A mio padre
Papà, ecco la tua ultima fatica: “Il mistero della duchessa M.E. Mayorga”, è stata, per te, effettivamente una “fatica”, nonostante la malattia ti costringesse a letto inerme, i tuoi occhi sempre più stanchi e talvolta le tue mani vacillassero per il lungo lavoro, con tenacia sei riuscito a portare a termine l’opera. Ti rivedo stanco, con il capo chino, nel tuo studio, a leggere e rileggere lo stesso rigo, la stessa pagina, ma, tu caparbio, trovavi sempre la forza di finire la frase e a riportare un sinonimo o un avverbio adatto a suscitare interesse e suspense alla trama.
Ricordo quando abbiamo consegnato nelle tue mani, mani emaciate ma vigorose, il romanzo, tu giacevi, da giorni, nel letto, maledetta malattia!!, la stanza improvvisamente si è irradiata della felicità e dell’emozione tua! Immagine indelebile negli occhi e nel cuore di mamma, tua compagna di una vita e di noi quattro figli. Figli orgogliosi di aver avuto te, come padre, un padre severo, ma contemporaneamente premuroso e sempre pronto ad aiutarci, sebbene avessimo tutti raggiunto l’età adulta e con figli.
Ti immagino nei vicoli di Bagnoli, tuo adorato paese: Ti ricordi quando costretto in un letto d’ospedale, con Diana hai visto tutti i video di Bagnoli? Avete ascoltato e più volte ascoltato il canto delle Verginelle? I tuoi occhi manifestavano gioia ed orgoglio di appartenere alla comunità bagnolese. Quelli di Diana, erano occhi colmi di lacrime che con immane sforzo, è riuscita a non farle scendere, per non trapelare la sua preoccupazione per te.
Ti immagino nella piazza in cui solevi passeggiare, nei bar dove da ragazzo giocavi a carte con i tuoi amici, ahimè, alcuni dei quali ci hanno già da tempo salutato! Ti immagino, ancora, nella biblioteca che spesso rifornivi di innumerevoli testi. Recentemente, con una voce flebile, mi hai ordinato di consegnare alla biblioteca alcuni libri che, con cura hai accantonato su uno scaffale della tua libreria. Lo farò, papà, te lo prometto.
Ora non mi resta che concludere qui, il dolore mi sta offuscando la mente, le lacrime mi vietano di vedere chiaro il foglio su cui sto scrivendo e a tratti le mie mani appaiono tremolanti.
Ti saluto, mio caro papà, con la promessa che il tuo patrimonio culturale non andrà perduto. Io cercherò, nel mio piccolo, di seguire le tue orme che sono ben impresse in me e nei miei fratelli.
Tua figlia Grazia
(da Fuori dalla Rete, Giugno 2022, anno XVI, n. 3)