Bagnoli-Laceno, ma senza neve non si canta messa

di Paola Liloia (Irpiniapost.it)
Si è parlato delle seggiovie del Laceno mercoledì a Nusco. Finanziate con 12 milioni di euro dalla Regione Campania, i lavori per il loro ammodernamento e per il rilancio dell’unica stazione sciistica della Campania dovrebbero essere messi a bando prossimamente a Bagnoli Irpino. Al Comune c’è una crisi (superata?, ndr)che vede le seggiovie ancora centrali nel dibattito. La minoranza chiede al sindaco di riferire sull’iter, visto che mancherebbe ancora qualche passaggio. E l’amministrazione non è nella sua fase più tranquilla, con frizioni nella stessa maggioranza.
Le seggiovie sono, a detta di tutti se non di molti, un pilastro fondamentale del turismo in Alta Irpinia; il Laceno è un luogo strategico per l’attivazione di flussi di visitatori e turisti. E allora diventa inevitabile che delle seggiovie bagnolesi si parli pure al tavolo nuscano del Progetto pilota.
L’investimento pubblico, notevole dal punto di vista dei milioni messi in campo, stuzzica anche l’interesse dei privati. Non è un mistero che nei mesi scorsi Confindustria Avellino abbia più volte provato a farsi avanti, ipotizzando proposte di rilancio del comprensorio montano. Pure l’università “Federico II” di Napoli si è fatta promotrice di giornate studio sul futuro dell’altopiano, che è natura ma che è pure strutture, ricettività, progetti. Materia di interesse per architetti, per l’appunto.

 

C’è fermento e c’è un finanziamento fermo alla carta che attende di essere innescato. Con l’avvio della gara per l’affidamento dei lavori, l’apertura dei cantieri, le immancabili inaugurazioni. Un processo che potrebbe richiedere altri anni. Roba da far tremare i polsi ai cinesi di Wuhan, dove in dieci giorni si tira su dal nulla un ospedale per combattere il coronavirus. Intanto, gli impianti del Laceno sono fermi da tre stagioni invernali. Tre stagioni nelle quali non si è potuto sciare sull’altopiano. Chi è salito in montagna ha fatto altro, non molto altro ma altro.

Ed è su questo altro che questo stop forzato alle seggiovie dovrebbe far ragionare. Per destagionalizzare le presenze, ma pure per trovarsi preparati per affrontare uno scenario non così remoto: l’assenza della neve. Un articolo apparso su Skialper domenica spiega che “dal Piemonte alla Carnia sono centinaia le stazioni sciistiche abbandonate; l’ultimo censimento, risalente a qualche anno fa, realizzato dal CIPRA (Commissione Internazionale Protezione delle Alpi), Mountain Wilderness e dall’associazione Dislivelli, ne contava 186”. E aggiunge: Non è un segreto che gli ultimi quattro anni siano stati i più caldi mai registrati sul pianeta terra, e non è neanche più un segreto il fatto che il cambiamento climatico risulti più rapido nelle zone montuose rispetto a quelle pianeggianti: ogni grado centigrado in più registrato in pianura infatti corrisponde a un +2° C sulle Alpi”.

Si parla di Alpi, ma il ragionamento può valere anche per l’Appennino, per i nostri monti Picentini. Come spesso accade la natura viaggia a velocità diverse da quelle dell’uomo (e dei cantieri). E senza neve non si canta messa. Siamo in grado di guardare oltre l’appetibilissimo finanziamento da 12 milioni di euro e organizzare qualcos’altro, un’altra o (più) altre ragioni per frequentare il Laceno, anche se non dovesse più nevicare?

di Paola Liloia (Irpiniapost.it)

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