Archiviate le elezioni ma non le polemiche, puntualmente, come è vero che da sempre sorge il sole al mattino, gli pseudo soloni della politica nostrana, come in una danza tribale in cerchio, osannano il loro totem. Tra moralismo ed etica pubblica, questa divinità viene evocata a seconda delle proprie convenienze a redimere gli avversari, che a loro dire, blasfemi ed eretici, hanno operato con metodo a dir poco immorale.
Puntuale come sempre anche l’analisi del voto di Michele Gatta. La si può condividere o meno, tacciare l’autore di partigianeria, come ha fatto qualcuno, ma Michele, pur riservandosi una stoccata finale all’ex Sindaco che, seppur escluso dalla contesa, a suo dire risulterebbe l’unico vero perdente. L’amico Gatta come un funambolo, facendo giochi di equilibrismo, da democristiano consumato (senza alcuna ironia), si è preoccupato, però, di esprimere anche un giudizio sulle liste e le qualità dei candidati, sulle strategie elettorali messe in campo, e sui, in verità un pò scarni e generici, programmi per un rilancio del paese. Credo sia stato l’unico. Già, in quanto “penne argute” nei giorni precedenti e dopo le elezioni, si sono affaccendate a vergare pagine e pagine solo per commentare la genesi delle liste, o meglio, di una in particolare. Machiavellico è forse l’aggettivo più garbato usato per definire gli accordi o meglio l’inciucio, come è stato definito, che ha portato alla formazione della lista vincente, fino a definire al limite dell’in-decenza quello che in politica, dal De Pretis in poi, prassi ormai consolidata, viene definito come “trasformismo politico”. Il più autorevole scritto sull’argomento, “Superato anche il limite della (in)decenza“, è a firma di Mimmo Nigro. Legittime le sue osservazioni, per carità, argomentate con la maestria e italiano forbito, al quale Mimmo ci ha abituato nei suoi editoriali, ma a mio modesto parere, con toni un pò aspri, allusivi, sopra le righe e soprattutto inopportune.
“Cui prodest”? Già, a chi giova?
Credo che questa domanda l’amico Mimmo non se la sia posta, o almeno spero. La sua “filippica“ contro quello che lui definisce un in-decente accordo, ad una decina di giorni circa dalle elezioni amministrative, non poteva non prestare il fianco a critiche, polemiche e a qualche risentimento. Non ha giovato certo alla lista che poi nei fatti si è rivelata vincitrice, qualificata come il frutto di scellerati accordi tra cinici burattinai, sulla quale aleggiava pertanto la perplessità di essere composta solo da kapò pronti a far rispettare i voleri del padrone occulto, argomento tra l’altro molto inflazionato in campagna elettorale, visto che ha costituito il punto di maggiore critica, se non l’unico, da parte della lista avversaria.
Non ha giovato certo all’associazione Palazzo Tenta, perché Mimmo Nigro è Palazzo Tenta o almeno il “deus et machina” del sito web dell’associazione, suo fiore all’occhiello. Come nella rappresentanza organica in diritto, l’ente agisce in uno e tramite il suo organo di rappresentanza (legale rappresentante), così, permettetemi il parallelismo un po’ improvvido, il sito web di palazzo tenta agisce in uno e tramite Mimmo. Le sue personali posizioni, seppur legittime, vengono pertanto percepite nell’immaginario collettivo come quelle dell’associazione. Va da se che le sue apodittiche affermazioni, espresse in tono a volte virulento, vengano recepite dalla collettività bagnolese come una sorta di manifesta posizione di Palazzo Tenta che, in maniera improvvida e inopportuna, a pochi giorni dalle elezioni, spogliatasi della sua veste di associazione culturale apartitica, entra non più come megafono delle varie voci della contesa elettorale, ma come una di esse.
Anticipo tutti nel dire che sono di parte e che non ho alcun problema a dire che se avessi potuto avrei votato ad occhi chiusi per l’attuale Sindaco. Sgombrato quindi il campo da eventuali equivoci mi limito a dire come associato che, forse anche questa percezione (errata?) un po’ partigiana, o almeno molto critica nei confronti di una lista, abbia dato la sensazione a qualcuno di sentirsi legittimato ad usare Palazzo Tenta come uno strumento a proprio uso e consumo, facendo degenerare quindi una possibile, costruttiva e fisiologica dialettica pre e post elettorale, in sistematici attacchi a dir poco denigratori a persone, trascendendo quindi da contenuti meramente politici in vere e proprie cadute di stile, sino a rinfacciare millantati interessamenti e favori elargiti.
Tempo addietro ebbi modo di esprimere la mia gratitudine per quello che questa associazione stava facendo per Bagnoli, come oggi, rinnovando quel sentimento, credo che molto ancora farà.
Un associato
Ernesto Dell’Angelo 66