Uno sguardo costantemente rivolto al futuro quello di Antonio Cianciulli. Intevista al Direttore Marketing ACCA Software S.p.A. E due parole chiave: visione e giovani. “Perché noi adulti sottovalutiamo troppo spesso le nuove generazioni: invece solo loro hanno la potenza necessaria per accelerare i processi di innovazione”.
Ascoltando bene queste parole e riflettendo sul loro reale significato si può capire forse meglio le ragioni per le quali l’Acca Software di Bagnoli Irpino sta raccogliendo così tanti successi e riconoscimenti, a livello locale, nazionale e internazionale. Quelle parole sono la sintesi di una lunga e piacevole chiacchierata che per il lettori di Nuova Irpinia abbiamo fatto con l’ingegnere Antonio Cianciulli. Una chiacchierata che, insieme con altre interviste che stiamo portando avanti con i più importanti manager della provincia di Avellino, vuole fare il punto sullo stato di salute del tessuto economico dell’Irpinia in questa difficile e persistente fase post-Covid; su quanto abbiano inciso i primi due anni di pandemia e di quanto stia ora incidendo la sanguinosa guerra in Ucraina (caro energia). E soprattutto per capire quali sono oggi le prospettive di rilancio. Inizialmente l’ingegnere Cianciulli si chernisce: “Posso parlare della mia azienda, ma non credo di poter analizzare la situazione economica della provincia in generale”.
Ma poi, un argomento dopo l’altro, si capisce come le idee di Cianciulli siano estremamente chiare anche sulle politiche che andrebbero adottate a livello locale e nazionale: “Posso partire proprio da una delle due parole chiave a cui abbiamo accennato prima: la visione. Penso che molti dei provvedimenti che vengono adottati dai nostri politici abbiano invece le gambe corte. Adottati sull’onda emotiva del momento, senza avere un chiaro modello di sviluppo a lungo termine. Non c’è una strategia. Mi viene in mente per esempio al superbonus: prima lo hanno attivato, dall’oggi al domani, alla massima potenza, poi lo hanno ‘ammazzato’. Questo vuol dire farsi travolgere dalle contingenze e non avere una visione di dove si vuole portare il Paese”. Più chiari di così non si può.
In effetti il Covid è stato travolgente e ha prodotto grossi ed evidenti stravolgimenti nelle nostre vite, e non solo nelle aziende e nelle industrie…
“Sicuramente a cominciare dalla fine del 2019, quando è iniziata la fase dell’emergenza Covid, ci sono stati cambiamenti enormi. Noi come azienda lavoriamo nel settore digitale, produciamo software per il mondo delle costruzioni, e qui ovviamente l’impatto immediato è stato quello di uno smarrimento generale. E non solo nella nostra azienda o in Irpinia, ma in tutto il mondo. Ricordo gli annunci ferali dei codici Ateco delle aziende che rimanevano aperte e quelle che dovevano rimanere chiuse… Il fatto che il mercato italiano e internazionale fosse bloccato ha portato ad un abbassamento dell’attenzione sugli aspetti commerciali… Ci siamo trovati in una situazione completamente diversa all’improvviso: con le telefonate che non arrivavano più, con la paura che serpeggiava tra i nostri collaboratori. L’organizzazione interna dell’azienda è stata molto complessa e molto difficile, tutta tesa a seguire le leggi e le norme che quotidianamente aggiornavano le operazioni di sicurezza interna. Abbiamo creato un comitato aziendale specifico per il Covid 19. Insomma, c’è stata un’organizzazione completamente nuova. C’è stato un periodo in cui tutta l’azienda lavorava in smart working, ognuno dalla propria abitazione. Ma devo dire che da parte nostra c’è stata una risposta immediata. Qui bisogna riconoscere la capacità di adattamento delle imprese italiane e quindi anche irpine. E’ venuta a galla la capacità creativa del nostro essere italiani”.
Cosa è accaduto in concreto nella Acca Software in questa fase di ‘resilienza’?
“Per esempio abbiamo iniziato a fare corsi di formazione e di approfondimento anche con i nostri clienti. Approfondimenti sui software, approfondimenti su fronti specifici… e questo è servito anche ad aumentare l’autorevolezza del nostro brand e la capacità di soddisfare le nuove richieste. Sono aumentate la nostra forza e la nostra presenza sul mercato. Da un giorno all’altro abbiamo dovuto inventare nuovi metodi, per rispondere all’emergenza del momento con un lavoro che ci potesse preparare allo scenario futuro e in evoluzione”.
L’evoluzione… la pandemia ha accelerato soprattutto le innovazioni sul fronte del digitale.
“Sì, il settore a livello mondiale è sostanzialmente esploso. C’è stata una grossa crescita degli asset digitali globali. Basta vedere le performance di Amazon, Google e Apple di quel periodo, con il boom di applicazioni come Zoom e via dicendo. Anche per noi sicuramente è stato un momento di enorme crescita, sia professionale che di consapevolezza di come questi nuovi ambiti di lavoro potessero essere organizzati. La nostra forza è stata quella di esserci fatti trovare pronti nel momento in cui si è presentata l’emergenza. Noi eravamo già su questa strada. Il nostro primo software è dei primi anni del 2000. Eravamo già presenti sulle piattaforme digitali, che usavamo con i nostri ingegneri e architetti per costruire progetti ‘avanzati’: progetti intesi non più come disegni, ma come modelli gemelli digitali della realtà. E’ un’attività che si sviluppa proprio su cloud e permette di collaborare tra le varie figure delle imprese coinvolte nel progetto, con chi fa manutenzione, con gli asset immobiliari o infrastrutturali. Quindi tutto è andato nella direzione che stavamo già sviluppando. Sia perché si è accelerato un processo di lavoro che si incentra sulla collaborazione online, sia perché la digitalizzazione del mondo costruito ha avuto un impulso molto forte”.
Di cosa si occupa nello specifico la vostra azienda?
“Noi creiamo piattaforme e modelli che si chiamano Bim. Sistemi informativi delle costruzioni (i ‘digital twin’): modelli digitali della realtà, modelli di ponti, di ferrovie, di autostrade, che corrispondono esattamente a quello che sono nella realtà. Ma non è solo un modello tridimensionale di rappresentazione, ma è un modello che ha un sistema informativo in grado di restituire tutti i dati utili alla progettazione, con un monitoraggio costante dei sistemi sensoristici. Nel caso di un ponte, per esempio, il modello Bim è in grado di ricreare digitalmente tutte le sollecitazioni strutturali che il ponte ha nella realtà”.
Viene in mente il ponte Morandi… la tragedia di Genova…
“Esattamente. Questo software fa in modo che non si ripetano più cose simili”.
Prevenzione, ma anche risparmio.
“Uno dei trend che è stato individuato dall’Europa con il Pnrr è proprio quello di digitalizzare tuti gli asset pubblici per diminuire i costi di gestione. Ed è un trend che dovrà essere la strada dello sviluppo di tutti gli asset fisici. Sarà così. Lo vediamo già oggi con Alexa nelle nostre case: tutti sistemi e device che permettono l’automazione domotica, sensori che danno informazioni a piattaforme digitali. E noi leghiamo i modelli delle costruzioni con queste tecnologie, quindi siamo in grado di controllare a distanza la qualità strutturale per fare in modo che non possa più accadere un altro Morandi. Oppure possiamo monitorare cantieri a migliaia di chilometri di distanza, con modellazioni video in tempo reale per dare un’immagine continua dei flussi. In tutte le nazioni europee c’è l’obbligo di mantenere una certa tipologia di appalti, con modelli digitali anche per un controllo e una manutenzione più accurati”.
Ma la politica, abbiamo visto, può anche ‘deragliare’, come stavamo accennando prima con l’esempio del superbonus.
“Questo è un aspetto che ci ha coinvolto particolarmente. Abbiamo visto una certa evoluzione con il nuovo governo, ma anche con quelli passati. La normativa del superbonus ha dato sicuramente un grosso impulso al settore delle costruzioni, e quindi con un impatto positivo anche per noi che produciamo software per questo settore. Infatti abbiamo continuato anche in questi ultimi anni a crescere sul mercato internazionale. Abbiamo vinto premi proprio per la creazione di questi modelli digitali. Oggi la nostra tecnologia Bim su questi formati aperti è riconosciuta come una delle più avanzate. Abbiamo attirato l’attenzione dei grossi player internazionali sul nostro lavoro, e questo ci permette di essere presenti in una molteplicità di situazioni: recentemente, per esempio, siamo stati in Finlandia per una manifestazione mondiale sulle infrastrutture e sull’open Bim, con l’orgoglio di aver potuto rappresentare a quel livello la nostra terra e le nostre professionalità”.
Quanto e come può influire la politica su questi processi? Per esempio il caro energia causato dalla guerra in Ucraina poteva essere gestito meglio?
“Al di là della tipologia di governo, mi sembra che purtroppo, molte volte, le decisioni politiche siano molto influenzate dalle contingenze. Sembra non ci sia una visione prospettica sulle iniziative che vengono intraprese. Non c’è un programma a lungo termine. Non si cavalcano trend che sulla lunga distanza potrebbero portare benefici. Ed è invece quello che noi facciamo con la nostra azienda. Non sempre si capisce questo. Il caso del caro benzina è stato un altro esempio. Ora speriamo che i nuovi contratti stipulati con i nuovi Paesi e l’uso degli stoccaggi non siano soltanto un momento relativo ad una emergenza, ma l’impulso iniziale di un programma che possa cambiare l’autonomia energetica del nostro Paese. E sappiamo tutti quanto sia importante. Sappiamo che questa è una fonte di vita per molte aziende. Anche noi nella costruzione della nostra sede, abbiamo scelto di essere energeticamente autonomi. Penso che questa scelta non sia solo una moda, ma una scelta essenziale, sia per l’ambiente che per l’economia in generale. Essenziale perché il costo dell’energia, e soprattutto l’impossibilità di farne a meno, mette questo tema alla base di ogni scelta programmatica”.
Quali misure dovrebbero essere adottate in via prioritaria dai nostri rappresentanti politici, locali e nazionali?
“Io sono convinto che l’Italia è una terra con una grandissima risorsa, che sono le persone. Le risorse umane. Anche l’Irpinia ha come risorsa più grande quella delle persone che ci vivono. Oltre l’ambiente, il vino… che sono importanti, certo, ma la migliore di tutte le risorse sono gli irpini stessi, la gente. Perché nella mia esperienza ho sempre potuto incontrare persone tenaci nel lavoro come nessun altro. Persone intelligenti e capaci di sacrificio, legate a principi sani e valori tradizionali. Quindi penso che è questa la risorsa su cui costruire e investire”.
Come?
“Bisogna fare delle scelte. Noi da diversi anni collaboriamo con le scuole del territorio. Attualmente abbiamo decine e decine di scuole con le quali organizziamo corsi online, alternanza scuola-lavoro, e formiamo anche i docenti. E ora stiamo andando anche oltre. Abbiamo scelto di creare delle academy interne alla nostra azienda che preparano i ragazzi, anche neo diplomati che non intendono andare all’università. Abbiamo provato ad analizzare la possibilità di creare IPS sull’informatica, ma la normativa italiana su questo prevede, come spesso accade, una burocrazia molto forte, sia per la costituzione che per il mantenimento, mentre con gli sgravi fiscali sarebbe più semplice gestire il tutto. Quindi serve un grosso lavoro di strutturazione e soprattutto servono anni prima di vedere una persona formata. Noi abbiamo scelto di creare tirocini pagati per formare le persone, con colloqui in ingresso e in uscita, dando poi la possibilità ai ragazzi di avere un attestato di quello che hanno imparato e che possono giocarsi o all’interno della nostra azienda (naturalmente i migliori li facciamo entrare subito) o anche in altre aziende che possono così capitalizzare il nostro investimento fatto su una risorsa umana. Questo percorso è fondamentale per far crescere la singola azienda e di conseguenza il territorio di cui fa parte e il Paese in generale: creare competenze, prodotti più avanzati, e di conseguenza diventare finanziariamente autonomi. Un meccanismo virtuoso che potrebbe aiutarci a competere anche con Paesi che hanno notevoli masse di persone da impiegare, paesi emergenti come India, Cina o Brasile che quindi sono naturalmente più forti in settori come quelli della manifattura: noi dobbiamo puntare sui servizi avanzati, i servizi digitali. Il mondo sta cambiando e chi lo saprà cavalcare potrà assicurare una migliore qualità della vita ai propri concittadini”.
Vede arrivare segnali positivi dalle nuove generazioni?
“In generale si ha poca consapevolezza del fatto che i giovani rappresentano una facilitazione nel cambiamento. Hanno capacità di risposta molto più veloci di quelle di una persona che ha più esperienza. Penso che non ci sia questa considerazione così chiara da parte delle generazioni più adulte. Vengono visti negli aspetti più negativi, ma sono in grado di cambiare più velocemente le cose, sono più potenti in questo. Se noi vogliamo veramente cambiare dobbiamo affidarci a loro. Dobbiamo riconoscere loro questa capacità di cambiare più velocemente, anche per quanto riguarda le abitudini, le modalità consolidate, lo fanno in maniera più leggera. Devono prenderne coscienza anche le vecchie generazioni”.
Quanto potrà incidere il Pnrr a medio e lungo termine?
“Sicuramente tantissimo. Il problema, il mio sentore, è che non so se i tempi potranno essere rispettati. Spero si possa trattare con l’Europa. Non so se questo era già prevedibile all’origine, ma dare come termine di utilizzo il 2026, per spendere una mole di denaro di quella grandezza non è compatibile con la nostra struttura amministrativa. Penso che al contrario ci dovrà essere un modo per procrastinare i tempi. Quindi spero che ci sia ragionevolezza e che i politici siano in grado di modificare queste tempistiche. Già all’origine si poteva prevedere perché non abbiamo la capacità realizzativa necessaria. Se questa trattativa con l’Europa ci sarà penso che alla fine ce la faremo”.
Quali misure sarebbero prioritarie?
“Alcune linee del Pnrr sono molto interessanti. E’ prevista la costruzione di alcune infrastrutture molto importanti, sia per quanto riguarda la rete ferroviaria, che quella autostradale. Ma c’è anche tutto il settore dell’infrastruttura digitale, con l’implementazione di server per lo stoccaggio di dati, i super computer e i data center dislocati in varie parti d’Italia (oltre al sistema centralizzato in Emilia Romagna). Alcune di queste linee saranno importanti per aumentare il livello di networking del Paese”.
Cosa pensa di strutture e organismi istituzionali come la Fondazione Sistema Irpinia recentemente affidata alla guida di Sabino Basso? Quali strumenti può mettere in campo per aiutare le aziende e per favorire una ripresa dell’economia locale?
“Non conosco le attività della Fondazione, ma conosco l’attuale presidente Sabino Basso. So che è una persona molto in gamba, quindi confido nell’uomo. So che le sue attività e le sue aziende sono delle eccellenze, ma anche la sua precedente presidenza di Confindustria è stata illuminata per la provincia di Avellino. Conoscendolo, sapendolo molto propositivo, confido nel fatto che possa trovare la strada buona. Poi so anche che ha la capacità di essere un manager molto aperto e attento alle potenzialità di una collaborazione con gli altri attori della scena economica e finanziaria. Per quanto mi riguarda, avendo esperienza del mondo digitale, cavalcherei questo tipo di canale. E’ quello che facciamo noi alla Acca Software, quindi penso sia molto importante individuare target specifici e direzionare in maniera mirata le promozioni, puntando anche su forme di internazionalizzazione della promozione dei prodotti e del territorio”.
Con la sua azienda sta dimostrando che i nostri manager possono competere ad armi pari con i colleghi del Nord Italia e a livello internazionale: qual è il segreto di questo successo?
“Bisogna sapere esattamente dove si vuole andare in base a quello che sarà quasi sicuramente lo sviluppo del mondo e del genere umano. Questo significa essere vincenti perché si creano soluzioni ai bisogni che ancora non sono completamente visibili nella realtà. E quando si paleseranno si avrà già la soluzione. E’ questo il segreto della nostra esperienza. Avere una visione e tentare di realizzarla. Farsi trovare pronti quando quella visione diventa la realtà. Ed è un cosa continua. Viviamo sempre in una realtà virtuale, viaggiamo guardando con gli occhi al futuro; il prodotto che lanciamo oggi è già passato. Dobbiamo costruire sempre qualcosa di nuovo”.
Gianluca Rocca – www.nuovairpinia.it