Parafrasando un antico proverbio potremmo dire che se il Laceno piange il Terminillo non ride. La stazione sciistica reatina, costruita durante il ventennio fascista su sollecitazione dello stesso Mussolini per promuovere la “Montagna di Roma”, si trova oggi al centro di innumerevoli polemiche dopo che la giunta Regionale del Lazio ha stanziato 20 milioni di euro per un mega impianto sciistico.
L’inghippo sta nella messa in opera del progetto. Per costruire il mega impianto si dovranno abbattere 17 ettari di faggeta e per rendere fruibili le piste, saranno necessari 175 mila metri cubi di acqua all’anno oltre ad una quantità enorme di energia per trasformare l’acqua in neve. Il Business plan prevede due bacini e vari impianti di innevamento ma non fa alcun cenno ai cambiamenti climatici in atto e viene palesemente ignorata (come per il Laceno), “l’altra neve”, dalle ciaspole allo sci di fondo, dalle passeggiate sui sentieri battuti allo scialpinismo. L’obiettivo della Regione è quello di rilanciare il comprensorio sciistico reatino entrato in crisi negli anni ‘80, ma a quale prezzo?
A cura della Redazione
(da Fuori dalla Rete, Marzo 2021, anno XV, n. 1)