“Eleonora e Diego”. Il Vero Luogo degli Innamorati d’Irpinia

Una Spy Story del XV Secolo (di Biagio Amico)

Premetto che io di questa storia non ne sapevo niente, a stuzzicare la mia curiosità ed anche un po’ la mia fantasia è stata una gola profonda della piazza bagnolese.

Un vecchio maestro mi ha confidato alcuni particolari, pregandomi di approfondire e poi divulgare il verbo.

Lo scopo è quello di ristabilire la pura e santa verità su alcune vicende, in particolare su quale sia effettivamente  il vero ed unico luogo irpino degli innamorati.

Siamo nel XV secolo e le nostre contrade sono sotto il controllo di una famiglia spagnola, giunta nel regno al seguito di Alfonso V: i Cavaniglia.

Li chiamano Conti di Montella, ma in realtà è Bagnoli che hanno nel cuore ed all’Urbe Irpina dedicano tutte le loro attenzioni. Incentivano i commerci, l’artigianato, l’industria e la pastorizia.

Il paese vive uno dei suoi momenti migliori: si ingrandisce e prospera. I Cavaniglia lo abbelliscono: costruiscono palazzi, strade e soprattutto rimettono in sesto il vecchio Castello Normanno, sito sul poggio Serra. Ne faranno la loro residenza abituale ospitando qualche anno più tardi gli accademici pontaniani.
È in questo contesto storico che nasce a Napoli nel 1453 Diego Cavaniglia, futuro Conte e signore del nostro paese. Trascorre i suoi primi anni di vita tra la corte Bagnolese e quella Napoletana. Il ragazzo viene su bello, di gentile aspetto, colto e raffinato. Le dame di palazzo fanno a gara per attirare le sue attenzioni, ma Diego ha occhi e cuore soltanto per Lei. La Lei in questione è la bellissima Eleonora: la principessa di Napoli, la figlia prediletta del re.

A Bagnoli si dice: se metti la paglia vicino ad una fiamma prende fuoco. È quello che succede: la passione scoppia fulminea, travolgente, incontrollabile. I due ragazzi si cercano, si trovano, si amano e appena possibile lasciano Napoli, in fuga verso Bagnoli, dove il Castello sul poggio li protegge da occhi indiscreti.

Ed è tra quelle mura che vivono l’eterno, “anime liete che dalla montagna al mare sposano essenze di neve, di sole e di salino”. Il Castello controlla, il Castello nasconde, il Castello ascolta le promesse di infinito amore. Ma per i due amanti il destino è già segnato. Eleonora è al centro delle complesse trame matrimoniali degli Aragonesi e la ragion di stato non conosce i sentimenti.

Viene dapprima proposta agli Sforza e poi promessa ad Ercole D’Este, quell’amore, puro e cristallino, deve finire e nessuno deve sapere.

Eleonora viene spedita a Ferrara e Diego è costretto a sposare Margherita Orsini, una donna che non ama. Ma la tresca va avanti, i due continuano a scambiarsi lettere appassionate, con la complicità e l’aiuto di Costanza, la vecchia nutrice di Caserta.

Nel 1477 Eleonora torna a Napoli e rivede Diego, ancora a Bagnoli, ancora al Castello.

La situazione però non può più essere ulteriormente tollerata, è a rischio il precario equilibrio politico italiano, così faticosamente costruito. La vicenda si avvia verso il suo epilogo e sarà un finale tragico a chiudere il sipario. All’inizio dell’estate del 1481, alla testa di un manipolo di valorosi, Diego parte alla volta di Otranto per combattere i Turchi. Saluta Bagnoli e si congeda dal suo Castello, non vi farà più ritorno.

Dopo pochi giorni, improvvisa, giunge la notizia che il Conte è stato ferito in uno scontro armato ed è spirato dopo qualche ora. Ma la vicenda si colora subito di giallo e nessuno crede alla versione data ai cronisti del tempo.

Le malelingue riferiscono di un piano ordito da Alfonso, futuro re e fratello di Eleonora, che avrebbe avvelenato il giovane Diego. L’occasione è propizia perché può facilmente nascondere il fattaccio con la morte in battaglia e mettere una pietra tombale sull’amore tra il Cavaniglia e la sorella.

Eleonora è disperata, per non pensare si dedica a tempo pieno agli affari di stato. Ma anche per lei il destino sta per compiersi: morirà avvelenata, per mano del marito, forse perché gli Aragonesi oramai non servono più o forse perché il povero Ercole aveva saputo e cercava vendetta.

Su quell’amore appassionato cala il silenzio, i due protagonisti sono morti e la ragion di stato ha vinto contro tutto e tutti.

Dei funzionari di corte, anche troppo zelanti, architettano addirittura la messa in scena della sepoltura di Margherita Orsini. Commissionano a Jacopo Della Pila la costruzione di un costoso monumento funebre e la fanno inumare di fianco al marito. Per completare l’opera fanno circolare la storiella della vedova inconsolabile e false notizie su un amore mai esistito.

Resta però il ricordo che diventa leggenda e nel corso dei secoli, si tramanda di padre in figlio. Restano i luoghi e resta il Castello, geloso custode di quelle vicende e di quell’amore contrastato, forse impossibile per i tempi che furono.

Molti ancora oggi raccontano di aver udito risuonare intorno alle sua mura dolci melodie. Altri giurano di aver visto le anime fantasma dei due amanti vagare ancora tra le sue stanze, finalmente insieme, finalmente libere di viver l’eterno.

Ebbene sì è il vecchio Castello Normanno di Bagnoli il vero luogo degli innamorati d’Irpinia. Ci dispiace per i cugini montellesi che si erano illusi, traditi da false dicerie, ma la verità è un’altra e nasconde avvenimenti travolgenti, quasi da romanzo.

Oggi che è stato perfettamente restaurato ed aperto al pubblico, aspetta la visita dei cuori romantici per raccontare e far rivivere quella storia così avvincente, triste ma allo stesso tempo appassionante. Aspetta di poter esporre il farsetto e la giornea che debbono tornare nel luogo che loro compete. Aspetta di poter custodire, finalmente, i resti mortali dei due poveri amanti, affinché quelle due anime sfortunate possano trovare la pace ed il giusto riposo che inseguono da secoli: Semper et in aeternum.

Biagio Amico

(da Fuori dalla Rete, Marzo 2021, anno XV, n. 1)

 

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