In un mio scritto di qualche mese fa, relativo a tutt’altro tema, scrivevo:” … superare la dittatura del presente che ci vuole senza passato, perché così ognuno ci può raccontare la Storia che vuole, fino a rubarci un futuro degno. Perché il contrario di Cultura oggi non è ignoranza ma barbarie…”.
Scusandomi per l’autocitazione, vorrei sottolineare come per quella mia affermazione qualcuno mi accusò di catastrofismo. Ma il tempo è galantuomo.
E’ di qualche giorno fa la notizia che il Ministero per l’Istruzione, nel fissare i criteri del nuovo Esame di Stato per le Scuole Superiori, ha eliminato il tema di Storia tra le possibili tracce della prova scritta di Italiano (scelta che era nel’aria da tempo). Che è come dire che la società attuale possa fare a meno di una conoscenza adeguata del passato dell’umanità intera.
Una cosa del genere è successa qualche anno fa con la Geografia che, con il taglio delle ore di lezione nelle Scuole di ogni ordine e grado (ministro Mariastella Gelmini), è diventata la Cenerentola delle materie scolastiche. Il risultato lo conoscono tutti i genitori: i nostri alunni non solo non conoscono la capitale dei principali stati, ma sono addirittura incapaci di collocarli nei vari continenti. Guidati dal navigatore o da Google Maps, sono bravissimi ad arrivare in qualunque paesino sperduto d’Italia, ma non saprebbero collocarlo su una cartina geografica, non ne conoscono la provincia né la regione.
Sarà lo stesso, tra qualche anno, con i principali avvenimenti della storia dell’umanità, così come per le cause che hanno determinato i cambiamenti, nella società e nella cultura, che interessano la vita dei popoli e di ciascun uomo.
Svolgere un Tema di Storia richiede non solo conoscenze adeguate della materia, ma presuppone anche capacità di analisi, di sintesi e di comunicazione notevoli. Non solo: avere padronanza degli avvenimenti storici consente di analizzare e capire il mondo che ci circonda, aiuta a dare il giusto significato e la giusta importanza alla convivenza civile.
Qualcuno ha detto che, probabilmente, la conoscenza della Storia non è più utile per chi si avvicina al mondo del lavoro e deve affrontare le nuove sfide della globalizzazione, delle specializzazioni, del mondo digitalizzato (su questo mi riprometto di tornare).
Ma allora abbiamo il diritto di sapere che cosa è oggi considerato utile, secondo questa logica aziendalista della scuola.
Non solo: se Leonardo da Vinci e Galileo Galilei avessero studiato solo quello che era considerato necessario nel tempo in cui vissero, la storia dell’umanità, probabilmente, avrebbe subito ritardi fatali nella evoluzione scientifica.
Se Dante avesse ragionato allo stesso modo, probabilmente non avrebbe scritto la Divina Commedia in volgare fiorentino. Così oggi, forse, non avremmo l’italiano, la nostra lingua meravigliosa.
La Scuola, fortunatamente, non studia solo quello che è utile immediatamente alla società dei consumi e del mercato. La Scuola deve avere la presunzione di guardare lontano. Essa deve formare cittadini consapevoli, acculturati e liberi. Liberi anche perché imparano la Storia e ne fanno una guida per capire il mondo.
Luciano Arciuolo