Facce pulite…

di Luciano Arciuolo

Seguo il sondaggio politico del telegiornale di La7 da anni. Ebbene, il 6 febbraio scorso, tre settimane prima delle primarie che hanno eletto Elly Schlein alla segreteria, il PD era dato al 14%, Fratelli d’Italia al 31% ed il Movimento 5 Stelle quasi al 18%. L’ultimo sondaggio, invece, quello del 29 maggio 2023, dà il PD al 21%, Fratelli d’Italia al 29% ed il Movimento 5 Stelle al 16%. Queste percentuali sono state confermate nelle recenti elezioni amministrative, nelle quali, peraltro, il PD è risultato il partito più votato.

Vuol dire che, in meno di quattro mesi, la Schlein ha aumentato del 50% il gradimento del PD.

Eppure, dopo le elezioni comunali di qualche giorno fa (perse, certo, ma praticamente senza alleati), la neo-segretaria rischia di essere messa in croce dai cosiddetti riformisti del PD.

Bene: il Partito Democratico era visto ormai da anni come il partito dell’apparato. Del resto, in questo partito, proprio perché non ha mai avuto una identità chiara, avevano trovato posto un poco tutti, anche il camorrista, il mafioso o semplicemente i faccendieri di ogni specie e provenienza.

Elly Schlein sta cercando di restituire una identità chiara al suo partito. Si dice: ma così i moderati si sentono a disagio. E io li capisco: anche io sono stato a disagio quando ho dovuto sostenere i governi di Letta, di Renzi, di Gentiloni, tutti “moderati” e “riformisti” … Ma diciamoci la verità: quei governi erano senza attributi e senza coraggio (se non quando si è trattato di penalizzare il mondo della scuola e abolire l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori). Nessuno, infatti, si ricorda che Letta o Gentiloni sono stati Presidenti del Consiglio indicati dal PD. E quelli che ricordano il governo Renzi hanno ancora conati di vomito. Di quale riformismo si possono vantare? Per quali riforme si possono ricordare? Sono esattamente quei governi ad aver portato il PD al 14% di cui dicevo all’inizio.

Oggi il PD dice basta agli equivoci: sceglie di essere un partito di sinistra. E’ naturale che, chi di sinistra non è mai stato, non sia più a proprio agio. Se sceglie di andarsene, ce ne faremo una ragione…

D’altra parte, se sceglie di andarsene con Forza Italia, con Renzi o con Calenda, vuol dire che non poteva restare con Elly Schlein. Cosa c’entra, infatti, Calenda con la sinistra?

La sinistra è quella che dovrebbe stare con gli studenti, con i precari, con chi lavora e non riesce ad arrivare comunque a fine mese, con chi non lavora e viene abbandonato a se stesso, con chi non può più pagare l’affitto, con le famiglie che non riescono più a mandare i figli all’Università, con il terzo abbondante della società che vive ormai in povertà, con chi è discriminato per il colore della pelle o per i propri orientamenti culturali o sessuali. Chi non condivide queste idee, è giusto che vada da un’altra parte.

Quanto agli ormai ex-capicorrente del Partito, quelli che, nonostante la batosta elettorale del 25 settembre 2022, sono riusciti ad assicurare un seggio a se stessi, ai propri fedelissimi e, in qualche caso, ai propri familiari, non è che quelli hanno paura che il PD sia più o meno di sinistra. Hanno semplicemente paura di perdere potere, hanno paura di facce troppo giovani e pulite…

Luciano Arciuolo

 

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