Ci sono degli uomini, che hanno il dono di dare al mondo una spinta al cambiamento, uomini, che riescono a dare un contributo decisivo al cambiamento, perché con la forza dell’immaginazione e con la volontà della sfida pensano grandi idee, e, se non le realizzano come le hanno immaginate, tentano di arrivare vicino all’anelito dell’utopia.
Elio Sellino, il cui percorso terreno terminava dieci anni fa (30 settembre 2012), aveva il dono di cambiare la realtà, se si guarda alla sua parabola intellettuale e umana dall’ottica, che con queste poche parole si intende illustrare. Nato a Formia nel 1939, da genitori di origini irpine (il padre, Giuseppe, di Serra di Pratola e la madre, Giulia Quarto, di Avellino), dopo gli studi universitari presso l’Istituto Orientale di Napoli, nel 1967 iniziò la sua collaborazione con la Fondazione Feltrinelli di Milano, come responsabile della Biblioteca, di cui divenne direttore nel 1974. Nel 1980 fondò la casa editrice AIEP con la quale diede vita al progetto editoriale delle Storie Illustrate. Una volta ritornato in Irpinia, oltre a dirigere l’attività del Centro Dorso (insieme all’indimenticabile Bruno Ucci, scomparso nel 1992), continuò anche l’attività editoriale, dapprima con la Sellino & Barra editore, con la quale realizzò la “Storia Illustrata di Avellino e dell’Irpinia”, e, poi, dal 1995, con la Elio Sellino Editore. È stato un editore illuminato, il primo, che, dopo i Pergola, ha fatto conoscere all’Irpinia un’editoria moderna, aperta alle grandi questioni locali e nazionali, con un intento di scoperta e valorizzazione delle energie intellettuali tra le più vivaci del nostro panorama irpino e nazionale. I suoi libri eleganti e raffinati segnarono un progresso indiscusso, un passaggio dalla tradizione delle tipografie a quella della vera e propria editoria. Si pensi, ad esempio, al contributo dato alle riviste storiche. La ricerca storica in Irpinia ebbe un notevole impulso tra gli anni Settanta e Ottanta, anche a causa del terremoto del 23 novembre 1980, che distrusse una parte consistente di un mondo per secoli cristallizzato. Un altro impulso venne da una nuova generazione di editori, che si fece avanguardia e sostenitrice di tutti coloro che desideravano mettere le loro energie al servizio della cultura. Anche per ragioni anagrafiche, soprattutto la Elio Sellino Editore ha avuto un ruolo notevole in questa prima fase, come dimostra la già ricordata e monumentale “Storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia” o ancora la rivista “L’Irpinia illustrata”, nata nel 2000 e di cui sono stati pubblicati venticinque volumi.
“L’Irpinia illustrata” era una pubblicazione preziosa, non solo per le ricerche documentarie e per l’attenzione rivolta al territorio inteso nel suo complesso – come dimostrano le varie rubriche curate da Gaetana Aufiero (“Icone”), Giuliano Minichiello (“Polis”), Antonello Petrillo (“Officina”), Marino Niola (“Culture di terraferma”), Paolo Mascilli Migliorini (“Arte e architettura”), Francesco Barra (“Storia e storie”), Orfeo Picariello (“Tracce”) -, ma anche per l’eleganza tipografica e per l’accuratezza nella scelta di immagini, dipinti, fotografie. Questa rivista ha accolto per ogni volume circa duecento tra immagini e fotografie, che rendono ogni numero un unicum da bibliofilo collezionista.
Non meno pregevole è il “Dizionario biografico degli Irpini”, curato in modo magistrale da Francesco Barra. Soltanto il primo volume (edito la prima volta nel 2008 e poi da Il terebinto di Ettore Barra), documenta più di cento “voci” di figure eminenti a livello nazionale o rilevanti almeno nell’abito regionale e provinciale, dal Medioevo ai giorni nostri, con esclusione dei viventi, per ovvie ragioni, redatte, oltre che da Francesco Barra, da un agguerrito manipolo di circa trenta studiosi, che hanno in vario modo contribuito alla realizzazione del volume. Quando l’opera, concepita sul modello del “Dizionario biografico degli Italiani”, sarà completata, offrirà uno spaccato dell’intera classe dirigente della nostra provincia per un arco di tempo, che abbraccia un intero millennio, dalla figura di Sant’Amato da Nusco sino ai giorni nostri.
Come direttore del Centro Dorso Elio Sellino diede per quasi trent’anni un contributo fondamentale. Altra realtà importante è rappresentata, nel campo degli studi storici, proprio dalle pubblicazioni del Centro di Ricerca Guido Dorso, in particolare dagli “Annali” iniziati nel 1984, e che si sono incentrati sulla storia del pensiero meridionalistico, su Guido Dorso, sulla storia irpina e meridionale dell’Ottocento e del Novecento, su altre figure eminenti quali Carlo Muscetta. Si pensi, inoltre, agli “Studi meridionali”, ai contributi dati a figure di rilievo quali Piero Gobetti, Attilio Marinari, Armida Tino, Vittorio De Caprariis.
Tra i vari volumi, segnalerei per importanza il Carteggio dorsiano – a cura di Bruno Ucci – edito negli Annali del Centro 1991-1992. Tale Carteggio è un documento fondamentale perché è fonte interessantissima del pensiero di tanti protagonisti della vita politica e culturale italiana del secolo scorso, che interloquiscono in più occasioni con il grande avellinese: ad esempio, Benedetto Croce, Tommaso e Vittore Fiore, Giustino Fortunato, Piero Gobetti, Palmiro Togliatti, Benito Mussolini, Carlo Muscetta, Manlio Rossi-Doria, ed, in misura minore, anche Lussu, Sforza, Salvemini e Parri. Del resto, la frequenza della corrispondenza era necessaria a Dorso per il suo star “isolato” ad Avellino. In effetti, un aspetto che va messo in rilievo della biografia dorsiana è appunto la difficoltà che l’intellettuale aveva ad interloquire innanzi tutto con la sua città, con gli intellettuali della sua città. Tale isolamento fu ovviamente ancora più aspro durante il fascismo, ma le cose non cambiarono molto dopo la liberazione.
Ad Elio Sellino dobbiamo perciò tanto. Forse non è stato particolarmente fortunato neanche post mortem. Può essere il momento per farlo.
Paolo Saggese
(da Fuori dalla Rete, Ottobre 2022, anno XVI, n. 4)