Clan Partenio, nell’aula bunker i testi sul presunto pizzo al Laceno

Il Quotidiano del Sud

Riprende il processo, il 5 maggio udienza di appello.


Il nuovo clan Partenio aveva chiesto o no il pizzo sull’appalto del Laceno Bike Park? Nell’ultima udienza alla domanda del Pm antimafia Simona Rossi sull’ipotesi emersa dalle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino la risposta dell’imprenditore che si è aggiudicato l’appalto nel lontano 2015 era stato no. Anzi, era stato escluso anche l’episodio del caseificio dove ad un dipendente sarebbero state chieste informazioni sull’impresa.

Lo stesso imprenditore aveva chiarito che “Ma perché ti hanno chiamato?”, no perché… dice “no, io forse scendendo dal cantiere una sera mi hanno detto…” non lo so, ricordo vagamente ora, non è che sto nei particolari, “che in un caseificio – mi sembra- in un caseificio avevamo sentito fare il nome di… ma aveva chiarito che non aveva mai saputo questa circostanza dal suo operaio ma era una richiesta dopo l’escussione in caserma.

E la stessa cosa aveva ribadito anche il figlio. “Senta l’è stato chiesto di eventuali richieste estorsive, di natura estorsiva, avanzate nei confronti suoi o di suo padre per lo svolgimento di un appalto nel 2015, per un importo di, lei ha dichiarato, di 450 mila euro circa, zona del Laceno”, aveva chiesto al figlio il magistrato. E l’uomo aveva chiarito, “non abbiamo subito nessuna richiesta”.

Questa mattina nell’aula bunker di Poggioreale sarà ascoltato proprio l’operario, che avrebbe secondo le indagini ricevuto la richiesta di informazioni. E sarà anche un esame decisivo per comprendere cosa sia avvenuto.

Cinque i testimoni convocati dalla Procura Antimafia, uno dei quali sarà accompagnato dai carabinieri. Il cinque maggio riprende il processo di appello al clan Partenio per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Le condanne sono state tredici anni e quattro mesi di reclusione per Filippo Chiaiuzzi (per cui erano stati chiesti venti anni dalla Dda), undici e dieci mesi per Elpidio Galluccio (la richiesta era di diciotto anni), quattro anni e cinque anni e quattro mesi per Ferdinando e Pasquale Bianco di Monteforte Irpino (la condanna era di dieci anni). Gli imputati erano difesi dai penalisti Carmine D’Anna Gerardo Santamaria e Quirino Iorio.

“Dal complesso dell’attività investigativa risulta provata l’esistenza ed operatività sul territorio di Avellino e provincia, dell’organizzazione camorristica denominata “Nuovo Clan Partenio” organizzazione criminale nata sulle ceneri del clan Genovese, al cui vertice si pongono i fratelli Galtieri Pasquale e Nicol, capi promotori ed organizzatori del sodalizio, la cui azione illecita, esplicatasi in più campi, risulta indubbiamente promanante da vincolo associativo e da quella condizione di assoggettamento e di omertà”. Era stato scritto nella sentenza.

Il Quotidiano del Sud del 29.04.2022


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