C’è chi dice…
…che siamo costretti a fare enormi divisioni e lo dobbiamo fare con la consapevolezza che questa dicotomia è sempre più presente. Come specificato da queste colonne più volte siamo messi male per quanto riguarda il senso di comunità che è estraneo al paese ed i suoi abitanti. Per questo dobbiamo dividere: i Buoni dai Cattivi, che scegliamo perché ci conviene o perché siamo stati colpiti da qualcosa o qualcuno. Ad ogni modo a volte è sempre meglio scegliere che restare chiusi nell’Antinferno: dunque, non degni del paradiso, ma neppure dell’Inferno. Non prendere posizione è come restare fermo ad un incrocio con la speranza che qualcuno ti indichi la strada. Questo poi è e continua ad essere un male.
“Ignavi” li ha definiti Dante nel Canto III della sua Divina Commedia. Sono coloro che non hanno preso in vita nessuna posizione, hanno fatto scorrere l’acqua del fiume senza immergersi. I Buoni e i Cattivi, o i Beati e i Dannati, devono esserci altrimenti di che parliamo. Non possiamo essere tutti buoni e nemmeno tutti cattivi, possiamo fare differenze e non sto parlando di politica oggi, anche perché il tempo è quello che è. Il paese questo è ed anche le opinioni queste sono: chiare e definite.
Identificare chi è buono e chi è cattivo è sicuramente un’operazione soggettiva, come è soggettiva anche l’interpretazione di un’azione. Siamo essenzialmente in un piccolo paese dove il concetto di buono negli anni è stato travisato, soprattutto se veniva inconsciamente accostato a pratiche di fortuna. Invece, per quanto riguarda i cattivi, molti sono stati considerati tali perché innanzitutto “il paese è piccolo e la gente mormora”, ma non solo.
La divisione è avvenuta ed avviene ancora tutt’ora, anche perché come noto, non ci facciamo mancare niente in questo paesino alle pendici del Laceno. Ci siamo fatti un’idea che è difficile da smentire da tutti e per tutti. Ad ogni modo servirebbe ritornare a ragionare non di buoni e cattivi, ma almeno di persone. Quelle persone che abitano, vivono e pure resistono in questo paese. Resistenza, un termine che è vicino al cuore, all’indomani di un 25 aprile 2020 strano è quello che bisogna fare, ma come ho detto niente politica oggi, ma storia di un piccolo paesino.
Quella storia travisata spesso, che al pubblico ha fatto pensare di scegliere chi sono i buoni e chi sono i cattivi. “Buoni o Cattivi/ Non è la fine/ Prima c’è il giusto o sbagliato” canta Vasco e questo dovrebbe essere il leitmotiv del nostro paese. E di giusto qualcosa è stato fatto negli anni e sarà fatto; quindi, ci dobbiamo fare un’idea su come cercare di mettere sulla stessa linea d’onda giusto e buono, oppure almeno mettere insieme sbagliato e cattivo.
Però esiste un altro fattore che richiede dei dubbi, “ad ogni azione corrisponde una reazione”, se l’azione ha uno scopo che non è sensibile alla comunità od alle esigenze della stessa, questo ti rende Cattivo. E ti fa andare all’Inferno. Se invece lo scopo è quello di non aggiudicarsi medaglie, ma di farle aggiudicare al proprio paese, la cosa è diversa.
Ai bambini fin da piccoli si fa capire che alcune azioni non sono buone. Le mamme ormai si sono inventate questo sistema: “Questo è cacca” e non si fa. Bene quando qualcosa di ingiusto, cattivo, sbagliato servirebbe avere una mamma che dalla sua cucina consolida il gesto. Ma anche il “Bravo” detto oggi ad un bambino serve per fargli capire cosa un domani può fare.
Non può di certo insegnare una madre che tutto quello che fa è buono e non può nemmeno dire che tutto quello che fa è cattivo, come avviene in sostanza in questo paese. Dove la maggior parte si limita a vedere chi fa cosa e non cosa fa. E se ci pensiamo siamo arrivati alla conclusione di un ragionamento contorto, ma forse necessario in questo periodo di difficoltà di tutti, non solo per i commercianti, i medici, infermieri e di chi si occupa dell’emergenza, ma per l’intera comunità. Una differenza resta e tu, che leggi sei Buono o Cattivo?
Giovanni Nigro
(da Fuori dalla Rete, Maggio 2020, anno XIV, n. 2)