IL CENTRO STUDI EDILIZIA REALE E L’ASSOCIAZIONE ISI LAVORANO AL DOCUMENTO DA CONSEGNARE AL GOVERNO. Da Bagnoli arriva un approccio multidisciplinare e integrato sulla sicurezza sismica per individuare una soluzione operativa pensata con l’obiettivo di mettere in sicurezza gli edifici, e investire nella prevenzione come approccio culturale. Moderati dal giornalista Braian Ietto, i lavoro sono stati inaugurati da Andrea Barocci, presidente dell’Associazione Isi- Ingegneria Sismica Italiana, in quale ha fin da subito sottolineato che l’Irpinia è stata teatro del tragico terremoto del 1980, un evento che ha aperto la sperimentazione della trasversalità. “In 43 anni abbiamo imparato poco, non imparato a pianificare bene, non ci sono incentivi o obblighi giusti per le riqualificazioni, non abbiamo nemmeno imparato a legiferare bene. L’emergenza sismica non dovrebbe essere contemplata nel nostro Paese”. Di seguito una sintesi degli interventi.
Il dibattito
- Giulio De Angelis, presidente del Centro Studi Edilizia Reale conferma che la nascita del centro studi è quello di immaginare un’ agorà di pensiero. “Trovare una sintesi per una proposta sostenibile e tecnicamente evoluta. Siamo all’interno di un’azienda moderna e all’avanguardia che è un faro mondiale. Il nostro campo di interesse non guarda alla prevedibilità dei terremoti, ma agli eventi che oggi non possiamo controllare. Così come troviamo naturale mettere in sicurezza una macchina, e fare un collaudo, così dobbiamo mettere in sicurezza le infrastrutture. Il nostro sogno è di dare al concetto di sicurezza sismica un valore assoluto, che condiziona la nostra qualità della vita. Abbiamo bisogno di avere credibilità all’interno delle istituzioni”.
- Gianni Acerra, presidente del consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Avellino. “Non sono per il recupero del 100% degli edifici: in Italia si tende ad avvolgere tutto nella storicità. Ma non tutto può essere valorizzato. Nei centri irpini qualche comune vuole far ritornare la vita nei vecchi borghi, con la vendita delle case a 1 euro, ma il recupero di quelle case- che non soddisfano gli standard di vita moderna- presentano altri costi. Più prevenzione civile e meno protezione civile.”
- Erminio Petecca, presidente del consiglio dell’Ordine degli Architetti di Avellino chiede che si proceda all’affermazione di una legge per il consumo del suolo. “Recuperare il pensiero per la civiltà del futuro”. Mentre Antonio Santosuosso presidente del Collegio dei Geometri, chiede che si proceda ad una sburocratizzazione per snellire le procedure e garantire una migliore operatività. “Noi nel nostro piccolo facciamo politica: facciamoci sentire in maniera seria, con un documento unitario. L’intuizione grande è stata quella della cessione del credito e la percentuale non ci interessa. Il meccanismo era virtuoso e vorremmo recuperarlo. La politica sui territori possiamo trasferirla ai livelli nazionali, per farci ascoltare e trovare riscontro”.
- Giovanbattista Capozzi, presidente provinciale dell’Ordine dei Periti Agrari. “Recuperare gli scempi commessi in passato, abbiamo troppi ruderi che occupano le nostre campagne. Eliminare gli scempi senza eliminare le volumetrie, per avere quartieri e città moderne, con nuove case e di maggiore sicurezza”.
- Francesco Castelluccio, presidente provinciale dell’Ordine degli Agronomi di Avellino. “Costruire e recuperare è il giusto slogan, soprattutto nelle aree interne e in Irpinia, che soffrono per la mancanza di servizi e infrastrutture. Recuperare in chiave ecologica: è importante arrivare in breve tempo ad una legge per contrastare il consumo di suolo. I dati Ispra 2022 dicono che sono stati sottratti ai servizi ecosistemici 140 mila ettari in Campania, di cui 20 mila ettari in provincia di Avellino. Bisogna implementare la fascia di recupero a suolo sottratte all’utilizzo ecosistemico; scriviamo una norma che faccia da collante con le norme regionali per sfruttare le risorse: 167 milioni di euro per il recupero del suolo”.
- Mario Braga, presidente del Collegio Nazionale Periti Agrari. “Mettere intorno a un tavolo risorse imprenditoriali, competenze, esigenze del Paese. L’elemento di sussidiarietà che evochiamo tanto poi viene meno. Se siamo capaci potremmo costruire un disegno strutturale che potrà portare grandi risultati”.
- Emma Buondonno, Università Federico II di Napoli. Alle emergenze che abbiamo vissuto negli anni e le recenti scosse ai Campi Flegrei con 10 scosse che si sono succedute in una sola notte, abbiamo reagito con un processo psicologico. Siamo stati impegnati nella ricostruzione e abbiamo contribuito a degradi urbani. Oggi assistiamo ad un’alta concentrazione di edilizia abitativa sviluppata nell’area metropolitana di Napoli, a danno dell’intera regione, che aveva una grandissima armatura. Abbiamo tecnologie che ci consentono di avere gli stessi valori urbani anche in altre più distanti dal cuore della metropoli. La norma è tutt’ora impostata attraverso la logica degli incentivi quantitativi, che premieranno di nuovo l’area metropolitana di Napoli. Ad Avellino siamo partiti col Piano del Verde, che è la base di partenza per una pianificazione sulla strada del risanamento ambientale. Per il riequilibrio urbano regionale è necessario che Salerno, Avellino e Benevento proseguano insieme e riequilibrino la sovraesposizione di Napoli”.
- Marco Cossa, consigliere nazionale Federcomated. “I cittadini hanno diritto a vivere in una casa sicura. Silo attraverso la collaborazione trasversale si può raggiungere questo risultato. Sono ottimista perché ho constatato che esistono le forze necessarie in questo Paese per portare avanti la nostra istanza”.
- Dimitri Dello Buono, commissario straordinario per l’emergenza a Ischia. Abbiamo generato il gemello digitale dell’isola e messo insieme i dati a disposizione. L’Europa spende 16 miliardi per il progetto Copernicus e noi tecnici li abbiamo utilizzati all’interno di una piattaforma. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere, ma oggi la tecnologia ce lo consente. La condivisione dei dati è fondamentale per mettere in campo processi di prevenzione. La Pubblica Amministrazione non ha le competenze per utilizzare la tecnologia, né per richiederla.
- Andrea De Maio, presidente Fondazione Inarcassa. “Guidare la politica è il senso di questo evento. La detrazione e la verifica della vulnerabilità sismica sono le nostre proposte. Capire dove devono essere allocate le risorse, utilizzare gli strumenti digitali partendo dalle zone sismiche 1 e 2: rendiamole obbligatorie”.
- David Lebro, Presidente Acer Campania. Abbiamo bandito 1,6 miliardo di lavori pubblici e mettendo al centro il risanamento sismico affidato e qualcuno ha levato il 110. Al centro dell’agenda politica non c’è l’abitare. Abbiamo 70mila alloggi pubblici in Campania. Acer è un ente virtuoso, che sta portando avanti tutti i suoi programmi. Non facciamo più abbattimento e ricostruzione, andiamo avanti con programmi regionali. Avellino ha un esempio su ogni programma, ma su territorio regionale scopriamo con la declinazione del Pnrr che ci sono edifici risalenti al Piano Marshall. Il 110 doveva essere lasciato per il patrimonio pubblico. Convincere il Governo che il riabitare anche per i contesti sociale chiudere i porticati perché creano zone molli.
- Angelo Domenico Perrini, Presidente Nazionale Ingegneri. Un piano di prevenzione che non deve essere limitato nel tempo. Il sisma bonus ha sollevato la criticità che fosse un provvedimento limitato nel tempo. Ma bisogna immaginare un piano trentennale con un piano di recupero complesso, con interventi rapidi e necessari, da estendere poi a tutto il Paese. Tutti gli ordini professionali hanno una grande responsabilità. Efficientare una abitazione con isolamento termico è necessario, ma è più importante rendere l’immobile sicuro.
- Antonio Maria Acquaviva del consiglio nazionale dei Geometri. Il quadro conoscitivo è abbondante sul sovrasuolo, ma qui parliamo anche di rete infrastrutturale che devono entrare in una rete di protezione. Ridurre i tempi per programmare gli interventi significa avere contezza del collasso della rete infrastrutturale. Non abbiamo la possibilità di attingere ai dati a disposizione per la protezione civile e per dare sicurezza nell’esecuzione dei lavori.
- Claudia Campobasso, protezione civile della Regione Campania. Ognuno di noi deve fare protezione civile: i cittadini devono esse consapevoli dei rischi a cui siamo esposti, e loro devono essere informativi adeguatamente. I bambini sono i primi interlocutori per costruire una cultura del rischio. A metà ottobre faremo un’esercitazione di protezione civile a Sant’Angelo dei Lombardi per spiegare cos’è un piano di protezione civile.
- Egidio Grasso, presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania. La necessità di aumentare la consapevolezza del rischio sismico nel cittadino, con la conoscenza del proprio fabbricato, che potrebbe privilegiare interventi strutturali anzicchè interventi estetici. “Per noi geologi l’informazione è determinante, partiamo dalle scuole”. Sugli incentivi vanno stabilite delle priorità: la verifica del rischio idrogeologico, la verifica della vulnerabilità sismica e infine la verifica della prestazione energetica. Oggi rischiamo di finanziare un ecobonus su un edificio ad elevata vulnerabilità sismica in un’area a rischio idrogeologico.
- Michele Di Giacomo, presidente Ance Avellino. “Tutti conosciamo le difficoltà dei tecnici e delle imprese, oltre che della protezione civile. Sono stati invitati i politici ma non sono presenti. Le nostre istanze devono essere presentate alla politica per tradurre in strumenti operativi e normativi”.
- Michele Giardiello, promotore della proposta di legge per l’assicurazione obbligatoria degli edifici privati contro i danni derivanti da calamità naturali. Da ex parlamentare afferma: “Non andate col cappello in mano davanti alla politica. Una norma così importante per la salvaguardia del patrimonio abitativo non può avere una scadenza, così come applicato al sisma bonus. La programmazione è l’anticamera della civiltà politica. Se la battaglia è condivisa, la politica deve necessariamente accogliere le istanze”.
- Elio Masciovecchio vice presidente Nazionale Cni accoglie la proposta lanciata dai tavoli di confronto e ribadisce la necessità di fare massa critica intorno alla necessità di avere una interlocuzione con la politica. La battaglia è condivisa con tutti gli ordini professionali e il mondo associativo.
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