Ad un albero di cedro
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Di fronte al mio balcone
dove, immerso nei ricorsi del
passato,
trascorro le mie ultime ore
dritto si innalza un cedro.
E sale, e sale…
Dove vuoi arrivare, povera
creatura?
Fidi forse nel tuo fogliame
sempre verde
-il verde de la speranza-
che io pure avevo ed ora non ho più,
o forse nella tua baldanzosa
giovane trilustre?
Ma non vedi che esile è il tuo
tronco
pur se ha vinto nella sua audacia
l’alto tetto vicino?
E corri verso il cielo con la tua punta
che pare voglia squarciarlo:
vuoi forse scrutare i misteri
del firmamento
o sfidare come Lucifero
la potenza Divina?
< vano error ti lusinga>
Tu pur cadrai
come ogni cosa mortale,
e sola rimarrà -eterna-
la presenza di Dio.
Non vedi a te d’intorno la flora
già tanto rigogliosa
dal lacrimoso inverno distrutta?
Tu pur cadrai!
Perché ti sforzi a salire
verso il Cielo
che non violerai,
giammai?…
*
Salvatore Pescatori
(da Fuori dalla Rete, Maggio 2020, anno XIV, n. 2)