Apologia del “Vaffanculo”

di Rocco Dell'Osso

A volte ce la teniamo dentro, per evitare discussioni, perché ci sembra poco educato, perché abbiamo timore del nostro interlocutore; eppure il potere liberatorio del “vaffanculo” è impressionate. Il vaffanculo è terapeutico, come il sesso e la musica.

Il vaffanculo non è più un insulto e non è offensivo. E’ la cassazione a dichiararlo (sentenze n. 27966/2007 e 3931/2010), precisando però che l’epiteto è tollerabile solo se scambiato fra pari. L’uso inflazionato di tale parola ha determinato un impoverimento della sua valenza offensiva, tanto da togliervi ogni rilievo di carattere penale; Un modo più colorito e immediato per dire non infastidirmi, non voglio prenderti in considerazione, lasciami in pace. Insomma, proprio perché lo dicono tutti, non è più reato.

Anche il presidente dell’Accademia della Crusca (Francesco Sabatini), la più autorevole istituzione linguistica italiana e tra le più prestigiose al mondo, ha argomentato che il ripetuto utilizzo del “vaffanculo”, anche in famiglia, lo ha fatto scadere, da offesa che era, a esclamazione volgare o di cattiva educazione, paragonabile a un blando “vai a quel paese”. Perfettamente in sintonia è anche Michele Cortelazzo, docente di grammatica italiana, secondo il quale il “vaffanculo” non è che una espressione per indicare un moto di stizza e quindi non ha più carica offensiva.

In ultimo, pure le scienze mediche riconoscono una funzione terapeutica al vaffanculo, soprattutto la branca afferente la gastroenterologia. Ansia, contrarietà, rabbia, sono emozioni che inducono disturbi gastrici. Così bruciori e infiammazioni sono sintomi di emozioni trattenute che ribollono internamente; Ogni volta che non diamo spazio “fuori” a queste emozioni, inevitabilmente saranno loro a farsi spazio “dentro” di noi.

La psicosomatica insegna che ogni sentimento inespresso provoca malessere.

D’altronde è noto che la gente non nasce depressa; Lo diventa a forza di trasformare i vaffanculo, in silenzi. Quindi, meglio un vaffanculo oggi che una gastrite domani.

Addirittura qualche gastroenterologo suggerisce che il vaffanculo è come l’aspirina: serve un po’ a tutto e un po’ a niente, ma ti fa sentire subito meglio.

La potenza del vaffanculo però conquista proprio tutti; Un vaffanculo ricevuto non si dimentica, arriva con la carica di un discorso intero e comunque identifica un certo interesse nei vostri confronti, magari momentaneo e non proprio di stima e affetto.

Al vaffanculo non si riesce a resistere, sia quando lo ricevi perché ne rimani coinvolto, sia quando lo dai, perché è arrivato il momento di esprimere un concetto che non può essere contraddetto.

Ma non bisogna essere smaniosi. Non si deve essere ansiosi nel dichiararlo, perché il vaffanculo arriva preciso e potente solo quando è giunto il momento perfetto; Quando esce dal corpo da solo, nonostante voi stiate cercando di ricacciarlo in gola disperatamente. Vaffanculo è la parola perfetta!

D’altronde, come diceva Schopenhauer, l’insulto è un giudizio abbreviato, deve a maggior ragione essere breve e incisivo.

Per concludere quindi, quando dici “vaffanculo” esegui un atto spirituale (l’ultimo in effetti!) perché ti arrendi, lasci andare la presa sulle cose, smetti di resistere; l’energia torna a fluire dove prima  era ferma e riprende il flusso naturale della vita stessa.

Quando dici “vaffanculo” smetti di fare ciò che non vuoi, finalmente fai quello che hai sempre desiderato di fare; smetti di dare retta alla gente e ascolti solo te stesso.

Rocco Dell’Osso


(da Fuori dalla Rete, Luglio 2018, anno XII, n. 4)

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