Da Sanremo a Macerata: l’Italia delle contraddizioni

di Gianpiero Mastandrea

“Non mi avete fatto niente […] Non mi avete tolto niente, le vostre inutili guerre”. Le vostre inutili guerre, recita la canzone vincitrice del Festival di Sanremo. Un brano dal testo impegnato, dedicato alla delicata tematica del terrorismo e che invoca la pace e la fratellanza tra i popoli colpiti da questi vili atti sanguinari.

Belle parole, non c’è che dire. Parole che, tuttavia, prendono una questione complessa, profonda e dalle mille sfaccettature e ce la restituiscono in maniera semplicistica, superficiale e polarizzata: ed ecco, quindi, che l’intera faccenda tende a ridursi ad un’ennesima contrapposizione tra un “noi” e un “loro”, tra chi vuole la pace e chi vuole la guerra.

“Le vostre guerre”, appunto, Perché noi non abbiamo alcuna responsabilità, siamo solo potenziali vittime del prossimo kamikaze. D’altronde, il massimo che si possa fare è aderire all’ennesimo hashtag #preyfor o #jesuis, andando in giro a propagandare un’ipocrita tolleranza verso le altre culture “per non fomentare l’odio”, mentre il germe dell’ignoranza e della xenofobia si è già insinuato nell’animo delle persone. I terroristi, in fondo, sono solo dei pazzi assassini, avulsi da qualsiasi realtà, i cui atti non possono avere alcun tipo di origine o spiegazione razionale.

Il che è buffo, perché, nella settimana del Festival di Sanremo, che ha premiato cotanta canzone, l’opinione pubblica italiana ha praticamente insabbiato quella che è stata un’azione terroristica vera e propria: in quale altro modo definire una persona che esce di casa e spara in mezzo alla strada a chiunque sia di pelle nera, ferendo sei persone? In quel caso, però, il dito non è stato puntato su quest’atto criminale, bensì sul contesto e per il motivo per cui è avvenuto.

Un silenzio omertoso è calato sulla Penisola, a partire dalla stessa Macerata – che si è ricordata di manifestare a sostegno delle vittime solo una settimana dopo – e praticamente ogni forza politica ha moderato i toni nel condannare questo atto, riducendolo a semplice “gesto di un esaltato” e calcando, invece, la mano sul problema dell’emigrazione e della difficile gestione dei profughi, quasi a voler dare una motivazione razionale (e, per alcuni, condivisibile) ad una condotta di questo tipo. Perché, in fondo, nessun politico o politicante è tanto ingenuo da scegliere di suicidarsi elettoralmente prendendo le difese dei migranti, in un Paese in cui, squarciando il velo di una certa ipocrisia perbenista, molti dei votanti alle imminenti elezioni credono che, in fondo in fondo, il vero problema non sia che un razzista xenofobo abbia sparato a sei persone, ma che quelle sei persone, in quanto migranti, non ci sarebbero proprio dovute essere, rimanendosene a casa loro. Perché, in questo caso, le vittime non sono italiane e la differenza si sente tutta. Se quel criminale avesse anche solo colpito di striscio un nostro connazionale, si sarebbe scatenata la caccia all’assassino, con tanto di solite invocazioni alla condanna capitale. Ma, “per fortuna”, si tratta solo di “negri di merda”.

Ed ecco che viene fuori la vera contrapposizione di questa società, quella tra “noi”, europei e occidentali e “loro”, neri e islamici dei Paesi sottosviluppati. E, fin quando a saltare in aria sono duecento iracheni, la cosa non ci riguarda, perché, tanto, “lì ci sono la guerre”. Ma chi ha scatenato tutti quei conflitti? Chi ha stabilito i confini di quelle nazioni a tavolino, con squadra e righello? Chi deruba i Paesi africani delle proprie risorse energetiche, per far sì che la casalinga di Voghera possa avere sempre a disposizione il gas per farsi un caffè? Chi produce quelle bombe che fanno saltare in aria scuole, case e ospedali?

Chi, davvero, può dirsi innocente? Sicuramente, le vittime, da entrambe le parti. Ma gli altri sono tutti ugualmente responsabili. “Le vostre guerre” sono le nostre. E se, tra i loro effetti collaterali, vi sono dei criminali che si fanno saltare in aria, il nostro compito sarebbe quello di dare un volto a chi realmente arma quei terroristi.

Ma non meravigliatevi se vedrete qualche faccia conosciuta.

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(*) Giampiero Mastandrea – Studente della facoltà di Giurisprudenza ” Federico II” di Napoli.