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Coltivare un seme significa allevare speranze, questo è il paradiso in cui vivo per dare valore aggiunto alla terra, dare sacralità a ogni gesto, per costruire un futuro sempre più vicino alla nostra terra. Questi sono territori che da luoghi dell’arretratezza, possono trasformarsi in luoghi d’avanguardia.
Ripartire dal pane, della nostra località ricordando che nella nostra terra storicamente si coltivava grano, mi chiedo tuttora: ”Perché mangiamo grano canadese, quando potremmo produrlo noi?”.
Il mio intento è quello di riportare il mulino, la macina simbolo di tutta l’Italia attraverso il coinvolgimento del paese. Cosa resta alla fine delle aree interne del nostro paese?
Resta il silenzio, la pace e gli spazi vuoti dentro ai quali si nascondono luoghi potenti.
Restare, possibilità di restare nei piccoli paesi, nei piccoli luoghi con la possibilità di creare, di vivere una nuova forma di ecologia fondata sull’essere. Una cosa molto profonda. Il vero slancio è aprirsi, allungarsi alla luce per fiorire. Ci vuole un paese che entri con clemenza rinnovata nell’archivio delle paure, dei fallimenti, delle politiche guaste e che ricominci a seminare sull’unica terra resa fertile dal sangue e dal sudore, la sola terra che non vede crisi e che cresce dentro tutti: il cuore.
Distinti saluti Geom. Rocco Russo
(da Fuori dalla Rete Agosto 2023, anno XVII, n. 2)
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