L’Irpinia, oltre alle bellezze naturali di superficie, ha anche delle bellezze naturali sotterranee: le grotte.
I rilievi calcareo – dolomitici che la costituiscono parzialmente, ben si prestano infatti ad essere modellati dall’acqua piovana che si infiltra, acqua leggermente acida, che reagendo con la roccia, la dissolve un po’ alla volta.
Ovviamente la natura di questi rilievi ben si predispone ai più svariati fenomeni carsici, fenomeni caratterizzato dalle reazioni chimiche che prevedono la precipitazione e la dissoluzione di carbonato di calcio e bicarbonato di calcio, grazie all’azione dell’acqua e dell’anidride carbonica.
Una delle grotte più significative è la grotta di Caliendo, che si sviluppa all’interno del gruppo montuoso del Cervialto, il quale fa pare dell’ampio massiccio calcareo dei Picentini. La cavità carsica prende origine nel vallone omonimo a sud dell’abitato di Bagnoli irpino e attraversa per intero la dorsale montuosa che divide l’alta valle del Calore dall’Altopiano Laceno.
La grotta, oltre dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, ha consentito lo studio delle dinamiche idriche sotterranee locali, infatti collega il lago Laceno, del quale è un emissario (l’acqua del lago entra nell’inghiottitoio della grotta), alla sorgente Sanità di Caposele.
La grotta è un’ampia caverna che si apre sul versante nord-occidentale del Cervialto, ad un’altezza di 865 m sul livello del mare, posizionandosi 400 m sopra il livello della falda. La cavità si sviluppa prevalentemente orizzontalmente per alcuni Km, anche se presenta sporadicamente dei piccoli salti verticali dell’ordine di qualche metro, con un dislivello totale di soli 170 m.
La grotta presenta molte salette e rami fossili, con concrezioni, raggiungibili solo da speleologi esperti, e una parte più bassa più facilmente percorribili, nella quale è possibile ammirare lo stillicidio e le concrezioni. In questa zona è accolto l’alveo del torrente sotterraneo.
Durante la stagione piovosa la grotta risulta allagata e quindi è impossibile da visitare, ma in superficie è possibile ammirare le cascate stagionali spettacolari, nella stretta gola scavata nella roccia.
La grotta è studiata da molti gruppi speleologici campani, in particolare dal gruppo speleologico bagnolese “Giovanni Rama”, il quale fu il primo esploratore di questo ambiente, nel 1930.
Si ringrazia, oltre il gruppo speleologico bagnolese “Giovanni Rama” che organizza delle visite guidate al pubblico, anche la proloco di Bagnoli Irpino e il dottor geologo Rocco Dell’Osso per i testi scientifici.
FAI – Fondo Ambiente Italiano, Giovani Avellino