Assume i contorni di un thriller l’aggressione subita mercoledì scorso dall’ex parà della Folgore Massimiliano Festa. Avellinese, 49 anni oggi dipendente del Ministero della Difesa, Festa vive a Bagnoli Irpino, dove l’altra sera è stato immobilizzato all’esterno della sua abitazione da due uomini: «Poi hanno tentato di lanciarmi nella mia auto in fiamme». E hanno fatto perdere le loro tracce.
Ora, del suo pick-up, un Mitsubishi L200, resta solo la carcassa: «È successo verso le sei di sera. Ero a casa, ho sentito dei rumori e sono uscito fuori: c’è stato un parapiglia. Mi hanno preso uno per gli avambracci e l’altro per le caviglie, mi hanno portato fuori. Volevano buttarmi sulla macchina che bruciava. Ma poi uno dei due mi ha mollato, forse perché si è scottato». Sui fatti indagano i carabinieri, anche se Festa, dopo essere stato al pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi, non ha sporto formale denuncia: «Sono stato sentito dai carabinieri quando ero ancora sotto choc. Comunque la denuncia è un aspetto che stanno valutando i miei avvocati. Io ho altre priorità: tutelare i miei figli e guarire dalle ferite, anche se le cicatrici più profonde non sono quelle fisiche».
Restano, dunque, troppi lati oscuri in una vicenda che assume i contorni del thriller. E Festa nel genere si è cimentato da scrittore con Pioggia salata (Independently published, 576 pag., 18,72 euro), best seller su Amazon nella categoria, appunto, «Thriller su assassinio». Un libro che ha cominciato a far discutere parallelamente alla sua diffusione, lenta ma inesorabile. La pubblicazione indipendente di Pioggia salata è stata osteggiata anche dal colosso di Bezos che ha pubblicato il libro declinando ogni responsabilità sul contenuto. Nel romanzo, Festa racconta la sua vita nei paracadutisti, le missioni in Kuwait e in Iraq alla fine degli anni 90, i civili ammazzati dagli americani, la storia che ritiene veritiera di una figlia segreta di Vladimir Putin, l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e quelli di due parà: Lorenzo D’Auria che lavorava anche per il Sismi, ucciso in Afghanistan nel 2007, e Marco Mandolini, massacrato nel 1995 a Livorno. Dietro quelle morti Festa vede interessi Usa, prove zero ma ipotesi tante. «Non credo che il libro c’entri qualcosa con l’aggressione», dice. «Ho una sola certezza: erano dei professionisti, personale altamente addestrato. Aspetto che notai già quando vennero a minacciarmi nella scorsa estate».
Dunque, c’è pure un precedente: «Sì. E uno dei due individui che mi hanno aggredito è lo stesso che mi minacciò a luglio facendo riferimento al libro, poco prima della pubblicazione. Ma potrebbe anche essere la vendetta di uno stalker che ho fatto arrestare un anno fa». Festa teme altre ritorsioni: «Non lo escludo, perché queste persone sanno che io conosco fatti circonstanziati che metterebbero fine alle loro prestigiose carriere». Il mistero attorno ai fatti di mercoledì è fitto.
In attesa degli sviluppi dell’indagine, tutto rimanda alla pubblicazione del romanzo no-fiction di Festa. Rispetto al quale diverse case editrici hanno fatto un passo indietro: «Lo volevano pubblicare ma eliminando nomi e riferimenti espliciti a crimini indigesti alla politica ed ai vertici dell’intelligence». Il pure Ministero della Difesa ha provato a bloccarlo. Ma allora cosa c’è in quelle 576 pagine di così sconvolgente? Uno specchio sul quale vedersi riflessi, tenendo tra le mani una chiave pericolosa. In un attimo, lo specchio si disintegra e si trasforma in una porta trasparente affacciata su un precipizio vertiginoso, dove fluttuano verità inquietanti. Festa unisce i puntini ricostruendo a posteriori uno scenario. Ilaria Alpi, Marco Mandolini e Lorenzo D’Auria, sono solo alcuni dei delitti citati. «Conobbi Ilaria due anni prima che morisse. Lorenzo D’Auria, ex tiratore scelto pure lui, era un mio carissimo amico. Con Mandolini, erano paracadutisti della caserma Vannucci ed agenti segreti del Sismi». La scorta dei paracadutisti sottratta alla giornalista inviata a Mogadiscio di cui ancora oggi non si conoscono assassini, movente e mandanti dopo le revisione del processo del 2016.
E poi morti sospette, annegamenti nella vasca da bagno, gente uccisa, “suicidata”. Uno scenario da lista di Golda, degna del Mossad israeliano. E poi la femme fatale: una donna russa che diventa il centro del romanzo fino al coup de theatre che tira in ballo anche Putin. Il racconto da spy story diventa cronaca. Da qui la spinta a mettere tutto nero su bianco: «Ho ricevuto minacce sia prima sia dopo la pubblicazione»
Antonello Plati – Il Mattino 22-01-2025