Cittadina di vetusta vetustà,
sdraiata all’ombra
di solenni frassini ed ontani;
di faggi annosi
e d’odorosi abeti e pini;
Tu ben meriteresti
L’ onor d’essere chiamata
La “Piccola Firenze d’Irpinia”;
perché
anche dal tuo grembo fecondo
vennero al mondo
uomini d’ingegno;
fratelli, figli e nipoti,
quasi tutti
di Dante, di Leonardo e di Michelangelo;
pittori, scultori e musicisti;
medici poeti e giuristi;
frati, sacerdoti e Vescovi;
Apostoli e tribuni,
teologi e predicatori…
Molti illustri,
moltissimi ignoti,
ma certo degni tutti,
degni assai
di più estesa fama.
Bagnoli
che pur strade e ponti,
ville e case possiedi,
dal mio Genitore
disegnate e costrutte;
in verità ti dico
che solo dal tuo Belisario
io appresi la tua Storia,
e le tue innumere
bellezze naturali,
e i tuoi artistici tesori;
Egli mi fece conoscere
ed amare
i tuoi monti, le tue acque,
i tuoi orti, i tuoi burroni;
e il tuo altipiano Laceno,
con l’incantevole lago
e le sue mistiche leggende.
Piccola Firenze d’Irpinia,
sì, t’amo!
… Perché sotto il tuo cielo
nacque,
e nella tua terra è sepolta
la santa Mamma mia.
…Perché fra le tue mura
vissi, godetti e soffrii
la mia precoce fanciullezza.
Perché tu mi donasti
le mie ispirazioni
d’arte e di poesia.
Perché nel tuo Duomo
feci la Prima Comunione,
e piansi e pregai
per la Madre mia…
Perché, infine, tu mi desti
il mio primo, vero Maestro!
Ch’era un filosofo Platoniano
Con cuore di Cristiano:
parco nel parlare
di cose frivole e vane;
eloquente, ispirato,
libero e veggente
nello scrutare
del Creato
le bellezze, ed i misteri
della vita e della morte.
Ch’era fisico, chimico,
matematico, astronomo,
numismatico, archeologo,
filatelico e paleografo;
ma soprattutto, egli era
Maestro di Vita;
Uomo di Dio, egli era.
Sì, solo quando
fui da lui
assai, assai lontano;
sol quando conobbi
i trionfi decorati savi della terra,
io misurar potei
la sua statura eroica.
E potei alfin comprendere
perché
pur con le robuste
ed ampie ali
ch’ebbe da natura,
seppe e volle frenare
ogni insano volo.
E perché
agli onori, alla ricchezza,
alla gloria
di questo mondo,
egli preferì,
in letizia francescana,
la pace del suo borgo
e la contemplazione
delle Supreme Sfere,
nei cieli sconfinati
dello Spirito e dell’Amore.
A te, Maestro,
dall’aspro esilio
dov’è carcerato il mio corpo,
vola
l’edace mia anima libera.
Vola
a spargere
sulle zolle, ancor umide,
della tua fossa,
i semi
dei fiori più vermigli,
coltivati nel giardino
delle memorie più sacre.
Vola
a trapiantare
ai lati della grezza Croce,
che porta scritto
il tuo nome,
due virgulti
di Lauro-Quercia,
svelti nella foresta
del mio pensiero,
da quell’albero
sempre verde
che tu, Maestro,
nella più propizia
primavera della mia vita,
con la tua mente sapiente
innestasti.
Vale, Maestro!
Umile nella tua grandezza.
Grande nella tua umiltà!
Onorio Ruotolo