Pare che la scelta di affidare ad esperti e manager la supervisione su come verranno spesi i fondi europei nei prossimi anni, sia una specifica richiesta fatta al governo dall’Unione Europea, che non si fida della nostra burocrazia, anche perché effettivamente questa burocrazia non riesce a spendere neanche i fondi europei ordinari. Non sappiamo se questa notizia è vera, ma non è questo che interessa. Perché, di fatto, la diatriba che si è aperta all’interno della maggioranza che sostiene il governo è solo un nuovo capitolo della contrapposizione tra burocrati di Stato e politici.
Nel 1997, dopo gli anni di Tangentopoli e l’indignazione popolare per come i soldi pubblici venivano depredati dalla politica, venne approvata la cosiddetta legge Bassanini, che, in sostanza, affidava ai funzionari e non ai politici la gestione dei fondi statali e i relativi appalti. Quasi 25 anni dopo si può tentare un bilancio di quella legge, che ha evidenziato, nel tempo, non pochi problemi.
Infatti vi sono casi nei quali i burocrati bloccano le opere pubbliche, per paura di assumersi la responsabilità di firmare. Altre volte gli alti dirigenti statali sono risultati persino più corrotti e corruttibili dei politici. Infine si sono visti funzionari che, dovendo tutto al potere politico, avallano di fatto ogni scelta, anche la più scellerata, dei propri padrini.
Ma chi sono, questi burocrati?
L’organico della Pubblica Amministrazione è enormemente cresciuto di numero negli anni “80 del secolo scorso, quelli che hanno portato il debito pubblico dal 50% al 100% della ricchezza prodotta in Italia in un anno (il PIL). Molti alti funzionari, quindi, devono la loro posizione ai politici e hanno una preparazione, diciamo così, mediocre. Fortunatamente vi sono anche dirigenti preparati e corretti.
Ma la domanda, allora, è: meglio avere un funzionario mediocre, raccomandato e dunque piegato alla volontà dei politici o uno preparato, ma indipendente?
Io preferisco di gran lunga la seconda figura, ma non tutti la pensano così. Lo dimostra il fatto che, ad esempio, nelle amministrazioni locali i dirigenti degli Uffici Tecnici ruotano come trottole, vanno e vengono, appaiono e scompaiono.
Ci sono infatti politici (o presunti tali) per i quali un tecnico è buono solo se è sempre pronto a dire sì alla loro volontà di parte, altrimenti deve andarsene, anche se è preparato. Perché, per questi politici, non è importante cosa si progetta, ma solo chi fa il progetto; non è importante cosa si realizza e perché, ma solo chi esegue i lavori.
Per questi politici la spesa pubblica è soprattutto una mucca da mungere. La loro logica, insomma, è la stessa degli anni “80 che, come detto, hanno prodotto l’esplosione del debito pubblico, senza che i finanziamenti erogati e le opere realizzate abbiano prodotto vero sviluppo (ricordo una strada sopraelevata mai completata che, a Piazza Garibaldi, a Napoli, restò per anni sospesa a mezz’aria e che alla fine si dovette abbattere).
Venendo allora più concretamente a noi, e vista la prossima partenza del capo dell’Ufficio Tecnico di Bagnoli, sorge spontanea una domanda: con quali funzionari gestiremo i milioni di euro stanziati per i nuovi impianti di risalita sul Laceno? E, se questi finanziamenti dovessero essere gestiti da tecnici poco indipendenti, non rischiamo che le seggiovie facciano la stessa fine della strada sospesa a mezz’aria di Piazza Garibaldi?
Luciano Arciuolo