellese. Andiamo ad analizzarlo.
La prima strofa è l’immagine iniziale che abbiamo: Si staglia sulla montagna maestoso e superbo: Da questo sacro monte dove abitar ti degni, dove dai tanti segni del tuo paterno amor Poi ecco il ritornello, che si insegna già ai bambini dai 4 anni: Rit. Volgi la bella fronte, volgi i begli occhi tuoi, abbi pietà di noi amabile Salvator.
La seconda strofa indica la grande forza dei montellesi che hanno costruito il santuario con sudore e fatica ma tanta devozione: Fedeli i nostri padri t’eressero qui un trono e ti facevan dono di tutto il loro cuor
La terza, indica il pellegrinaggio che si fa il mese di agosto, scalzi, per redimere tutti i nostri peccati: E noi sebbene indegni, veniamo qui devoti a sciogliere quei voti che t’offre il nostro amor.
La quarta, è quasi una ammissione di colpa di tutto ciò che nel corso degli anni, i montellesi hanno dovuto commettere quasi per sopravvivere: Ingrati fummo è vero indegni di perdono i nostri falli sono d’immensa gravità.
La quinta, un inginocchiarsi un chiedere scusa: Tu nostro padre sei deh placa il tuo furore O nostro Salvatore abbi di noi pietà.
La sesta la speranza di giorni migliori: Sul popolo devoto che soffre e che lavora accendi tu l’aurora di più sereni dì.
La settima, un pensiero ai nostri tantissimi emigranti: Su chi lontano emigra in cerca di lavoro sii tu padre ristoro e nostalgia di ciel.
L’ottava l’essenza del popolo montellese che davanti alle tragedie della vita non molla: A chi lottando vive dona pace e fortezza sii tu la sicurezza di chi sperando muor.
La nona, il desiderio ultimo finale. Quello di vederlo un giorno col suo manto blu con risvolti rossi: A tutti Onnipotente stendi il tuo braccio Santo mentre speriamo tanto di rivederti in ciel.
Daniele Marano
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