Due fatti.
Il primo: il Twiga è un locale esclusivo, che sorge su una spiaggia di Forte dei Marmi, in Toscana, dove un posto vicino al mare costa più di 300 euro al giorno. Il locale occupa una superficie di 5800 metri quadrati circa e paga allo Stato 17.600 euro l’anno, per la concessione. In pratica 3 euro al metro quadrato all’anno, meno di un centesimo al giorno!
Ebbene, il Twiga è di proprietà di Flavio Briatore (che paga le tasse all’estero) e di Daniela Santanchè (che è la ministra del Turismo, con un conflitto di interesse grande quanto un grattacielo).
Il settore balneare ha un giro di affari di 15 miliardi di euro ma frutta allo stato solo 100 milioni di affitto, cioè lo 0,006% del fatturato. Come se un professionista che guadagna 100.000 euro l’anno pagasse 50 euro di affitto al mese, per il proprio studio.
Per non “penalizzare” loro due e gli altri beneficiari, il governo ha prorogato di un anno le concessioni balneari, mettendosi contro due sentenze del Consiglio di Stato e una sentenza della Corte di Giustizia Europea, che costerà all’Italia una multa salatissima.
Mi viene in mente una sola parola: accattoni!
Secondo fatto: a Crotone, a 100 metri dalla spiaggia, sono morti annegati una settantina di migranti, soprattutto giovani, donne e bambini. Il barcone sul quale avevano fatto un viaggio di quattro giorni dalla Turchia era stato avvistato, e segnalato in difficoltà, circa 24 ore prima dell’affondamento.
Sul dolorosissimo episodio ne abbiamo sentite tante. Un pietoso rimpallo di responsabilità tra ministri, militari, civili. Incredibilmente sono ancora tutti al loro posto, come se non fosse successo niente (in Grecia, per un incidente ferroviario, causato dall’errore di un capostazione, il ministro competente si è dimesso mezz’ora dopo). Non solo nessuno si è dimesso, ma ai morti sono arrivati anche gli insulti e le offese di un ministro cinico e incapace.
Per tutti quelli che, nell’occasione, non hanno fatto il proprio dovere o lo hanno fatto (speriamo involontariamente) male, mi viene in mente una sola parola: assassini!
Luciano Arciuolo
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