Bagnoli Irpino prima dell’anno Mille: una svolta spaziale?

di Federico Lenzi

Negli anni 30 del secolo scorso una brocca ed una macina risalenti al IV secolo avanti Cristo furono rivenuti in località Patierno. I resti di una villa e svariati frammenti emergono dal terreno in località Cuneci. Inoltre, si ha notizia di resti di tombe e frammenti anche nelle vicine aree di S. Iuorio e S. Potito.[1] La toponomastica locale identifica l’area come “Valle Romana”. Non si hanno notizie certe sulle origini del nome, ma i rinvenimenti archeologici sembrano indicare antiche conoscenze andate perdute nel corso dei secoli. Gli studi sulla cultura popolare del compianto Prof. Russo ci confermano come il nome Patierno derivi da ager-Paternus: la terra dei padri. [2]

Avevamo parlato di questi temi in un’intervista all’Archeologa Gabriella Colucci Pescatori sulle pagine di questo giornalino nel lontano novembre 2014. [3] Si era concluso come nell’area non siano mai state condotte ricognizioni e campagne di scavo per mancanza di fondi. Tuttavia, si suggeriva come l’area di Patierno possa celare interessanti novità per la ricostruzione della storia sannitica. La mancanza di risorse finanziarie non ha impedito ai ferventi amanti della storia locale di perseguire la propria curiosità. Negli ultimi anni abbiamo letto svariate tesi sulla posizione e la storia della Bagnoli antecedente l’anno mille.

A un decennio da questa intervista molte cose sono cambiate. Costosissime campagne di scavo possono oggi essere sostituite da rilevazioni satellitari e intelligenza artificiale. Ad esempio, la presenza di mura, strade e pavimenti ha certamente influenzato l’accumulo di detriti nel corso dei secoli. Questo permette di individuare dei dislivelli geometrici nelle asperità del terreno. La tecnologia LIDAR permette di mappare l’altezza del suolo ad alta precisione (pochi cm) e risoluzione (<1mt). Allo stesso tempo, le rovine pongono un limite alle radici della soprastante vegetazione influenzandone tipo e colore del fogliame. Entrambi questi dettagli sono oggi catturati dai satelliti in orbita e distribuiti gratuitamente ai ricercatori. Stessa cosa dicasi per l’umidità del suolo, o per la velocità delle onde radio riflesse dal terreno. Simili dati possono essere combinati ad informazioni geografiche sul rinvenimento di cippi e reperti, alla conoscenza storica di eventuali strade/ruderi e a rilevazioni delle proprietà geofisiche dell’area. [4]Successivamente, gli algoritmi sono in grado di fornire la posizione di eventuali ruderi e una prima ricostruzione in 3d di quanto interrato.

Quello che potrebbe sembrare fantascienza è una realtà molto più vicina di quanto si possa pensare. Infatti, lo scorso giugno (2023) è stata pubblicata la mappatura dell’area archeologica di San Pietro Infine (Caserta) usando soltanto dati LIDAR e rilevazioni geomagnetiche del terreno. [5] Oppure possiamo guardare ad una notizia riportata lo scorso ottobre (2023) dalla CNN: satelliti spia americani riuscirono a mappare antichi forti romani, mentre cercavano costruzioni sotterranee nel corso della guerra fredda.[6]

Un’area archeologica sarebbe certamente un plus per un paese dichiaratosi a vocazione turistica. Infatti, garantirebbe flussi in bassa stagione ed alzerebbe il livello medio dei visitatori. Le moderne tecnologie possono permettere di mappare quanto presente al di sotto del nostro territorio senza colossali investimenti economici. Questo alzerebbe drasticamente la probabilità di ottenere finanziamenti per futuri scavi ed interventi mirati. Dati i costi di realizzazione e manutenzione di un’area archeologica, un’alternativa potrebbe essere quella di realizzare una semplice ricostruzione 3d per un museo virtuale. In questa struttura si potrebbero esporre solo i pochi frammenti facilmente reperibili in superficie.

Un buon modo per iniziare il progetto potrebbe essere una borsa di studio per la miglior tesi di magistrale/dottorato sul tema, presso le locali facoltà di archeologia ed informatica. Sebbene i dati satellitari siano per lo più gratuiti, un lavoro simile a quanto realizzato a Caserta richiede innumerevoli ore al pc per la pulizia e la rifinitura delle immagini. Sponsor di una simile iniziativa potrebbe essere sia il comune e che le locali imprese turistiche.

Note

  1. https://books.openedition.org/pcjb/1447?lang=en
  2. http://www.palazzotenta39.it/public/archives/78651
  3. http://www.palazzotenta39.it/public/archives/52104
  4. https://researchoutreach.org/articles/archaeology-space-using-earth-observation-data-unearth-past/
  5. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2352409X23001888#f0015
  6. https://edition.cnn.com/2023/10/25/world/roman-forts-spy-satellite-photos-scn/index.html

Federico Lenzi

(da Fuori dalla Rete giugno 2024, anno XVIII, n. 2)

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