In vista del Giubileo 2025, che inizierà ufficialmente il prossimo 24 dicembre 2024, la Basilica di San Pietro ha avviato i lavori di restauro del baldacchino del Bernini. L’intervento, che vede coinvolte circa dodici restauratori, si concluderà entro il prossimo novembre.
A curare la digitalizzazione di tutto il processo di restauro dell’opera è Acca Software. L’azienda dei fratelli Cianciulli, leader in Italia nel settore del software tecnico, attraverso la sua tecnologia HBIM (Heritage Building Information Modelling), permetterà di conoscere approfonditamente l’architettura dell’opera in tutti i suoi dettagli e di integrare alla rappresentazione geometrica in 3D informazioni qualitative come indicazioni sui materiali, sui degradi, dati storici e di progetto.
La storia del baldacchino della Basilica di San Pietro in Vaticano
Realizzato per papa Urbano VIII (1623 – 1644), che affidò direttamente l’incarico al suo architetto di fiducia Gian Lorenzo Bernini – con l’aiuto del padre Pietro e del fratello Luigi, oltre a quello di Francesco Borromini e Carlo Maderno –, il baldacchino è un monumento in bronzo dorato che si innalza per quasi 30 metri su 4 colonne tortili, ispirate a quelle marmoree disposte attorno alla tomba di Pietro nell’antica basilica. L’inaugurazione avvenne il 29 giugno 1633, ma i lavori andarono avanti fino al 1635.
L’ultimo intervento di restauro risale al 1758, quando per tre mesi vi lavorarono operai e maestranze specializzate, per un totale di circa 60 persone coinvolte al giorno. Dopo la pulizia, vennero rimosse le ossidazioni e messe in sicurezza diverse componenti dell’opera, nonché riprese alcune dorature.
Sotto il baldacchino si sviluppano le Grotte Vaticane, dove si colloca da tomba di San Pietro, centro geometrico e cuore della Basilica. Il nome viene da baldac, l’antica Baghdad, da dove provenivano stoffe preziose e proprio per questo, fin dal ‘600, si pensò a una struttura che evocasse una copertura con stoffe.