Giannoni: “La sentenza non libera il Comune da un indennizzo per rilevare i beni”
La nota della società Giannoni
Laceno, Consiglio di Stato emette la sentenza in 7 giorni. Dopo tanta attesa è arrivato il giudizio amministrativo. Nel mezzo la località è nel baratro.
Finalmente è stata fatta chiarezza sulla durata della convenzione tra la società Giannoni e il Comune di Bagnoli Irpino in merito all’Altopiano del Laceno.
Il Consiglio di Stato, in meno di 7 giorni, ha respinto il ricorso della società che aveva sollecitato un anno fa la discussione. Ma ora cosa accadrà?
“Evita, in primo luogo, al sindaco di Bagnoli Irpino di rincorrere finanziamenti che al momento non esistono; ma, soprattutto, offre la possibilità di accelerare il processo indicato da questa società lo scorso marzo; quando, evitando di impugnare gli atti emessi dal Comune, aveva invitato quest’ultimo a prevedere un indennizzo per entrare nella proprietà dei beni costruiti sulle aree in concessione. Procedimento dal quale nemmeno con la emessa sentenza può sottrarsi”.
Così scrive in una nota Giannoni, che continua: “Ciò che preme ribadire, per il legame che in ogni caso questa società ha con il territorio di Laceno al quale ha dedicato oltre 40 anni, è che l’odierno risultato si sarebbe comunque ottenuto senza la chiusura degli impianti, se solo l’amministrazione comunale non si fosse fatta trascinare dalla bramosia di fare qualcosa dopo gli anni di immobilismo che l’hanno contraddistinta. Sarebbe stato necessario esclusivamente che avesse continuato a fare ciò che fino ad allora aveva prodotto per la comunità bagnolese, e quindi niente, per avere oggi questa sentenza ma con gli impianti funzionanti per ancora 10 anni grazie all’ ormai ex concessionario”.
Traspare dunque che il Comune dovrà necessariamente procedere a valutare i beni che vuole riprendersi. In atto c’è già uno sgombero intimato che aprirà sicuramente un altro contenzioso tra le parti.
Nel mezzo, questa la nota dolente, l’Altopiano del Laceno, inesorabilmente resta sempre più nel baratro, con le attività che chiudono una dietro l’altra e operai e dipendenti senza lavoro.
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