Per il primo numero del 2018 ho scelto un film uscito in sala nel 2017, senza dover tornare troppo indietro con il tempo. Ecco, il tempo. Quello, ormai poco, che ci separa dalla notte degli Oscar. Cerimonia che si terrà il 4 marzo e che avrà come protagonista, nonostante la delusione ai Golden Globes, proprio questo film. Il tempo, quell’elemento che ha dato il via alla carriera del regista, Christopher Nolan. Era il tempo di “Memento”, era l’anno 2000, ed era il tempo della decostruzione del tempo di Memento.
Negli anni successivi Nolan ha firmato altri splendidi lavori come: “La Trilogia del Cavaliere Oscuro”, “The Prestige”, “Inception”, “Interstellar”. E ha sempre, o quasi sempre giocato a suo piacimento proprio con il tempo. Tempo, quello che è passato dall’uscita di Memento, che ci ha portati a questo di tempo. Un tempo in cui Nolan ha deciso di cimentarsi in un film di guerra, ha deciso di raccontare una storia vera, ha deciso di usare effetti reali sul set (le esplosioni sono vere), ha deciso di sfruttare la potenza dell’IMAX 70mm, ha deciso di rendere questo lavoro quanto più realistico possibile, ha deciso di farci entrare in questa storia, ha deciso di far ricredere anche i critici che in qualche modo hanno cercato sempre di sminuire i suoi lavori, e ha deciso di farlo usando sempre il suo elemento preferito: il tempo. Dunkirk è un film che narra i fatti avvenuti nella città di Dunkerque, tra il 26 maggio e il 4 giugno 1940, dove 400mila soldati Alleati erano sotto l’assedio dei nazisti e stava per attuarsi l’Operazione Dynamo.
Il film è diviso in tre piani temporali legati a tre elementi, ovvero: una settimana sulla terra, un giorno in mare, un’ora in aria. Tutto è regolato da un orologio che segna l’avanzare del tempo, con un battito frequente nella colonna sonora, con un’altra meraviglia del maestro Hans Zimmer. Un meccanismo perfetto che si fonde in modo superbo con le immagini e con la storia. La colonna sonora è parte importantissima di quest’ultima fatica di Nolan. E’ stata studiata e pensata in questo modo, sembra quasi andare sempre in ritmo crescente, ma non è così. Ha un’intensità pazzesca, ti fa vivere le paure, le angosce, ti fa entrare nell’uomo, ti mette nelle stesse condizioni degli uomini nel film. Ecco, gli uomini, le persone nel film.
Nel film non abbiamo un nemico visibile, sappiamo che ci sono i nazisti ma non li vediamo, non si vedrà mai il volto del nemico, eppure c’è, esiste. In questo Nolan è stato elegantissimo nella scelta. Nello stesso momento però, sulla terra, vediamo tanti soldati sotto assedio ma stentiamo a riconoscerne i volti. Visibili ma irriconoscibili! Sembrano tutti uguali. Anche per quanto riguarda gli attori “protagonisti”( tra virgolette perché non esistono veri attori protagonisti), spesso si fa fatica a riconoscerli. Sono stati presi simili per scelta, e che scelta. Ti destabilizza, azzeccatissima. Chapeau!
Vediamo uomini, persone, una massa, tanti corpi, tutti uguali. Perché in quei momenti sono tutte uguali le persone. Anzi, siamo tutti uguali! La Guerra non fa distinzioni! E’ una situazione disperata in cui tutti, indistintamente, cercano rifugio. Una situazione in cui tutti usano il tempo a disposizione per fare qualcosa. C’è chi aspetta una nave per salvarsi, chi deve volare con un tempo limitato per distruggere il nemico, chi sta partendo per salvare i soldati in pericolo.
Nolan ha dimostrato tutta la sua maestria e consapevolezza del mezzo cinematografico in questo lavoro, ha messo in scena un piccolo capolavoro. Insomma, dopo tutto questo tempo, Nolan sembra abbia convito anche i più critici, non tutti ma comunque una buona parte. Sono arrivate tantissime critiche positive e magari arriveranno anche i premi sperati. Come già detto, ai Golden Globes non è andata bene. Ma sono sicuro che Nolan non si è arrenderà facilmente, come non si sono arresi gli inglesi, e come non si dovrebbe arrendere nessuno al mondo in ogni situazione. Il film alla fine ti porta proprio a questo, ti lascia la speranza, ti ricorda che nella vita anche dopo una sconfitta si può arrivare alla vittoria finale. In fondo: “We shall never surrender!” Winston Churchill (4 Giugno 1940)