Cavallo di battaglia di tutti i partiti nelle diverse campagne elettorali, a partire dal Movimento Cinque Stelle che ha trionfato alle ultime elezioni politiche – il rilancio del turismo connesso alla valorizzazione del territorio somiglia sempre di più a una chimera. «Ma gli imprenditori – continua il referente di Federalberghi – ci sarebbero. Il punto è capire dove andiamo nei prossimi anni. Gli investitori vogliono delle garanzie, delle linee guida». Ciò che manca, come sempre, è la programmazione.
Come mettere a sistema ciò che insiste intorno alla ferrovia storica Avellino-Rocchetta, ad esempio, ma anche come sfruttare i castelli o rilanciare i borghi. Idee poche ma confuse: «Le colpe – riflette Stabile – son di tutti. La programmazione spetta alla politica, ma anche agli attori territoriali. Occorre concertazione, per immaginare cosa ne sarà del turismo tra 20 anni. E su questo – ammette – siamo fermi».
Non sfuggono, infine, veri e propri autogol in termini di marketing territoriale. Un esempio su tutti, la progettazione di un biodigestore che smaltisce la frazione umida dei rifiuti, trasformandola in compost, a Chianche. L’impianto, previsto dalla Regione Campania, sorgerebbe nel bel mezzo dei sentieri del Greco di Tufo, tra le premiate e rinomate cantine di uno dei tre vini docg della provincia di Avellino. Mentre si attendono le necessarie garanzie tecniche sugli impatti del biodigestore, che la Regione assicura essere minimi, il punto inevaso resta un altro: quanto costerà in termini di immagine all’Irpinia un impianto dei rifiuti in un’area a fortissima vocazione enologica?