Da qualche anno il “fattore migranti”, affrontato più dalla stampa e dai social, che non dalla politica, ha portato ad una crescita del “problema” in modo esponenziale.Tra le motivazioni, si potrebbe pensare alla crisi economica, che ha portato gli italiani a considerare esose e insostenibili le attività a supporto degli immigrati, ma in realtà la responsabilità di questo pensiero è della politica che non ha saputo dare una corretta collocazione e informazione della questione immigrati, lasciando il compito alla stampa e, ancor peggio, ai social media. Viene da pensare quindi che sono i politici i responsabili delle discriminazioni e, in particolare la Lega ha trovato terreno fertile in un periodo di crisi in cui alcuni messaggi hanno una chiara presa sull’opinione pubblica.
La Lega ha operato un fine lavoro di proselitismo, passando da rozzi insulti da “vichingo” a campagne di informazione con dati alla mano (spesso fasulli o esposti male) e i suoi esponenti sono sempre sul pezzo per incalzare il governo, prendendo spunto dagli episodi di cronaca. Oggi Salvini, chiude i porti e avvia un censimento della popolazione ROM. A questo proposito apro una parentesi, forse bisognerebbe dire a Salvini che il censimento della popolazione e dei campi (ghetti) ROM sparsi in Italia è già stato fatto dall’Istat e quindi i dati sono a disposizione del Ministero dell’Interno che lui stesso presiede, ma forse il censimento annunciato ha altro scopo! Ma come siamo arrivati a questo?
Forse dovremmo chiederci perché, a preoccupanti episodi di intolleranza nei confronti dei migranti, di stranieri e rom avvenuti in Italia negli ultimi anni è seguito il SILENZIO. Stampa e politica non se ne occupa perché il tema migranti è diventato l’ago della bilancia per vincere le elezioni. “Il Governo italiano non sta prendendo effettive misure per prevenire e perseguire la violenza razzista e xenofoba”. Lo afferma Human Rights Watch (HRW) in un rapporto pubblicato nei giorni scorsi in occasione della ‘Giornata mondiale contro la discriminazione razziale”.
Quindi gli italiani, sono diventati un popolo intollerante e razzista? Sia chiaro che non parliamo del razzismo del periodo nazista che poggiava sulla sicurezza che l’umanità fosse divisa in razze diverse, quindi era basato su teorie che consideravano i tratti intellettivi, comportamentali e culturali innati, quindi trasmissibili ereditariamente. Teorie ormai smentite e contrariate da qualsiasi dimostrazione scientifica. Il razzismo di oggi è diverso, si basa su concetti di pluralismo e relativismo culturale. Cioè non si parla di “Razze diverse” ma di “Società diverse” ognuna con pari diritti e dignità ma solo nel proprio contesto, vale a dire che ogni popolazione è vitale purchè nel proprio territorio.
Ovviamente questa è una logica che sfocia nel razzismo e che non lascia spazio ai diritti umanitari. Basti pensare alla politica della tregua dei flussi: non risolve il problema delle immigrazioni, anzi ha un prezzo che viene pagato dalle persone che restano bloccate nei centri di accoglienza in Libia, che sono dei veri e propri lager. Inutile parlare del caso “Aquarius” di cui ne hanno ampiamente parlato giornali, TV opinionisti e non, magari ricordiamo a questo Governo che ha giurato sulla Costituzione italiana, la quale ci impegna ad affermare e tutelare i diritti e a garantire l’accoglienza e la difesa dei più deboli. Il “caso Aquarius” ci è servito però per capire meglio gli italiani che perlopiù hanno appoggiato il ricatto di Salvini affinchè l’Europa si prendesse delle responsabilità. Responsabilità che l’Europa ha già preso sia in termini economici che contrattuali, contratti che forse andrebbero rivisti, è vero, come Il Regolamento di Dublino III, ma non certo a suon di ricatti. In effetti il regolamento di Dublino III è già in fase di rivisitazione da parte della Commissione Europea. Per come è stato impostato, oggi ha dei limiti, perchè si basa sul principio che lo Stato membro competente, ossia il Paese in cui lo straniero ha messo piede per la prima volta è obbligato a prendere in carico il migrante che ha presentato richiesta di protezione anche se la richiesta è indirizzata ad un altro Stato. Cioè il Paese che salva una vita in mare è poi il Paese che dovrà accogliere e garantire protezione. In pratica se lo straniero vuole fare richiesta in Germania dovrebbe avere la fortuna o la “bravura” di non farsi intercettare in un altro Stato, se vuole scegliere e quindi raggiungere lo stato in cui vorrebbe vivere. E’ ovvio che questo è un assurdo che va modificato e, grazie anche all’intercedere dell’Italia nel Consiglio Europeo, oggi una proposta della Libe (commissione del Parlamento europeo competente su Libertà civili, Giustizia e Affari interni), abbandona il criterio dello Stato di primo ingresso e suddivide i richiedenti asilo fra tutti i paesi membri in base a un sistema permanente di quote.
Quindi, forse i trattati si fanno con la politica e non con i ricatti. Purtroppo questo tipo di politica fatta di menzogne e fake news da social ha portato parte degli italiani all’intolleranza verso il nuovo, il diverso, “il di più”. La maggioranza degli italiani pensa che gli immigrati residenti nel nostro Paese siano il 30% della popolazione, anziché l’8% (di cui il 3% circa proviene dall’Europa dell’est) e che l’aumento degli immigrati favorisce il diffondersi del terrorismo e della criminalità e ancora il 65% degli italiani pensa che i rifugiati siano un peso perché godono dei benefits sociali e del lavoro degli abitanti, mentre secondo il Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, i 2,3 milioni di occupati stranieri sul suolo italiano producono l’8.6% del Pil: 125 miliardi di euro.
La cattiva informazione o la disinformazione genera paure e atteggiamenti improntati ad una rigida e risentita chiusura dogmatica nei confronti degli altri, c’è ormai un’ignoranza diffusa che ci ha portati alle origini dell’uomo, alle teorie della genetica di Mendel: il mondo oggi è ancora turbato dall’uso del concetto di razza, un concetto (ricordiamoci, informiamoci) reso insostenibile dalla genetica moderna.
Paola Gerola
(da Fuori dalla Rete, Luglio 2018, anno XII, n. 4)
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