Venti di crisi in Comune con maggioranza spaccata nella forma e nella sostanza. Due giorni fa la nomina della nuova giunta, con l’estromissione del vicesindaco Rino Ferrante sostituito da Michela Di Capua. Ma è proprio quest’ultima, insieme all’altra assessora Maria Varricchio, a rispedire al mittente, quindi alla sindaca Teresa Di Capua, gli incarichi ricevuti.
“Alla luce delle singolari decisioni assunte con i decreti sindacali del 22 aprile, con i quali è stato revocato da assessore comunale e vicesindaco, provvedimenti mai discussi con la compagine amministrativa né tantomeno con gli interessati, Maria Varricchio e Michela Di Capua hanno rassegnato le proprie dimissioni in modo irrevocabile”, scrivono le due sul portale dell’associazione Palazzo Tenta 39.
Quindi la fascia tricolore si ritrova senza vicesindaco e con una giunta dimezzata. E allora l’amministrazione appare appesa ad un filo. Probabilmente tenuta insieme, salvo nuovi sviluppi, dal solo progetto per le seggiovie del Laceno su cui la sindaca ha fatto un passo in avanti tramite l’accordo con la Regione Campania e Acamir.
Sul capitolo maggioranza, gli ultimi due giorni sono stati preceduti dalla formazione di un nuovo gruppo consiliare. Si chiama “Scegliamo Bagnoli” e all’interno figurano gli stessi esponenti che adesso, per motivi diversi, si trovano fuori dalla giunta. Quindi Rino Ferrante, Maria Varricchio e Michela Di Capua. Il consiglio comunale resta in piedi almeno in teoria. Ma i margini di manovra della sindaca per tenere insieme le anime dell’amministrazione appaiono abbastanza risicate.
C’è la strada della ricomposizione, che passa necessariamente attraverso un dialogo con il gruppo dei fuoriusciti. Oppure la via delle dimissioni, con venti giorni per ritrovare l’unità o salutarsi. Improbabile una maggioranza alternativa visti i numeri ed in considerazione del fatto che la squadra della fascia tricolore abbia già perso la consigliera Giuseppina Di Crescenzo poco dopo le elezioni amministrative del 2018.
Più realistica una verifica dei numeri e della fiducia in aula. E ancora, le parti potrebbero andare avanti come separati in casa per dare alla comunità o un’ordinaria amministrazione accanto al completamento dell’iter per il rilancio del Laceno.
Giulio D’Andrea (Il Mattino)