Le votazioni sono un momento topico per capire la natura delle persone e la sociologia se ne dovrebbe occupare di più. Quando si arriva a ragionare con la pancia emergono sempre verità nascoste odio, rancori, personalismi, pazzie che spesso si covano da anni, pure troppi Anche i legami familiari vengono sacrificati sull’altare del bene proprio e alla fine non resta che un deserto di fango.
Ai parenti vorrei ricordare dove il sommo poeta colloca i violatori del patto “di che la fede spezial si cria” e citare un vecchio detto: «nun sputà ‘n cielo, ca’ ‘n faccia te torna».
Ma sono qui innanzitutto per ringraziare gli “AMICI”, quelli che non hanno mai avuto dubbi, quelli che mi hanno dato solidarietà, quelli che da anni credono in me. Questi si sono fidati ancora una volta e non mi hanno chiesto spiegazioni: un plauso ed un abbraccio a loro.
Poi ci sono gli “amici” passati, nostalgici dell’Italia col fascio, con cui ho avuto un confronto durato anni. Credevo di aver conquistato la loro stima, la loro fiducia, mi sono sbagliato mio malgrado. Non li ringrazio ed auguro loro quello che hanno pensato per me.
Ringrazio pure quelli che per dimostrare la loro affezione nei miei confronti hanno percorso decine di migliaia di chilometri ed arrivare in tempo, aspettando fino al mattino per godersi un macabro spettacolo, ridacchiando soddisfatti del misfatto appena compiuto ma squagliandosi di colpo non appena i numeri sono cambiati.
Ringrazio così anche l’amico del “campo” per avermi accompagnato in giro salvo poi ingannarmi nel segreto di una scatola che ancora si torce per il malaffare. Per che cosa, per seguire una pazzia ben architettata che avrebbe dovuto portare il paese al caos.
Poi ci sono gli “amici” che pensano di fare opinione nascondendosi nelle righe di discorsi kafkiani, senza senso. Qualcuno si è inventato le bolle e disturbando pure Obama si è affannato a cercare di non spiegare una posizione di comodo, di bassa critica, dallo scanno di un piedistallo che io stesso ho contribuito a fabbricare.
Poi ci sono gli “amici” che fin quando mi hanno ritenuto capace di contribuire alla loro intronizzazione mi tolleravano e quando poi, mio malgrado, questo non si è avverato hanno indossato il saio della calunnia e della denigrazione al solo scopo di vendicarsi. Questi amici non vanno ringraziati perché l’hanno fatto con scienza, nascondendosi nella menzogna e rasentando la schizofrenia Ma citando un grande del passato: «cui prodest scelus, is fecit» mi domando e domando loro per chi è servito veramente? Ne valeva la pena? Quando riterranno di aver riacquistato un poco di lucidità mentale, magari dopo un seria cura, ne potremo pure riparlare.
Poi ci sono i “non amici”, di poche vedute, che per un quinquennio hanno cavalcato la cecità e l’arroganza di chi comanda e che adesso, riscoprendo il gusto della scrittura, si affannano al grido “inciucio, inciucio“a cercare di legittimare e sostenere posizioni e persone del recente passato, oramai indifendibili perché hanno portato seri danni, e non solo economici, alla nostra comunità . Il grido di protesta, rabbioso ed invasato, viene soprattutto da una famiglia che da Nusco ha ottenuto tutto: posti in ospedali, posti in banca, posti a Roma, occultamento di procedimenti penali e chi lo sa quant’altra roba. Adesso spremuto il limone fino alla buccia hanno deciso di trovare un nuovo sponsor, per i nipoti. A questi non amici consiglio un trattamento terapeutico.
Poi ci sono gli “amici-famiglia” che, numerosi, sempre di nascosto, in maniera subdola, carbonara, nascondendo la faccia fino alla fine credono di avermi infinocchiato. Si sono traditi in una drammatica serata di conteggi folli all’ultimo numero. A questi consiglio un po’ di olio di ricino, la sera, prima di dormire.
Solo alla fine metto i “nemici”, quelli delle calunnie, degli escrementi gratuiti lanciatomi addosso senza la possibilità di potermi difendere, quelli dei battimano e delle risate sarcastiche. A questi non dico nulla, che Dio li perdoni.
Memoli Aniello
(da Fuori dalla Rete, Luglio 2018, anno XII, n. 4)