L’esperimento politico di Ernesto Di Mauro, 24 anni, studente di Medicina: “Basta con le sigle, creiamo un contenitore”
di ROBERTO FUCCILLO
“A dicembre apriamo una sede, nel centro del paese, e ci piazziamo una bella bacheca fuori, per annunciare le iniziative, come si faceva una volta nelle sezioni”.
Pare un rumore di fondo dai lembi estremi dell’universo politico. La location è Bagnoli Irpino, paesino di poco più di 3000 anime nell’Irpinia profonda. Il “blade runner” a caccia di partiti replicanti si chiama Ernesto Di Mauro, 24 anni, studente di Medicina a Napoli. Stufo della sinistra atomizzata, ha fondato nel suo paese una associazione e l’ha chiamata “Giovane sinistra”, per raccogliere tutti coloro che le vecchie tessere non le riconoscono più. “Abbiamo aperto a maggio. Oggi noi contiamo 100 iscritti, il Pd in paese ha 20 tesserati”.
Di Mauro, non è che anche la sua associazione rischia di diventare un altro gruppuscolo?
“Tutt’altro. Do un’altra cifra: a Bagnoli Irpino la sinistra storica aveva uno zoccolo duro di circa 800 voti su 2000 elettori. Il 4 marzo la somma di Pd, Leu e Potere al popolo non arrivava a 400. Si sono resi conto in tanti che così non si poteva andare avanti”.
E quindi?
“Quindi basta con le sigle. Ho chiesto a tanti miei amici che pure militavano nel Pd o in altre forze di provare a dare un segnale, di creare un contenitore”.
Ma lei era nel Pd?
“Mi ero iscritto nel 2013, ma poi sono uscito subito dopo la vittoria di Renzi alle primarie. Mi era già chiaro allora che Renzi significava lo scollegamento dal popolo della sinistra. Lo dicevo alle riunioni, spesso mi ridevano in faccia. Ora molte di quelle persone, con cui siamo rimasti amici, mi dicono che avevo ragione. E abbiamo avuto anche una sorpresa”.
Quale?
“Sono venute da noi tante persone che davvero avevano rinunciato da tempo a fare politica. Così oggi abbiamo una doppia linea: la tessera normale, dai 16 ai 41 anni, e poi una per i senior”.
Insomma, avete riaperto uno spazio di discussione per la sinistra.
“Abbiamo già fatto una “Festa” in paese a agosto, col titolo “Sinistra punto a capo”. Poi una iniziativa ecologica, una giornata per ripulire l’altopiano del Laceno. Stiamo spingendo altri ragazzi dei Comuni vicini – Montella, Nusco, Lioni – ad aprire anche loro una associazione di questo tipo, per fare rete. E il 23 dicembre daremo il benvenuto al Natale con un convegno sul tema che qui ormai è quello dominante, lo spopolamento: fra morti e emigrati in Irpinia ormai viaggiamo al ritmo di 2000 abitanti in meno l’anno”.
Ma volete riportarli in sezione.
“Non c’è altro da fare. Bisogna riportare la gente a discutere. Basta con i social fuorvianti”.
E il congresso Pd?
“Continuo a seguirne le evoluzioni. Ma ora ci vorrebbe una svolta. Oppure non resta che portare la croce”.
E’ un endorsement per qualcuno dei candidati?
“Tutt’altro. A parte i candidati, mi sembra che non ci sia l’idea di partito se non si parte da una seria analisi di quello che è successo. Non parliamo poi di Leu. Non si capisce proprio come una forza che ha ottenuto il 3 per cento si divida in infinitesimi. Anche Potere al popolo e Rifondazione, ma come si fa? La gente non capisce, mi sembra un assurdo, prima dal punto di vista della logica che da quello politico. Forse noi qui a Bagnoli Irpino siamo trent’anni avanti. Io ricordo anche la campagna elettorale di marzo. Ci si perdeva in posizioni estreme, anche contrapposte. Ora non ha più senso. Puntiamo a un contenitore in cui ognuno deponga un po’ le sue lance, e ciascuno smussi i suoi spigoli. E il nostro appello va anche a coloro che hanno votato per i Cinque stelle: vale la pena ancora votarli, dopo aver sopportato la nascita di un governo di questo tipo?”.
Però il logo dell’associazione è una immagine dai “Diari della Motocicletta” del Che. Avete già qualche idea chiara…
“In verità abbiamo scelto la moto come simbolo di un viaggio che inizia. Diciamo che lui partì dalla Bolivia per scoprire il Sudamerica. Noi partiamo da Bagnoli Irpino per vedere dove riusciamo a arrivare. Di certo tenendoci lontano da quel vento di destra che ha gonfiato anche le vele della sinistra con la svolta neoliberista, le liberalizzazioni eccessive, l’abolizione dello Statuto dei lavoratori, il jobs act e così via”.
Dal sito www.napoli.repubblica.it