A Tonino Brandi nel decimo anno della sua morte

di Tonino Di Mauro

Sono trascorsi dieci anni dalla tua morte ma l’immagine del tuo corpo disteso inanime è ancora nitida nella mia mente, con barba e capelli ancora neri, perché il tempo non aveva avuto tempo. Eri nel tuo prefabbricato, centro del tuo mondo, della tua impresa,  a voler rimarcare l’indissolubile legame ad essa. Nella nostra classe eri il più intelligente, il più sveglio, il più brillante, nonostante avessi un anno in meno. Avresti potuto confrontarti con tutti e con tutto, ma la tua mente era presa, sin dalla tua tenera età, da una sola ed esclusiva passione: i pullman. Il tuo sogno era collegare il mondo con questo mezzo. Non ti ho mai visto tanto felice come quando ti ho incontrato una domenica mattina in piazza e mi annunciasti che in quel momento una tua macchina (cosi li chiamavi) stava coprendo la tratta Ginevra-Barcellona. Nella gioia mi contagiasti perchè ti incontravo finalmente in piazza a rilassarti, cosa più unica che rara, e poi perchè sembrava che quella tratta dovesse essere solo la prima tessera di un grande mosaico che si andava finalmente a comporre. Purtroppo non è andata cosi! E’ toccato ad altri realizzare il tuo mal celato proposito. Ed oggi, quando mi imbatto nei noti bus verdi che solcano il pianeta il mio pensiero va a te.

A te, purtroppo, è toccato mangiare chilometri e sigarette, con le mani incallite dai manubri e tatuate dal grasso per i tanti bulloni trattati. A te e toccato coprire il ruolo di chi si batte, e si danna ed a volte anche bara per la sua passione, il suo sogno, senza mai vederlo realizzato cosi come desiderava. Pensando a tutto questo: a quanto lavoro, a quanto impegno, a quante notti trascorse al volante dei tuoi mezzi, rende ancora più inaccettabile la tua prematura morte. Nel riflettere su di essa la mente è presa da una giungla di “perché” e dalla rabbia che porterebbe alla disperazione; ma di incanto o per difendersi dal dolore, affiorano alla mente le parole dell’amico Stefano che di mestiere fa il sacerdote: “Solo Dio consola”. Ed ecco che nella tristezza e malinconia si apre uno spiraglio che riscalda ed esalta anche l’animo di un ateo incallito come me. Allora gli alberi dei “Perché” vengono sostituiti da quelli dei “Se”. E se Dio avesse avuto bisogno di un grandissimo autista? Non poteva farne almeno di chiamare te. Ed è un attimo, e ti vedo in Paradiso alla guida del più bello, più colorato, più lungo pullman che si sia mai visto. Pieno di gente e di compaesani, in una infinita festosa e gioiosa gita per monti e valli. Quest’anno ad una delle tue fermate t’è toccato accogliere anche Angelo. Un giorno troverai anche me. Allora salirò con meno paura ed esitazione perché so che alla guida di quel pullman,  ci sei tu. Amico mio.

Tonino Di Mauro

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