Il macramè è un antica arte di annodare fili e cordini per creare dei nodi decorativi senza l’ausilio di aghi o uncini ma unendo nei punti giusti le fibre tessili scelte per l’opera da realizzare. Si vengono così a creare dei ‘ricami’, dei motivi ripetuti che si trasformano in decorazioni per la casa o accessori. Il termine macramè, deriva dall’arabo mahramatun (fazzoletto) o migramah (frangia per guarnizione), da cui si ricavano i termini turchi-ottomani mahrama e makrama, asciugamano o fazzoletto per il capo ricamato che, come molte altre parole mediorientali, è entrato a far parte della lingua ligure importata dai marinai che dalle colonie oltremarine approdavano al porto di Genova. In effetti in Liguria la tecnica del macramé ha un’importante tradizione, e fa parte dell’artigianato tipico da diversi secoli ed è ancora utilizzata, in prevalenza dalle donne, per la decorazione della biancheria domestica. Antonio Di Capua, bagnolese purosangue, ha scoperto e appreso questa antica e particolare lavorazione tessile, in uno dei suoi viaggi in Brasile agli inizi degli anni ’90.
Arrivato in sud America ha scoperto quasi per caso questa antica tecnica di lavorazione delle fibre tessili. Ritornato in Italia ha iniziato da autodidatta a realizzare oggetti per l’arredamento. Oggi annodando soltanto fibre tessili naturali, riesce a creare le più svariate decorazioni ed oggetti. Nel suo piccolo laboratorio è possibile ammirare qualsiasi tipo di oggetto: dai paralumi, alle borsette, passando per portavasi, lampade, paraventi, oggetti decorativi o di design. Quello che per mole e lavorazione salta subito agli occhi è invece una splendida poltrona sospesa di un viola intenso. Quella che osserviamo è soltanto la sua ultima creazione, ha in programma infatti di realizzarne altre di colore e dimensione diverse. Per realizzare i suoi oggetti preferisce utilizzare soltanto fibre naturali come la juta, il cotone, il lino e il sisal. La scelta dei motivi che compongono il merletto nascono, invece, da una sapiente disposizione di nodi e avvolgimenti. I nodi del macramè possono essere diversi, si va dal nodo semplice al nodo piatto, con tutte le varianti, doppio mezzo nodo, al nodo cordoncino. A seconda del diametro della corda impiegata, il prodotto della lavorazione è destinato ai più diversi utilizzi, dall’abbigliamento alla tappezzeria. Naturalmente in base al tipo di tessuto che si utilizza si può dar vita ad un oggetto più o meno grande, sottile, rustico o elegante. Per facilitare i lavori più minuziosi può essere utile munirsi di una tavola per macramé. Si tratta di un pannello leggero, che fungendo da telaio, si possono tratteggiate le misure che si intende seguire per opere perfettamente simmetriche. Su questa tavola si possono fissare i fili in modo da lavorare con maggiore facilità. Nel piccolo laboratorio bagnolese, oggi Antonio Di Capua trascorre il suo tempo libero, fra corde e nodi, lavori da realizzare e idee in cantiere, intanto ha allestito a due passi dalla piazza principale di Bagnoli una bella vetrina espositiva con le sue ultime creazioni ed ha in programma, terminata l’emergenza Covid-19, di ritornare a Panzano in Chianti, una piccola frazione Greve in Chianti, dove ha vissuto per anni, per riprendere ad esporre le sue opere nei famosi mercatini dell’Aprilante, che si svolgono ogni prima domenica del mese. L’ evento organizzato dal Comune di Greve e gestito dalla Pro Loco di Panzano ha visto per tanti anni protagonista Antonio Di Capua, uno dei primi a credere in questo evento oggi a carattere regionale. Negli anni trascorsi in Toscana, si è reso inoltre protagonista di tante iniziative, prendendo parte con le sue opere a tante mostre di artigianato fra cui la più importante, “Artigianato a Palazzo”, l’esposizione allestita nel giardino e nelle scuderie di Palazzo Corsini a Firenze e che vede ogni anno la partecipazione di artigiani provenienti da tutta Italia. L’auspicio di Antonio Di Capua è che questa antica tecnica marinara caduta nell’oblio più totale e solo da qualche anno riemersa come hobby possa conquistare sempre un più vasto pubblico non soltanto femminile anche in virtù della semplicità di quest’antica arte che prevede soltanto una buona manualità, tanta pazienza e una buona dose creativa che non guasta mai.
Giulio Tammaro (Tusinatinitaly.it)