Bagnoli, e la crisi politica permanente

di Antonio Camuso

Agosto 1914, quando a Bagnoli era già scoppiata la Prima Guerra Mondiale.


Compito di chi fa ricerca di storica è, nel suo lavoro, cercare di non farsi coinvolgere da giudizi personali e dalle proprie convinzioni politiche ma, adeguandosi alle moderne metodologie di studio della Storia, deve entrare nel contesto sociale e culturale in cui si sono sviluppati gli avvenimenti in questione, comprendendo la complessità del comportamento umano.

Diversamente risulterebbe incomprensibile spiegarsi come in contesti sociali di comunità relativamente piccole, quali ad esempio Bagnoli Irpino, la lotta politica, con le ripercussioni sull’amministrazione pubblica, sia così fortemente accesa e caratterizzata da un marcato personalismo.

Per esser chiari, Bagnoli non è la sola in questa situazione, tra i piccoli paesi della nostra Irpinia, e qualcuno potrebbe accusarmi di calcare il dito nella piaga, per campanilismo, essendo originario montellese pur risiedendo a Brindisi.  La mia smentita è dettata dal sentimento di rispetto e di affetto nei confronti del popolo bagnolese e che si è accresciuto da quando ho iniziato a lavorare nella catalogazione dell’archivio della signora Marisa Cione.

Questa è stata per un’occasione che mi ha permesso di entrare, se pur in punta di piedi, nelle case, tra i banchi delle aule scolastiche e quelle comunali, dove in quasi mezzo secolo (dagli inizi del ‘900 al 1950) hanno vissuto, studiato e amministrato diverse generazioni di bagnolesi.

Senza entrare nel merito dei motivi dell’attuale crisi comunale, non posso non ammettere che sono rimasto sconcertato come, in piena pandemia, un paese come Bagnoli Irpino sia stato costretto a subire l’ennesima crisi amministrativa.

A cercare di rincuorarmi o meglio a darmene una ragione, è stato proprio questo mio scavare da vecchia talpa nell’archivio della signora Marisa Cione che ringrazio, per la sua disponibilità a concedermene l’accesso.

Nello scorso mese di giugno ho iniziato a lavorare alla sua emeroteca storica, ricca di circa un migliaio di giornali e riviste pubblicate nei primi cinquanta anni del secolo scorso.

In una di queste e in particolare il giornale “La Provincia” stampato ad Avellino e datato 13 agosto 1914, ho trovato l’ennesima corrispondenza “al peperoncino” sulla vita politica e amministrativa del Comune di Bagnoli Irpino.

Nel leggere quelle pagine consunte, ingiallite dal tempo, ho avuto l’impressione che esse fossero opera di uno scherzo di un falsario buontempone, capace di farmi ritrovare le stesse parole e animosità in altre identiche crisi bagnolesi nel Novecento e che, a quanto pare, oggi ritroviamo, se pur con i dovuti distinguo, sui social che si occupano dell’attuale.

Questo mio contributo ha l’intenzione di farci riflettere, bagnolesi e non, con il sorriso sulle labbra, grazie all’autoironia.

Entrando nel merito dell’articolo la cosa che più colpisce, è una certa similitudine temporale tra avvenimenti traumatici di carattere nazionale e internazionale e l’accendersi dell’animosità politica bagnolese.

 In quel lontano agosto 1914 gli eserciti dell’Intesa (Austria-Ungheria e Germania) marciavano contro la Serbia e gli Alleati e l’anno successivo, nel 1915, l’Italia volle contribuire con oltre 500.000 morti e altrettanti invalidi, alla inutile carneficina di milioni di giovani vite nelle trincee di tutta Europa.

 Eppure a leggere quella corrispondenza da Bagnoli, dell’agosto’14, sembra che cannoni e mitraglie avessero deciso di aprire il fuoco anticipatamente, ma per colpire, non avversari coll’elmetto chiodato, bensì civili che vestivano i panni del farmacista del paese accusato di barattare come voto di scambio qualche medicinale, o qualche negoziante, o ancora parroci e maestre che, forti della loro influenza su credenti e fanciulli, facevano opera di persuasione elettorale.

Oggi la Pandemia, ritenuta un anno fa un male passeggero, “- una semplice influenza”- continua a far sentire i suoi denti aguzzi sull’intera Umanità e segnali d’insofferenza contro le scelte imposte dai governi, vanno moltiplicandosi con il rischio che quei meccanismi di coesione solidarietà possano incrinare il nostro tessuto democratico.Un tessuto che regge perché ha delle basi permeate e diffuse nel nostro vivere quotidiano, basato sul confronto, anche aspro, ma che dinanzi al “nemico alle porte”, ha bisogno di trasformarsi in condivisione di responsabilità e superamento dei personalismi.


LA PROVINCIA

(Amministrazione e redazione  in via Due Principati n 14)

Anno XXVII , n.25

Avellino 13 agosto 1914

(Archivio Storico Bendetto Petrone , fondo Marisa Cione, Bagnoli I.)

Da Bagnoli (S.) Ritardata – Alla fine, una manata di fango, vergognosamente gittata su questo infelice paese, ha chiuso il periodo della lotta amministrativa. Non poteva avvenire il contrario; una causa dissolvitrice doveva necessariamente produrre effetti deleteri. L’odio e la personale vendetta, la menzogna e l’intrigo, il pettegolezzo ed il sopruso non potevano partorire che fango, e fango, purtroppo, è caduto a piene mani su Bagnoli!!

Che una trasformazione radicale del Consiglio comunale, per moltissime ragioni, avesse dovuto avvenire, era nel desiderio di tutti, era idea prima d’ogni buon cittadino, e noi non fummo secondi a nessuno nel caldeggiarla. Il nostro concetto, però, era ben chiaro e definito: formare un’amministrazione di giovani elementi, capaci ed energici che unitamente avesse avuto per finalità il bene del paese, senza inutili querimonie sul passato: ecco quanto si desiderava. Amaro disinganno!

Oggi, gittando l’occhio sulla lista dei novelli amministratori, eccezione fatta di qualche nome, ci sentiamo fremere di sdegno e dubitiamo se davvero costoro hanno voluto fare sul serio, oppure la loro cieca ed informe aberrazione mentale, non l’abbia spinti al punto di fare del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, della luce e delle tenebre, un confusionismo imperdonabile e vergognoso.

Noi non abbiamo che da raccogliere in un fascio i giudizi disperati e i propositi bellicosi di quelli che hanno voluto salire il Municipio per farci un concetto esatto della loro nullità. I progetti più inattuabili, le riforme più impossibili, i favori più assurdi, le vendette più indecorose formano il loro programma, sul quale si è credulo di basare quel cemento di mutua stima, di rispetto reciproco, di solidarietà infrangibili che finora, almeno in apparenza, li ha affratellati. Diciamo finora, poiché siamo sicuri che domani la lotta si inizierà appunto fra le loro fila; le prime scaramucce si avranno fra le membra dello stesso corpo, e, per quella legge ineluttabile che governa cause ed effetti, la loro ibrida unione sarà minata dalle stesse sue forze, infrangerà contro la propria impotenza ed incapacità. Già i primi disagi incominciano a sentirli quelli che hanno lanciato il popolo alla lotta per personali vendette ed hanno barattato il nome e la dignità del paese così come si baratta un medicinale o una bottiglia di liquore. Non sì può  trovare, nientedimeno, nella loro lista, una persona che assuma la carica di sindaco! Pare impossibile, eppure è cosi. Non sappiamo dire quanto volte, in questi giorni, siamo stati presi da vergogna, nel vedere l’inutilità degli sforzi fatti per trovare il candidato. La scelta è caduta su Tizio e su Caio senza venir a nulla di concreto. I factotum di ieri, e inutile nasconderlo, hanno paura di assumere tale responsabilità di fronte al popolo, al quale debbono pur dar conto dei passati predicozzi, a base di promosse irrealizzabili. Chi sarà, dunque, il capro espiatorio? Per quella conoscenza che crediamo d’avere di certe avatiche ambizioncelle di alcuni, che si sono sempre spinti alla,caccia delle cariche veramente personali ambizioni, poco curandosi delle responsabilità, potremmo, fin da ora, indicarne il nome. Ma, a che prò? Dopo quanto è avvenuto, non ci farebbe meraviglia se, nel gabinetto del sindaco, s’introducesse addirittura la mezza canna, la piroccola, o, magari, la lesina ed il descetto.

Sentiremmo poi tutta la nausea, e troppo grande sarebbe lo aforzo penoso per noi se volessimo, per poco, sollevare un lembo del velo che ha avvolto la nomina del consigliere provinciale. Oh! no, noi non trascineremo sulle colonne d’un giornale, a pascolo di chi ignora i fatti, nomi rispettabilissimi, dinanzi ai quali, per sentita stima ed inteuso affetto, c’inchiniamo. Però, coloro che, calpestando ogni sentimento di amor di patria, di parentela e di amicizia, hanno voluto compiere l’infamia, unicamente per odio persunale, sappiano che l’ora delle rivendicazioni morali suonerà terribile per essi, e non sarà certo il loro consigliere provinciale che li salverà dall’ira popolare, indice dell’indegno mercato compiuto a danno di questa terra, che, per quasi mezzo secolo, ha serbato un posto non ignorato nella provincia d’Avellino. I ciechi, disillusi, che andarono alle urne come sotto l’ebetismo dell’addormentato ed ai quali tremò la mano nel presentar la loro scheda, questi dovranno, alla fine, aprire gli occhi, e saranno occhi iniettati di sangue. Per noi, che non abbiamo nebbia al cervello, le ultime elezioni sono state la rivelazione d’un fatto giammai verificatosi in Bagnoli, vale a dire l’abisso nel quale possa precipitare un popolo nelle nuove lotte, allorché è capitanato da uomini di principii non sani. Quaudo si pensa che anche la scuola e la chiesa sono state asservite alla montatura della baracca odierna, é detto tutto! Parroci e maestre, che arrivano al punto di dimenticare la loro alta e nobile missione, per conquistarsi una popolarità, che giammai hanno avuto, e diventano strumenti di propaganda per una causa sbagliata, segnano l’ultimo scalino della demoralizzazione delle coscienze ! Per conto nostro, dopo di aver compiuto il nostro dovere come cittadini e uomini di principii, abbiamo voluto esporre i fatti obbiettivamente considerati, perchè non si dica che tutti quanti qui siamo, abbiamo dato a pigione il cervello. Da oggi innanzi, rimanendo sulla breccia, considereremo gli eventi e misureremo gli effetti.

Antonio Camuso (Archivio Storico Benedetto Petrone)

(da Fuori dalla Rete, Agosto 2021, anno XV, n. 4)


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