C’è la neve e siamo in citta, comunque a lavorare. Allora l’unica cosa che aveva senso fare era prendere l’auto, metterci dentro un fotografo molto bravo, una giornalista molto prolissa e cominciare a viaggiare verso il bianco, quello del Laceno.
Un po’ di dati di cronaca sparsi: nessun particolare problema alla viabilità da riscontrare, per un tratto – da Bagnoli in poi – abbiamo viaggiato dietro un mezzo spargisale e spazzaneve insieme, ma solo per caso. C’erano bambini, slittini, famiglie, automobilisti che montavano le catene, non tantissimi, ma c’erano. Le strade erano percorribili – facendo attenzione e andando piano – il lago ghiacciato bellissimo e gli impianti sempre chiusi.
Si dice che sotto la neve nulla è peccato. Ma in Irpinia non vale, sono diverse le parole. E anche la loro interpretazione.
Vi ricordate i nonni quando ci dicevano: mangia che altrimenti si deve buttare, è peccato? Ecco è peccato allo stesso modo buttare – o meglio sprecare – tutti quei luoghi che abbiamo naturalmente ereditato. Le nevicate di questi giorni sono l’occasione per affrontare il sempreverde tema dello sviluppo turistico per l’area del Laceno che sembrava aver abbandonato – con la Mostra Mercato del Tartufo Nero – le linee guida teoriche per entrare in una fase concreta ed operativa.
Ma facciamo un riassunto delle puntate precedenti: il 19 ottobre scorso una sentenza del Tar ha fatto chiarezza sulla reale proprietà dell’area, delle strutture e degli spazi ad oggi occupati dal gestore, obbligando la famiglia Giannoni a lasciare tutto dando ragione al Comune di Bagnoli. Così l’Amministrazione di Teresa Di Capua si è avviata spedita verso il raggiungimento degli obiettivi preannunciati, dichiarando: «Questa decisione ci permette ora di andare avanti, ancora più decisi, nel nostro progetto di sviluppo dell’intera area del Laceno, nel nostro piano per il rilancio turistico della stazione sciistica con l’ammodernamento degli impianti di risalita, con la riqualificazione dell’intera area del comprensorio interessato dalle seggiovie, con la previsione di nuove strutture ricettive. Ma non solo questo, abbiamo a disposizione anche altri due progetti altrettanto importanti per il nostro territorio. Il primo è incentrato sulla riqualificazione ambientale della piana del Laceno, con particolare riferimento all’area circostante il lago e l’altro relativo alle Grotte del Caliendo, che costituiscono una straordinaria attrattiva da valorizzare e da portare alla definitiva scoperta».
Un progetto per salvare il Laceno l’ha presentato anche Confindustria, lo trovate qui. E noi ricordiamo di un Consorzio Turistico, costituito da tutti gli operatori dell’Altopiano, che vi abbiamo raccontato quando è nato, tre anni fa e che guardava allo sviluppo futuro dell’area. Il Progetto Pilota che sembrava la nostra unica speranza per uscire finalmente dall’arretratezza e ed essere collegati e collegabili con il resto dell’Italia, si è rivelata un’utopia che andrebbe ridefinita, con criteri e finalità differenti.
Intanto però la neve se ne frega, dei nostri buoni propositi e di tutti i convegni sulla promozione turistica, delle chiacchiere perse nella bufera e poi anche del fatto che abbiamo chiuso il Laceno. Continuerà a fioccare e noi continueremo a maledire tutta questa bellezza e nessuno che la possa apprezzare o almeno conoscere.
Inutile affermare che se il Laceno fosse stato a Cortina, allora sì (in parole molto povere). Il Laceno è in Irpinia, appartiene alla comunità bagnolese e a chi vive in questa provincia. Una terra in cui il turismo non esiste, in cui si segue la logica dei fondi assistenziali – gli impianti ad esempio sopravvivevano grazie ai finanziamenti regionali – mentre si ignorano le potenzialità di un settore in grado di produrre lavoro e ricchezza e di quello che possiamo tranquillamente definire un asset strategico per il rilancio dell’economia e del turismo, il Laceno appunto.
Noi, dalla nostra, una soluzione l’abbiamo trovata: continuare a viaggiare sempre più forte, per guardare quanto è ancora vivo quello che crediamo morto e raccontare in forme nuove, non il presepe innevato o l’autocompiacimento o l’afflizione, ma le tensioni, i movimenti, la tenacia, l’apertura al mondo. E continuare anche ad arrabbiarsi, tantissimo in questo caso, perché ancora non abbiamo capito che noi e solo noi abbiamo molto potere per cambiare questo territorio. L’Irpinia ce la dobbiamo meritare.
Maria Fioretti (Orticalab.it)