Anche Pino se ne è andato. Incredulo e scorato leggo la notizia e poi, in una sorta di rifiuto, la rileggo ancora, avvilito. E anche, di negazione auto-protettrice di una realtà incombente: a chi toccherà ora tra noi rari amici sopravvissuti?
Caro Pino, amico nella stagione più bella della mia vita e anche dopo nella nostra vita professionale, ti voglio ricordare così, attingendo alla mia vivissima memoria, quando dopo le nostre fatiche di studenti, nelle giornate agostane degli ultimi anni ’50, ci ritrovavamo nel nostro amato villaggio, dove ogni anno puntualmente ritornavi con i tuoi, a rigenerarti nella terra dei nostri avi e fare provviste di <Vagnulese>.
Ogni giorno ci davamo appuntamento a la chiazza, a li tavulini re lu bar Roma sott’a re licine, e spesso nel pomeriggio andavamo a lu cafénnuovo, a unu re li ruie tavulini ca Giorgio mettìa ngimm’a lu marciapiede. Lì, ci proponevi ogni volta di giocarci la <Peroni> a<padrone e sotto>: trieste e trento, tarantina, sette e mezzo, scopa, fruscio e primiera; ma caro Pino, sfortunatato a quei giochi, non toccavi mai un bicchiere di birra e una volta, stanco e deluso di quei giochi, ci hai chiesto di giocare allo <Zio Lorenzo>. Ci siamo tutti guardati in faccia e mo’ che juocu è quistu? Tu <romano> di Roma intendevi dire il nostro bagnolesissimo <ZILAVRIENZU>.
Quella volta hai fatto il padrone e hai potuto, finalmente, bere anche tu, la birra che tenevamo al fresco nell’acqua della funtana re lu vavutonu, talché ogni volta che ci incontravamo eri sempre smanioso di andare da Giorgio a giocare allo <Zio Lorenzo>!.
A te, caro Pino, non interessava la birra ma il piacere di stare in nostra compagnia, perché anche se nato a Roma ti sentivi innanzitutto Vagnulese.Molto tempo dopo, quando, tu responsabile delle relazioni sindacali della Chimica in ASAP/ENI, mi ricevesti in visita lavorativa negli uffici di Via Due Macelli in Roma, hai voluto per forza presentarmi al dott. M.F., Direttore Generale dell’Associazione, nostro conterraneo, con queste testuali parole: <permettimi di presentarti il Dott. Alfonso Nigro, dell’AGIP-GAS di Napoli, mio amico e compaesano>.
Negli ultimi tempi, quando ritornavi al nostro villaggio, non ritrovandomi come in passato, deluso, chiedevi sempre di me agli amici comuni. Come negli ultimi giorni dello scorso settembre, venuto a sapere del mio soggiorno a Laceno, per telefono, mi hai invitato a raggiungerti in paese, dove in piazza, ai tavolini del nostro vecchio bar, con Lorenzo, mi hai parlato del tuo libro e dei tuoi progetti in cantiere. Quando ci siamo lasciati mi hai detto <Alfonso ci vediamo alla sagra, allora?> ed io <caro Pino penso proprio di no!>.
Grazie Pino per l’amicizia che mi hai voluto accordare in questa vita e nell’altra possa tu riposare in pace, in attesa di reincontrarci, magari con tutta la vecchia e allegra compagnia e chissà che non troviamo un altro bar dove giocare ancora la birra allo <Zio Lorenzo>.
Ciao Pino.
Alfonso Nigro