L’emergenza epidemiologica da COVID-19 (Coronavirus) ha indotto il 30% delle imprese italiane a ricorrere ad una modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte da remoto. Parliamo di “smart working”, termine entrato d’imperio nel linguaggio comune. Secondo un recente studio condotto dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, gli smart worker sono circa 570.000, in crescita del 20% rispetto al 2018. Anche le parole “didattica a distanza” sono ormai pronunciate quotidianamente nelle case degli italiani, indicando una metodologia d’istruzione che mette in discussione le competenze digitali tanto dei docenti quanto dei genitori. Il cambio di paradigma che, innegabilmente, modifica la relazione tra gli elementi che costituiscono la concezione del lavoro e dell’apprendimento, è modulato da Internet. Molto semplicemente, questa “entità” è la rete globale di collegamenti informatici che consente ai suoi utenti di inviarsi reciprocamente pacchetti di dati digitali. Immagini, documenti, musica, filmati e persino comandi, viaggiano sulle reti telematiche come veicoli sulle strade. Più le strade sono larghe, più è cospicuo il numero di veicoli che possono transitarvi in contemporanea ed a velocità sostenuta. Perciò quando parliamo di rete a banda ultra larga e di tecnologia LTE, facciamo riferimento alle autostrade “telematiche” convenzionali più grandi realizzate fino ad oggi. Diversi studi delle università britanniche hanno ampiamente dimostrato quanto una connessione internet ad alta velocità è fondamentale per rimuovere gli ostacoli che spazio e tempo pongono alla comunicazione e allo scambio di dati. Si può dunque affermare che la velocità della rete è da considerarsi quale fattore discriminante nella società contemporanea. Non navigare in rete con una velocità adeguata vuol dire essere tagliati fuori e precludersi opportunità.
Il fenomeno del “digital divide”, ovvero la mancata uniformità tra gruppi sociali distinti per quanto riguarda l’accesso, l’utilizzo e l’impatto delle tecnologie ICT, è indicato come la nuova emergenza nell’epoca del “villaggio globale”. Molte imprese o università richiedono esplicitamente, pena esclusione, una linea internet fissa, stabile e con poca latenza. Interi processi aziendali quali la comunicazione interna/esterna, la trasmissione o la gestione dei documenti e delle informazioni vitali aziendali, vengono totalmente gestiti attraverso le reti telematiche di connessione. Persino il mercato immobiliare, da qualche anno a questa parte, è fortemente influenzato dalla qualità di connessione di una determinata area. A questo proposito vale la pena ricordare che il decreto n.243 del 01/10/2020 pubblicato in Gazzetta Ufficiale dà il via libera al cosiddetto “Bonus internet”: un voucher per le famiglie a basso reddito che non sono titolari di contratto di connettività internet; per l’esattezza il contributo è erogato per la fornitura di servizi di connettività ad almeno 30Mbit/s in download. Volendo fare una battuta:“no velocità, no voucher internette!”.
Volendo rapportare la questione connettività al contesto più piccolo di Bagnoli Irpino, è bene sottolineare che non si può entrare in argomento perdendosi in inutili tecnicismi. E’ verosimile che gli utenti bagnolesi per una connessione a 20Mb stentatissimi pagano un canone uguale, se non addirittura superiore, a quello corrisposto per connessioni che vanno dai 100Mb ai 200Mb di altre realtà. Praticamente noi siamo al di “sotto della soglia di povertà digitale”. Il salto di qualità digitale a Bagnoli Irpino sarebbe impedito da un’architettura di rete obsoleta. Da indiscrezioni di personale tecnico, la “cabina” sita in Via Giambattista Abiosi non solo sarebbe soggetta a facile saturazione, ma necessiterebbe anche di una manutenzione straordinaria, una “bonifica” con una nuova mappatura degli allacci delle varie utenze. Se pensiamo alla rete di connessione come ad un “intero”, una “torta” ad esempio, possiamo dire che ogni utente allacciato ne possiede una fetta. Se però la torta è piccola, come nel nostro caso, anche le fette saranno più piccole; maggiore è il frazionamento della torta e minore sarà la parte destinata ad ogni utente.
Già altri hanno affrontato l’argomento della copertura di rete a Bagnoli Irpino ma il problema rimane irrisolto. Si organizzano pletorici convegni sul turismo integrato, sulle “aree interne 4.0” e sulla “smart manufactory” mentre molti esercenti commerciali hanno ancora difficoltà a svolgere operazioni di routine come i pagamenti con POS o la fatturazione elettronica. Il gap con altre realtà territoriali irpine è profondo e va colmato nel più breve tempo possibile, perché il futuro è adesso. Comuni vicini al nostro hanno adoperato diversi stratagemmi per sollecitare i vari gestori di connessione a collegare in fibra gli utenti. La tutela e la salvaguardia del territorio e soprattutto la lotta alla desertificazione delle aree interne, passano anche attraverso il potenziamento dei servizi di rete. La pandemia da COVID-19 ci ha messo dinanzi ad un bivio: perire di inedia oppure affrontare la sfida. Il mio è un appello al senso di responsabilità dell’attuale amministrazione di Bagnoli Irpino. La storia non ammette ritardi ed inadempienze. Chi ci rappresenta deve spingere i vari gestori di rete a modernizzare o terminare le infrastrutture di connessione. E’ il momento di azioni concrete per ridare dignità alla nostra piccola comunità. Confido in un impegno deciso per traghettare il nostro paese nella contemporaneità, nell’epoca del “digitale”.
Damiano Santoriello
(da Fuori dalla Rete, Novembre 2020, anno XIV, n. 5)