Lo spopolamento delle aree interne corre ormai a velocità supersonica. È un fenomeno che colpisce indistintamente tutta la penisola. Del resto nell’analisi dei fenomeni demografici – secondo l’Istat – il territorio è un fattore determinante: le sue caratteristiche, anche geografiche, infatti, condizionano la permanenza o meno della popolazione. In base alla mappatura relativa al ciclo di programmazione 2021-2027 della SNAI, le aree interne comprendono 4000 Comuni, il 48% del totale, territori vulnerabili nei quali i fenomeni come l’invecchiamento della popolazione e l’ abbandono dei territori a causa delle migrazioni, sono più rilevanti.
Le previsioni sul futuro confermano lo spopolamento in atto. Sempre secondo l’Istat tra 10 anni quasi il 90% dei Comuni delle Aree interne del Mezzogiorno subirà un calo demografico, con quote che raggiungeranno il 92,6% nei Comuni più isolati. Se da un lato questi dati, paradossalmente, ci confortano perché dimostrano come il fenomeno non sia circoscritto alla nostra provincia, dall’altro non deve essere una scusa per non cercare soluzioni che possano quantomeno arginare il problema. Per farlo però bisogna studiare il fenomeno, andare alla radice del problema, capire le cause, cosa che spesso non accade altrimenti non si spiegano alcune “ricette” proposte, come nel caso del deputato Alessandro Caramiello (M5S), che ha condiviso la sua proposta con il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci.
«In sostanza – spiega Caramiello in una nota – si prevede un ripopolamento delle aree interne della Campania, e delle regioni limitrofe, in caso di eruzione del Vesuvio e non un drenaggio incontrollato verso le regioni settentrionali. Inoltre, abbiamo riferito che ad oggi esiste un surplus abitativo di circa 165mila alloggi disponibili nelle sole zone interne campane, pronte ad ospitare i vesuviani. Dunque l’auspicio è quello di trasformare realmente questa emergenza in un’opportunità di sviluppo delle aree depresse».
Riempire i vuoti con le emergenze: questa, semplificando, pare essere la soluzione proposta. Ma proprio in virtù del fatto che quelle persone si sposterebbero in caso di emergenza, una volta ritornata la normalità ritornerebbero alla propria vita con il risultato di ritrovarci di nuovo punto e daccapo. Non è possibile immaginare di ripopolare le aree interne senza riportare i servizi: la scuola, i presidi sanitari, i collegamenti materiali e immateriali e senza creare possibilità di lavoro per chi ci vive. Non voglio pensare che la soluzione proposta dalla politica sia quella di combattere lo spopolamento delle arre interne sperando in un eruzione vulcanica.
Giulio Tammaro
(da Fuori dalla Rete Marzo 2025, anno XIX, n. 1)