Tumore al seno, scoperta l’origine ereditaria di una forma rara

Vera Martinella-Corriere della Sera

Oggi su il Corriere della Sera porto la prima firma di questa importante scoperta, ma bisogna ringraziare tante altre persone che hanno raggiunto con me questo traguardo. Abbiamo aggiunto un tassello in più verso nuove possibilità di cura e di guarigione per le donne colpite da questo tumore molto aggressivo!
Un grazie speciale a Monica Marabelli, Mariarosaria Calvello, Sara Gandini, Matilde Risti, Irene Feroce, Sara Mannucci, Antonia Girardi, Alessandra De Scalzi, Francesca Magnoni, Elena Marino, Loris Bernard, Paolo Veronesi, Elena Guerini-Rocco, Massimo Barberis, Aliana Guerrieri-Gonzaga e Bernardo Bonanni.
Giovanni Corso
Tumore al seno, scoperta l’origine ereditaria di una forma rara
Ogni anno in Italia si ammalano di tumore al seno circa 55mila donne (e più o meno 500 uomini: sebbene sia una malattia assai poco frequente nel sesso maschile, non vanno trascurati i possibili campanelli d’allarme). La ricerca scientifica ha ormai indicato chiaramente che esistono tanti tipi diversi di questa forma di cancro ed è fondamentale conoscere quale sottotipo istologico e molecolare si ha di fronte per poter scegliere, fra le tante terapie disponibili, quella più efficace in base al singolo caso: un passaggio decisivo per avere maggiori probabilità di guarire. Sul carcinoma mammario metaplastico, però, una forma rara e particolarmente aggressiva, ancora non si sa molto, ma uno studio italiano ha recentemente fatto un importante passo avanti.
Mutazione del gene BRCA1
La ricerca condotta dall’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e da poco pubblicata sulla rivista scientifica European Journal of Human Genetics , dimostra infatti per la prima volta l’esistenza di un legame fra questo temibile sottotipo di carcinoma mammario e mutazioni del noto gene BRCA1: i risultati ottenuti su un’ampia casistica di pazienti sottoposte al test genetico dei geni BRCA1 e BRCA2, selezionate quindi sulla base della loro storia oncologica personale e familiare, mostrano che un’alta percentuale dei tumori metaplastici diagnosticati è ereditario. «Un dato finora del tutto sconosciuto — sottolinea Giovanni Corso, chirurgo senologo Ieo, ricercatore universitario della Statale di Milano e primo autore dello studio —. Il tumore al seno metaplastico è ancora per lo più un mistero: sappiamo che è raro (meno del 5% di tutti i tumori del seno), che colpisce di frequente le donne giovani e che purtroppo risponde pochissimo alle terapie. Ma non sappiamo il perché. Per questo la scoperta del suo possibile legame con BRCA1 apre finalmente orizzonti inediti di cura, con i farmaci di nuova generazione che hanno dimostrato efficacia contro i tumori che presentano questa mutazione». L’importanza di questa novità (come sottolinea Gareth Evans, autorevole genetista del Manchester University Hospital, in un editoriale pubblicato sulla stessa rivista scientifica) risiede nella possibilità di capire meglio i meccanismi di nascita e sviluppo di un sottotipo di cancro particolarmente complesso ed eterogeno, quale quello metaplastico, per aumentarne le opzioni di cura, ad oggi limitate e scarsamente efficaci.
Le terapie e il test genetico

«Il carcinoma mammario metaplastico, attualmente, può essere curato (quando operabile) solo con la chirurgia — spiega Corso —. Tuttavia, molto spesso, e soprattutto nei casi avanzati, si presenta con metastasi a distanza, dove le possibilità di cura si riducono davvero al minimo. Purtroppo, non esistono terapie “mirate”: un precedente studio Ieo ha dimostrato la scarsissima efficacia della chemioterapia e alla stessa conclusione è giunto uno studio americano del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York». Concretamente cosa cambia, quindi, con la nuova scoperta? «Ci permette di classificare il tumore metaplastico come una nuova sindrome rara ereditaria — risponde il ricercatore —. Tutte le donne con nuova diagnosi di questo sottotipo di neoplasia devono essere testate per il gene BRCA1, indipendentemente dall’età e dalla storia familiare. La presenza di una mutazione BRCA1 permette, infatti, di valutare nuove strategie terapeutiche come l’utilizzo dei PARP-inibitori, finora non ammessi, ma già utilizzati con successo per altri tipi di cancro positivi a BRCA».

Chirurgia più invasiva

Non solo. Alla luce di questa novità può cambiare anche la scelta del chirurgo, come illustra Paolo Veronesi, direttore del Programma di Senologia Ieo: «Aldilà delle nuove opzioni terapeutiche farmacologiche previste per i tumori metaplastici che sicuramente aprono nuovi orizzonti di cura, i nostri risultati dimostrano chiaramente che la chirurgia conservativa (la quadrantectomia per esempio) potrebbe non essere più sufficiente per curare questa variante rara di carcinoma mammario, soprattutto in presenza del gene BRCA1. Il rischio di recidiva potrebbe essere altissimo, particolarmente nelle donne giovani. Quindi  le opzioni chirurgiche dovrebbero essere più “aggressive”, come la mastectomia terapeutica, ma anche la mastectomia profilattica “risk reducing” controlaterale (ovvero l’asportazione preventiva anche della mammella “sana” per limitare il pericolo di cancro) e ricostruzione plastica integrata». Certo servono ulteriori conferme su casistiche più ampie di pazienti, ma come accade per altri tumori rari, spesso poco curabili, anche risultati iniziali aprono uno spiraglio concreto al trattamento.

Lo studio su 5.226 pazienti

Alcuni studi avevano già segnalato il possibile ruolo di BRCA1 nell’aumentare il rischio di tumore metaplastico, «ma il nostro lavoro è il primo che dimostra, con un’analisi retrospettiva di 5.226 pazienti con cancro al seno sottoposte a test genetici in Ieo, che oltre il 50% dei tumori metaplastici è associato significativamente alla presenza di BRCA — dice Bernardo Bonanni, direttore della Divisione di Prevenzione e Genetica oncologica e coautore dello studio, insieme a Mariarosaria Calvello, coautrice e Monica Marabelli, corresponding author dell’articolo (entrambe della stessa Divisione) —. In primo luogo abbiamo osservato una frequenza maggiore di tumori metaplastici nelle pazienti portatrici di mutazioni nei geni BRCA: 1,2% rispetto allo 0,2% rilevato nelle pazienti non mutate. Poi abbiamo trovato che in questo sottogruppo tutte le pazienti erano portatrici di BRCA1 e nessuna di BRCA2. Questi risultati confermano che il tumore metaplastico ha una chiara predisposizione ereditaria associata al BRCA1. Si tratta tuttavia di risultati ottenuti su una casistica fortemente selezionata. Per questo sono necessari altri studi su popolazioni di pazienti non selezionate con test genetico per capire quale sia il vero ruolo del gene BRCA1 nell’insorgenza del tumore metaplastico della mammella. Sarà importante inoltre studiare il coinvolgimento di altri geni nell’origine di questa rara forma di tumore».

Vera Martinella-Corriere della Sera

https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/23_settembre_11/tumore-seno-origine-ereditaria-7ad3d204-50ae-11ee-a0ea-df95b86ce586.shtml

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