La scuola è finita. Niente conto alla rovescia per il tanto agognato suono dell’ultima campanella, nessun urlo liberatorio, nessuna corsa fuori dalla scuola, accompagnata dagli inutili rimproveri di noi prof.
Strano davvero questo ultimo giorno. La fine è arrivata senza particolari emozioni. Questo è il “furto”: la dissoluzione del senso del tempo e delle percezioni ad esso intrecciate. Eppure in ragazzi particolarmente sensibili si rivela qualcosa su cui noi dovremmo riflettere: la speranza di un nuovo inizio, fatto di legami, relazioni, confronto. In una parola: un rinnovato senso dell’altro.
GRAZIE FRANCESCO.
Maria Varricchio
LA SCUOLA È FINITA
Caro diario,
Oggi è l’ultimo giorno di scuola ed è da un po’ che non ti scrivo. Per me, in realtà, la scuola si è conclusa ieri e sinceramente posso dire che quest’anno è letteralmente volato, ma la sua fine non si è notata più di tanto. L’inizio delle vacanze estive non è mai stato tanto “strano”. Strano perché non c’è stato veramente: è stato segnato da semplici numeri scritti su un altrettanto semplice foglio di carta chiamato calendario. Dico così perché ormai le nostre vite sono regolate dagli orari e dai giorni e non più dalle emozioni. Per me, quest’anno, la scuola non è ancora finita perché non c’è stato nulla che me l’abbia confermato oltre a quel calendario che è presente nella maggior parte delle case. Nessuna sensazione mi ha fatto capire che era arrivato il momento del riposo, della spensieratezza, della libertà di poter respirare un po’ di quell’aria riscaldata dal sole mentre si guardano i fiori e gli animali che man mano, come tutte le estati, si ripresentano. Tutto, invece, si è ridotto ad una videochiamata e ad una manciata di parole che sono uscite dalla bocca dei prof per cercare di ricreare le solite emozioni che, almeno nel mio caso, non ho avvertito. Finora ti ho scritto 1000 caratteri e con questo puoi vedere come ormai anche la scrittura è gestita dalle cifre e non più da quello che si vuole raccontare e trasmettere ai lettori.
Io spero che a settembre si ritorni in classe con i nostri cari prof e, anche se con molto dispiacere, credo di non scriverti più, diario, che mi hai dato la possibilità di sfogarmi e mantenermi forte per far fronte all’emergenza che insieme abbiamo superato. Quindi direi di salutarti, CARO DIARIO!
Francesco Pelosi